BLOG DI BRUNO VERGANI

Radiografie appese a un filo, condivisione di un percorso artistico

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Venerdì, 30 Agosto 2024 17:27

Panteismi

I concetti di Deus sive Natura, "Dio ossia la Natura" e della Causa sui, (la Natura) "causa di sé", ci potrebbero far concludere che Dio è niente di più della natura e si azzera in essa. Il punto è che il Deus sive Natura è concetto più complesso e la causa sui questione più problematica[1]. Differenti interpretazioni dei due concetti generano differenti panteismi.

Dio ossia la Natura potrebbe, in effetti, significare che la natura è costituita e mossa da una intrinseca ulteriorità. In fondo un po’ tutta la storia dell’arte rendiconta questa ulteriorità misteriosa, permeante la prossimità, che le arti tentano di scovare e oggettivare. Così anche la religiosità popolare che, da sempre e a ogni latitudine, di fronte al vivere e al morire intercetta istintivamente un oltre.

Si può discutere se questa ulteriorità, questa trascendenza intrinseca all’immanente, sia funzionamento necessario e impersonale o derivi da una libera volontà superiore, l’importante è coglierla.
Se le cose stanno così Deus sive Natura e causa sui più che conclusioni di indagine ne sono l’inizio.

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1 Una causa preesiste all’effetto che produce e l’effetto viene a esistere a seguito della causa, ma nella causa sui causa ed effetto vanno invece a coincidere, con la spiazzante, controintuitiva, conseguenza che l’effetto in sé inesistente (in quanto effetto) è nel contempo preesistente (in quanto causa, di sé). Se fossimo in piena Scolastica medievale questa contraddizione logica ci porterebbe a concludere che la natura non potendo essere causa di sé è creata da una soprannaturale causa altra. Visto che non siamo nel medioevo possiamo invece ipotizzare che la legge lineare di causa effetto, sia inadeguata per comprendere la causa sui. Causa di sé che segue moti circolari non cronologici e neppure spaziali, dimensioni atemporali e non locali che evocano dimensioni quantistiche.

Pubblicato in Filosofia di strada
Domenica, 25 Agosto 2024 21:16

Metafisica della facciata

Contemplare la facciata della cattedrale di Ruvo, l’erotico aggrovigliarci a un bel corpo, partecipare a un concerto di Vasco, occasioni per scorgere l’infinito nel finito, strategie per stabilire una relazione tra il sensibile e il sovrasensibile, ognuno a modo suo. Capita di intuire che c’è un misterioso di più di ciò che comunemente percepiamo nelle cose, e che ci sono cose che questo di più ce lo svelano un po’.

Dio l’ho visto imbattendomi in un airone, non è difficile vedere Dio se ti accade senza intenzione. Il problema è che desiderio e volontà rafforzano la personalità precludendoci quell’estasi che, staccandoci da noi stessi, ci fa scorgere l’infinito nel finito. La volontà innesca processi, sequenze di considerazioni in successione temporale, in rapporto a un determinato fine, invece Dio appare dalle cose all’improvviso senza motivo, però la faccia non te la fa vedere, non so perché, forse non ce l’ha.

Onnipervadente ulteriorità immanente, inattingibile eppure presente, “ne senti la voce, ma non sai di dove viene e dove va”.

Pubblicato in Sacro&Profano
Giovedì, 22 Agosto 2024 13:03

Pluralismo psicologico

C’è chi nasce col demone filosofico e constatando che esiste senza essersi fatto, si chiede perché c’è qualcosa invece che nulla, chi il demone non ce l’ha e dà per scontato che lui e il mondo esistono, senza farsi troppe domande. Non c’è concezione migliore o peggiore, il punto è che non potrebbero fare altrimenti. Pluralismo che va rispettato.

Non pochi filosofi considerano l’io e il mondo che percepiamo entità dubbie, ingiustificabili, mere costruzioni e rappresentazioni senza sussistenza propria, vale a dire l’inguaribile frattura individuata da Kant tra la realtà e la sua conoscenza. Sennonché un po’ per istinto, un po’ per abitudine, all’io e al mondo alla fine ci crediamo un po’ tutti, dandoli per scontati. Questo vale non solo per i più che, come me, si conformano al senso comune, ma anche per gli stessi scettici. Hume, filosofo che preciso e determinato affermava l’insussistenza dell’Io e del correlato mondo, viveva una vita intraprendente, ricca di relazioni coprendo ruoli di responsabilità sociale. Negava l’io e mondo connesso ma vivendo un’esistenza da protagonista tutta io e mondo.

Sembra una contraddizione ma tutto sommato la coerenza e l’incoerenza fra il pensare e il fare, è anche data dal carattere di ogni individuo, dal tipo psicologico al quale appartiene come sosteneva Jung. C’è chi estroverso come Hume si coinvolge nella società, mentre altri filosofi sono sempre impegnati a pensare e il massimo del loro relazionarsi pratico con il mondo è portare a passeggio il cane. Altri sono ancora più introversi, riservati e gelosi della loro solitudine, qualcuno un po’ misantropo si mantiene sistematicamente in disparte dalla storia, mentre altri fanno di tutto per mettersi al centro. Difficile valutare se e quanto le loro biografie siano determinate dalla propria filosofia o dal tipo psicologico di appartenenza, e viceversa.

Possiamo anche ipotizzare che Hume metteva semplicemente in pratica la filosofia del “come se”. La chiamano finzionalismo - c’è pure su Wikipedia. Si tratta di finzioni utili a vivere: posso sì concludere che l’io e il mondo per come lo vediamo siano realtà insussistenti, ma se tiro dritto facendo finta che sono vere e reali vivo meglio, anzi di più: tale credenza mi permette, letteralmente, di vivere: si rimarrebbe pietrificati se dubitassimo di continuo della realtà del nostro esistere e di ciò che ci circonda. Così è un po’ anche per il libero arbitrio, non esiste ma credendoci salvaguardiamo responsabilità e imputabilità personali, quindi il buon funzionamento sociale.

Delirio? Sotterfugio? Menzogna nei confronti di noi stessi? Nulla di tutto questo perché il “come se” sarebbe un vero e proprio atto creativo. In effetti dobbiamo riconoscere che questa nostra abitudine a raccontarci storie è davvero performante, visto che grazie a essa mandiamo razzi sulla luna e li facciamo tornare indietro, anche se non abbiamo certezza filosofica del reale esistere, nostro, dei razzi e della luna per come la percepiamo.

Il punto è che la realtà è evento davvero complesso, con leggi relative che cambiano col mutare dei differenti livelli e stati, sia fuori di noi che in noi. Cambi punto di vista e muta il mondo. In questo continuo e complesso divenire possono configurarsi realtà insussistenti in termini assoluti, ma reali a livello relativo.

Pubblicato in Filosofia di strada
Lunedì, 19 Agosto 2024 10:54

Opzioni orientali

D’un tratto smise di voler essere una persona migliore, anzi smise di voler essere una persona.


Pubblicato in Pensieri Improvvisi
Giovedì, 15 Agosto 2024 13:21

Metafisica controintuitiva

“Non devi farti nessuna immagine né simbolo” (Es 20,4), perché il nucleo originario che fa il mondo è come un gatto selvatico, sempre più in là delle sue impronte.

Se capita di scorgerle meglio far finta di niente perché più lo insegui più s’allontana, più lo definisci più lo occulti.

Pubblicato in Pensieri Improvvisi
Giovedì, 08 Agosto 2024 08:44

Questo è quanto, suppergiù

Mi sembra che la situazione sia più o meno questa:

nasciamo e moriremo, nel frattempo avvertiamo le cose con i sensi, ma disponendo di sensi limitati ci è precluso percepire il nucleo che fa e glorifica il mondo.

Ma a ben vedere questo quid, questo nucleo vivificante, non è nulla di trascendente, ma la semplice e onnipervadente volontà naturale insita nelle cose. Va, dunque, da sé che nel funzionamento naturale che fa il mondo, il massimo dell’immanenza coincida col massimo della trascendenza.

Il punto è che questa trascendenza immanente è come criptata nelle cose, così il senso, e il bello, dell’umano esistere è scorgerla e decifrarla[1].

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1 Stimolato e aiutato da amici mi sono riferito a Hume, Kant, Schopenhauer e Jaspers.

Pubblicato in Frammenti Autobiografici

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