Mi sembra che la situazione sia più o meno questa:
nasciamo e moriremo, nel frattempo avvertiamo le cose con i sensi, ma disponendo di sensi limitati ci è precluso percepire il nucleo che fa e glorifica il mondo.
Ma a ben vedere questo quid, questo nucleo vivificante, non è nulla di trascendente, ma la semplice e onnipervadente volontà naturale insita nelle cose. Va, dunque, da sé che nel funzionamento naturale che fa il mondo, il massimo dell’immanenza coincida col massimo della trascendenza.
Il punto è che questa trascendenza immanente è come criptata nelle cose, così il senso, e il bello, dell’umano esistere è scorgerla e decifrarla[1].
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1 Stimolato e aiutato da amici mi sono riferito a Hume, Kant, Schopenhauer e Jaspers.