BLOG DI BRUNO VERGANI

Radiografie appese a un filo, condivisione di un percorso artistico

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Giovedì, 20 Novembre 2014 09:48

Ecumenismo filosofico

Volontà, Schopenhauer; Potenza, Nietzsche; Pulsione, Freud; Senso, Frankl; Evoluzione, Darwin; Progresso, Voltaire; Rivoluzione, Marx:

non possiamo escludere che osservino, da differenti angolazioni, la medesima forza propulsiva.

Pubblicato in Filosofia di strada
Domenica, 16 Novembre 2014 11:41

L’antieroe

Eccolo al risveglio con miriadi di possibilità e qualche obbligazione, ma è un giorno lavorativo: si alza, rinuncia alle possibilità e ottempera le obbligazioni.

In questo optare talvolta il piacere personale coincide col principio di realtà, sovente diverge, allora implementa un compromesso un po’ nevrotico: adempie l’obbligo sviluppando col pensiero nuove possibilità, talora correlate alla concretezza del presente, di tanto in tanto libere e universali, eppure in quel espandersi non trascura ciò che sta facendo.

Qualcuno riesce a fare di meglio?

Pubblicato in Filosofia di strada
Venerdì, 14 Novembre 2014 09:45

Cosa mangi a colazione?

Singolare l’imperversante, petulante, giudizio che valuta malsano iniziare il giorno con cappuccino e brioche industriale invece che con frutta di stagione a filiera corta e yogurt biodinamico, noncurante dei rischi fisici procurati dall’ingurgitare la spazzatura mattutina di una certa radio, internet, televisione, musica e stampa.

Mio altezzoso criptomoralismo monastico? Un po’ si. Forse meglio un distaccato "a ciascuno il suo".

Pubblicato in Pensieri Improvvisi
Giovedì, 13 Novembre 2014 10:32

Mezzo minuto

Non mi ricordo cosa ho sognato questa notte, ma al risveglio per il primo mezzo minuto ho percepito una libertà inedita, così da accorgermi della personale influenza coercitiva che inutilmente mi incatena a me stesso.

Pubblicato in Frammenti Autobiografici
Martedì, 11 Novembre 2014 11:54

Puzzo di sacro

Nell’oltrepassare il portale del cimitero monumentale ero entrato in una specie di serra, forse di zoo. Regno altro di malriusciti dèi ingabbiati in sacrari, altarini e teche, pietrificati in targhe, cippi e steli. Odore di inerzia.

Non luogo forse creato dai minuti di silenzio di quelli che commemorano i morti. Ma quanti decibel bisogna togliere al mondo per raggiungere il silenzio? Ma a cosa penseranno dentro quei sessanta secondi? Dove mai si raccoglieranno? E perché contraggono un po’ le labbra?

C’è qualcosa che non va. Forse aveva ragione quell’antico predicatore ebreo:
«Seguimi e lascia che i morti seppelliscano i loro morti» (Mt 8,22).

Pubblicato in Pensieri Improvvisi
Lunedì, 10 Novembre 2014 10:57

Notturno delucidare

Al risveglio può risultarci chiara una frase ostica letta prima di addormentarci e talvolta avvertiamo ridimensionati passaggi di un libro che ci avevano intrigato la sera precedente. Non di rado il personale giudizio si precisa nel merito con conferme o smentite sui pensieri dell’autore letto, come anche di persone incontrare, film visionati e personali pensieri sui quali, prima di addormentarci, avevamo glissato.

Parafrasare, approfondire, contestualizzare, universalizzare, portare a termine semilavorati, valutare. Quanto lavoro nel dormirci sopra.

Pubblicato in Pensieri Improvvisi
Venerdì, 07 Novembre 2014 18:00

Neopaganesimo-cristianesimo uno a zero

Aveva iniziato Paolo di Tarso col tormentone delle metafore sportive. Sembra gli piacesse la corsa e anche la lotta, così esortava all’impegno spirituale tramite espressioni sportive. Qualche padre della Chiesa si è poi attardato nell’emularlo, così il popolo, più esperto in sport che in dottrina, grazie a metafore ludico-sportive riusciva a comprendere meglio i misteri della fede.

Ancora non esisteva il gioco del calcio come oggi praticato sennò, non possiamo escluderlo, ci sarebbero andati giù di brutto nel traslare il mondo intero al terreno di gioco calcistico con più solennità dei moderni preti d’oratorio: similitudini spinte tra la durata della gara in campo e la nascita e morte di tutti quanti; parabole sul pallone in gioco e la ricerca di meriti celesti nella segnatura di una rete; allegorie su calci di rinvio e d'angolo e anche di punizione; fuorigioco metafisici; mistiche verticalizzazioni dell’aria di rigore; apologie sulla sacra rimessa dalla linea laterale con arbitro e sacerdoti assistenti che sanzionano falli e scorrettezze veniali o gravi, finanche mortali così da meritarsi la scomunica dell’espulsione.

La viva tradizione millenaria delle metafore sportive, dove lo sport si erge a riferimento per le religioni e non viceversa -così per molto altro-, stila puntuale la classifica delle confessioni religiose attualmente più diffuse al mondo: mica primeggia il cristianesimo e manco l’Islam, è il paganesimo sportivo che deteneva e ancora detiene il primato assoluto con milioni di fedeli oranti nelle sue basiliche e cappelle di periferia, coi suoi chierichetti raccattapalle, con novizi, vescovi e cardinali e, di tanto in tanto, un qualche martire da onorare.
Non male questo imperante e onnipervadente neopaganesimo, tutto sommato interconfessionale e un po’ ecumenico.

Pubblicato in Sacro&Profano
Mercoledì, 05 Novembre 2014 10:48

Libera interpretazione proiettiva

A una certa età tutti possono ricordare la notizia del luttuoso accadimento di un prossimo caro. Se in quel preciso istante si trovava all’aperto forse avrà osservato l’amplificarsi della natura: brezza che diventa vento, cielo farsi più terso se sereno o più coperto se nuvolo.

Lì l'immediata percezione di scostamento tra la personale sofferenza e l’impassibilità della natura. Stabilità del cosmo percepita -come per le macchie di Rorschach- da qualcuno irriverente finanche beffarda, per altri interpretata consolante. Talvolta un mix dei due estremi.

Pubblicato in Filosofia di strada
Domenica, 02 Novembre 2014 11:15

Meme

In due stringati post avevo inconsapevolmente scritto della protoscientifica “Teoria dei memi”; un giro su Wikipedia per saperne di più. La differenza è che la teoria, oltre a quelli proficui, individua anche memi dannosi.

Se ci sei batti un colpo

La fotografia della faccia del defunto sembra attualizzarlo, invece lo pietrifica fissandolo nel passato.

Un po’ contigua a tale fissazione è il religioso immaginare vivo e morto collocati in un luogo di ordine superiore, sorta di accesso a un salotto metafisico che dispensa parvenza di contatto e conversazione.

Forse più efficaci gli strumenti di contatto neopagani come il piantare un albero in onore del defunto, così da glorificarlo attraverso un simbolo naturale, vivo e condiviso.

Ma, alla larga da occultismi, il contatto fattuale accade attraverso lo strumento scrittura se il defunto aveva scritto - comprese le varianti del detto e riferito - il suo pensiero. Il discorso di un autore vissuto più di dieci secoli fa ti si può avviluppare al corpo stimolandolo più di un partner vivo e vegeto. L’evento apre scenari imponenti per vivi e morti.

Consegna del testimone

C’è e ci sarà sempre qualcuno abile nel progettare aerei, costruirne di migliori e capace di pilotarli. Eppure tra - più o meno - cento anni manco uno dei competenti vivi ci sarà ancora e l’intero scibile umano verrà traghettato a nuovi nati, tutti con livello di conoscenza zero. Tabula rasa e si riparte.

Anche se a ogni passaggio non si riparte dalla preistoria; anche se siamo numerosi; anche se mentre qualcuno muore più di qualcun altro nasce senza soluzione di continuità e la consegna del testimone avviene gradualmente e non d’un botto, c’è tuttavia da meravigliarsi che un certo progresso riesca, tutto sommato, a perpetuarsi e a “tenere”.

In tale funzionamento ci deve essere qualcosa che va oltre la mera consegna di testimone. Forse abbiamo l’anima di gruppo come le formiche e il sapere raggiunto in qualche modo si espande osmotico, onnipervadente, a tutta la specie.

Pubblicato in Filosofia di strada
Venerdì, 31 Ottobre 2014 19:03

L'atto sovversivo

«E tu, lenta ginestra,
Che di selve odorate
Queste campagne dispogliate adorni,
Anche tu presto alla crudel possanza
Soccomberai del sotterraneo foco»

Con quel «Anche tu» Leopardi vede la ginestra sulla sua stessa barca; la interpreta compagna nell’epilogo che incombe sui mortali. Eppure in quel proferire del poeta capace di vedere, analizzare e giudicare i prefissati processi naturali in qualche modo li sorprende e scompiglia emancipandosi dall’incantesimo. Nel sovrano atto poetico che prende distanza dal destino artefice di impersonali automatismi giudicandolo, accade -pur nella ineluttabilità dei processi biologici e cosmici- una auto-redenzione, una immediata ricompensa, un appagamento pronta cassa.

La ginestra, grazie all’umano originale sovversivo giudicare di Lepardi, potrebbe scorgere anch'essa un barlume di sovranità, di emancipazione dalla «crudel possanza», invece permane catatonica, indifferente e all’incombente minaccia e a possibilità di salvezza.

Ginestra e poeta sulla stessa barca, ma differente è il loro navigare.

Pubblicato in Filosofia di strada

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