Attività ludiche
I partecipanti di rave party un po' assomigliano ai giocatori di briscola negli ospizi, lì nell'attesa del personale epilogo in infruttuoso intrattenimento.
L’essenza dell’ente
Ehi, tu! Che occhieggi dal balcone dell’inquietudine metafisica, che sbirci nascosto dietro la finestra del desiderio indefinito d’infinito.
Smetti di fare lo scemo e vieni fuori che ho da fare!
La Vespa
Agosto, Taranto centro. Per non pestare le merde dei cani cammino a testa bassa, riconosco la taglia degli autori dalla dimensione dei prodotti. Lo scirocco muove sul marciapiede una locandina caduta dall’edicola, pubblicizza i cinque suicidi in provincia nell’ultimo mese. All’incrocio con viale Magna Grecia rialzo la testa per non essere pestato dall’autobus, il puzzo di gasolio si fonde a quello di merda di cane e sul muro un manifesto:
«FESTEGGIAMENTI POPOLARI DI SANTA RITA:
COM’E’ BELLO IL MONDO. COM’ E’ GRANDE DIO!»
Sopra una Vespa uno che somiglia a Primo Levi passa. Forse è Dio.
Gli insaziabili
Il professore aveva fatto scrivere nella cartella clinica:
«Si sospendono gli oppiacei in qualsiasi forma e dosaggio e si prosegue la terapia antalgica con non steroidei: Naprossene sodico mg 550; 4 capsule due volte al dì dopo i pasti».
Dopo pranzo n’avevo ingurgitate due ma il dolore alla gamba imperversava ancora. Un’infermiera si era accorta che nessuno veniva a trovarmi, mi si era avvicinata per sussurrarmi che nell’ospedale c’erano due gruppi di volontari che aiutavano i malati: la “Pia Associazione Dame della Misericordia” e la “Legione di Maria”. Muto gli avevo dato il pigiama sporco e cinque euro in offerta. Passate manco due ore era lavato, non so se dalle Dame o dalla Legione. Me l’aveva consegnato quello che vendeva i giornali nel reparto, confezionato in una busta di carta ben piegato. Era un po’ umido e con un odore strano. Molto strano. Odore di calla, di giglio, di secrezione femminea mista ad ammorbidente. Nella busta c’era un volantino giallastro come quelli che ti mettono sotto il tergicristallo quando posteggi in periferia, quelli che pubblicizzano cucine kitsch a prezzi stracciati. C’erano scritte poche parole ma belle grandi:
«CARO AMMALATO, OGGI LA TUA CROCE PUO’ DIVENTARE GIOIA. OFFRI LA TUA SOFFERENZA PER LE VOCAZIONI SACERDOTALI!!!»
Cazzo avevo già dato cinque euro! Insaziabili.
Estate occidentale
Grassottello e esausto dopo 15 party, 1 ricevimento, e 12 cene consecutive.
E’ il lavorare con l’Altro che regala energia e soddisfazione mica l’intrattenersi.
Il Motore immobile
Nel tardo pomeriggio di mezza estate un uomo di mezza età entra in erboristeria, si piazza in mezzo al locale, fissa immobile l'erborista e dice:
Sono Vito Malagnino, senti ammè! Io voglio sapere. Perché ammia moglie tutti gli anni ci viene l’herpes alla vocca il 15 agosto?
Erborista. L’herpes alla bocca - Herpes simplex labiale - è un problema infettivo virale; contratta l’infezione si insedia e rimane latente, ma può manifestarsi quando “cala” la risposta immunitaria.
Malagnino. Ma perché ammia moglie tutti gli anni il 15 agosto preciso ci viene l’herpes alla vocca?
Erborista. Probabilmente per stress.
Malagnino. Ma perché il 15 agosto?
Erborista. Forse per bruschi sbalzi di temperatura o per prolungata esposizione al sole.
Malagnino. Ma perché ammia moglie tutti gli anni il 15 agosto?
Erborista. In quei giorni sarà sicuramente più stressata o si esporrà di più al sole. L’anno prossimo, a iniziare da giugno, potrà assumere Echinacea e Uncaria tomentosa, le preparo in capsule, prevengono il problema.
Entrano altre quattro person, zitte in attesa del loro turno.
Malagnino. Senti ammè! Io voglio sapere! Ma perché ammia moglie tutti gli anni il 15 agosto ci viene l’herpes alla vocca?
Erborista. Sarà per stress.
Malagnino. Il fatto speciale è che ammia moglie viene tutti gli anni il 15 agosto.
Erborista. L’anno prossimo da giugno potrà assumere Echinacea e Uncaria. Ci vediamo l'anno prossimo a giugno. Buonasera.
Malagnino. Ma ammia moglie viene tutti gli anni l’herpes alla vocca. Gli viene preciso, preciso, il 15 agosto...
Erborista. Ci vediamo a giugno. Buonasera...
Gli spaghetti
Tutto sommato il pensare, a maggior ragione il dire e lo scrivere, sono direttamente correlati a dinamiche fisiche e posture corporee. Il pensiero si modifica con l’immobilità fisica, col camminare e ancor più col correre. Nel nuotare prende forme inedite, muta nell’ascoltare musica e nel digiunare, nel mangiare e anche nel fumare e bere, basta e avanza semplice tabacco e acqua per avvertire l’istantaneo cambiamento.
Il pensiero dell’anacoreta che si raccoglie in sé viene rapido destabilizzato - si paralizza o rivoluziona - quando un umano corpo vivente entra improvviso nella sua stanza, anche quelli di bestia procurano effetti precisi all’eremita.
Pensiero e corpo sono così interconnessi da non escludere che siano la stessa cosa. Ogni percorso teoretico, qualsiasi metafisica, dovrebbero partire e fondarsi sull’esserci corporeo qui presente nel suo evidente interagire: Natura-Io-l’Altro, nell’ometterli solo fumo.
Consegna del testimone?
C’è e ci sarà sempre qualcuno abile nel progettare aerei, costruirne di migliori e capace di pilotarli. Eppure tra - più o meno - cento anni manco uno dei competenti vivi ci sarà ancora e l’intero scibile umano verrà traghettato a nuovi nati, tutti con livello di conoscenza zero. Tabula rasa e si riparte.
Anche se a ogni passaggio non si riparte dalla preistoria; anche se siamo numerosi; anche se mentre qualcuno muore più di qualcun altro nasce senza soluzione di continuità e la consegna del testimone avviene gradualmente e non d’un botto, c’è tuttavia da meravigliarsi che un certo progresso riesca, tutto sommato, a perpetuarsi e a “tenere”.
In tale funzionamento ci deve essere qualcosa che va oltre la mera consegna di testimone. Forse abbiamo l’anima di gruppo come le formiche e il sapere raggiunto in qualche modo si espande osmotico, onnipervadente, a tutta la specie.
Metafisica del vino bianco
Catturava il potere che alberga nelle piante, il rizoma di Aconitum napellus fluttuava esausto nel vino bianco, macerava da dodici giorni e il principio di morte era tutto digerito e migrato nel vino. Agitava il macerato verdastro con un ramo di olmo, odorava le note metalliche dell’alcaloide.
Tre gocce del preparato non gli avrebbero procurato alcun effetto, dieci lenito un po’ i dolori dell’artrite, quindici elargito un inutile eccesso di salivazione, sedici intorpidimento della mani e formicolio. Venti sarebbe morto.
Lui ne ingurgitava diciotto: gli piaceva quel territorio di confine tra l’azione curativa e la mortale, tra sé e sé la chiamava “terra del diavolo” il luogo dove cercava Dio.
Metronomo
Aveva la coda ma non si vedeva come quella dei cani perché psichica.
Di tanto in tanto la dimenava a 208 battiti per minuto per sfogare l’energia compressa dal rassegnato brancolare.