Panpsichismo rurale
Già Talete sosteneva che “tutte le cose sono piene di dei”[1], oggi li ho visti in una piantagione di melograni stracarichi di frutti d’una bellezza mozzafiato.
Nel ripensarci emergono due punti sovversivi. Il primo è che il massimo della trascendenza sta nel massino dell’immanenza, il secondo è che questi momenti epifanici sono regolati da una legge strana: più l’Io si riduce più la percezione si espande.
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1 Testimonianza di Aristotele, De Anima, 411 a7.
Manco Dio
Nelle teologie cristiane il termine Kenosis dice lo svuotamento che Dio opera di se stesso per assumere la condizione umana in Gesù, fino a essere servo, ultimo tra gli ultimi.
Così, per processo imitativo Francesco d'Assisi si spogliava in piazza, il prete operaio andava in fabbrica e la ragazza di buona famiglia a Calcutta, nelle Missionarie della carità.
Tutti fallivano, anche Dio.
Il problema è che permane, comunque, uno scarto incommensurabile fra le loro condizioni e quelle dei poveracci, perché la compartecipazione sia genuina bisogna essere dentro quella condizione senza volerlo e con il desiderio incontenibile di venirne subito fuori, altrimenti non vale.
Sprazzi di Dio
Per avere sprazzi di Dio aiuta sfasarci dai quadri teorici che abbiamo introiettato, praticare sport estremi favorisce il processo.
In subordine possiamo beccheggiare con ciò che ci accade proprio come ci accade, così da dimenticarci un poco di noi per affidarci al sommo, affidabile, funzionamento. “Il regno di Dio è come un uomo che getta il seme nella terra; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce; come, egli stesso non lo sa”.