Già Talete sosteneva che “tutte le cose sono piene di dei”[1], oggi li ho visti in una piantagione di melograni stracarichi di frutti d’una bellezza mozzafiato.
Nel ripensarci emergono due punti sovversivi. Il primo è che il massimo della trascendenza sta nel massino dell’immanenza, il secondo è che questi momenti epifanici sono regolati da una legge strana: più l’Io si riduce più la percezione si espande.
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1 Testimonianza di Aristotele, De Anima, 411 a7.