Intelligente sarai tu
Avevo saputo qualcosa di Paul Valéry per sentito dire e apprezzato qualche suo aforisma incontrato qua e là senza avvertire la necessità di leggerlo per davvero, ma oggi una risolutiva annotazione di Benedetto Croce:
« Fa a volte bei versi, ma li fabbrica con la macchina dell'intelletto... Ma anche l'intelletto suo è disorganico, frammentario. È un dilettante dell'intelligenza.»
Rapido ho ordinato un suo libro.
Corrispettivi
Il senso religioso risponde sovente alla Teoria della mancanza, le dottrine integraliste reagiscono alla Teoria del Male assoluto e gli afflati esistenzialisti sono correlati alla Teoria del Nulla.
Relati non possono sussistere per forza propria, così nell’indagare le Teorie che, in presa diretta, li producono barcollano, nel confutarle collassano, nell’affermarle risorgono.
Risposta congrua al «chissà perchè?» non ci si abitui al «niente è vero» - della canzone «Dannate nuvole» di Vasco Rossi - scegliendo di vivere e lavorare ancora, deriva dal constatare che la prospettiva del Nulla assoluto, sulla quale poggia il testo del brano, non è “verità” ma pressupposta teoria tutta da dimostrare.
Dannate nuvole, Vasco Rossi.
«Quando cammino su queste
Dannate nuvole
Vedo le cose che sfuggono
Dalla mia mente
Niente dura, niente dura
E questo lo sai
Però
Non ti ci abitui mai
Quando cammino in questa
Valle di lacrime
Vedo che tutto si deve
Abbandonare
Niente dura, niente dura
E questo lo sai
Però
Non ti ci abitui mai
Chissà perchè?
Chissà perchè?
Chissà perchè?
Quando mi sento di dire la “verità”
Sono confuso
Non son sicuro
Quando mi viene in mente
Che non esiste niente
Solo del fumo
Niente di vero
Niente è vero, niente è vero
E forse lo sai
Però
Tu continuerai
Chissà perchè?
Chissà perchè?
Chissà perchè?»
Aut aut
Mica risolviamo tutte le complessità col linguaggio binario e neppure ci spezziamo nell’affrontare dilemmi perché capaci di intuizione e (quasi) sano compromesso. E perché mai nel votare siamo costretti, nel metodo, all’aut aut della scelta obbligata di partiti in alternativa tra loro?
Alle recenti amministrative avrei voluto dare il 65% del mio libero voto a un partito, il 25% a una lista civica e il restante 10% a un altro partito che, anche se non mi piaceva, aveva uno bravo in lista che meritava preferenza. Mi sembra ragionevole.
Le scarpe del morto
Avevo sofferto per la morte di mio padre, lo pensavo e mi mancava, ma trascorso qualche mese avevo trovato le sue scarpe nel ripostiglio. Erano quelle vissute, stivaletti marroni logori che usava per lavorare in campagna.
Siccome dovevo sistemare il prato li avevo calzati. Nel tagliare l’erba pensavo a lui e nel guardarmi le scarpe avevo sentito la sua presenza dentro di me, più o meno nello stomaco. Percezione inequivocabile: era vivo in me. In quell’esperienza un po’ antropofaga il dolore si era sciolto. Inaspettatamente potenti le scarpe del morto.
Elogio del «?»
I libri filosofici meno utili sono forse quelli caricati di parole implementate per colmare difetti e vaghezza di ragionamento, parole che tentano di rappezzare in corso d’opera passaggi viziati del discorso che così si corrompe in perpetuo.
Più dicono più complicano. Più complicano più dicono.
In tal caso sarebbe proficuo, per tutti, che gli autori di tanto in tanto raggiungano meta nell’affermare un espresso e consapevole «non lo so».
Mica il lettore cerca un assoluto e definitivo sapere, ma stimolo al personale pensare. Meglio, dunque, qualche punto interrogativo che stimoli risposte invece che noiosissimi passaggi rompicapo a oltranza che nulla risolvono. Se all’autore non piacciono i punti interrogativi remi, poi scriva preciso e semplice. Il problema è tutto suo.
Ecoappartenenza. Francesco d'Assisi
Singolare un uomo che nel concepirsi creatura fatta a immagine e somiglianza di un Dio che vede "altissimo e onnipotente" poi giudichi "fratelli" il vento, il fuoco, il sole e “sorelle” l’acqua, la terra, la luna, le stelle e la morte corporale.
Soggetto integralmente religioso e nel contempo preciso antesignano darwinista dell’ecoappartenenza.
Non so se l’uomo viene dagli animali, ma nel considerare l'esemplare Francesco d'Assisi lo vedo - da qualsiasi parte arrivi - bestia peculiare davvero strana.
Survival
Come va?
Si tira…
Salmo responsoriale della sopravvivenza che, dai e dai, si sta recitando in massa.
Mica fa bene ripeterlo a eccezione della variante lavorativa, quella del tirare le reti a bordo della barca per raccogliere il pesce.
Prima bisogna remare.
Filo rosso, filo nero
Nelle biografie la storia del protagonista, quella palese, è prodotta dal suo incessante mutare; se rimanesse fissa sarebbe una misera narrazione.
Eppure il nucleo della storia alberga nei fattori stabili della persona: il filo rosso della vocazione e quello nero della abdicazione da sé.
Lì andrebbe svolta l’indagine perché ogni storia è dettata da questo nascosto interagire. Accidenti e fortune mere contingenze catalizzatrici.
Preciso interesse
Amore? Eros, agape, caritas, quanti equivoci e ibridismi.
Da quelle parti c’è di tutto nel bene e nel male, compresa l’immolazione all’altro sostenuta da larvata egolatria.
Per emanciparsi dal ginepraio un buon modo è quello di perseguire il lavoro di una amicizia con l’altro che rinvigorisca l’“Io” di entrambi procurando immediato vantaggio personale per tutti e due, ancor meglio anche per qualcun altro. Il resto è sospetto.
Embé? Vabbé. Ormai. Mai.
Indicative di precisi e severi malesseri le affermazioni vabbé, ormai e mai (vedi articolo di G.B. Contri).
Consideravo nella rimozione nevrotica, faccenda meno grave che riguarda ciascuno, di rilevare l’“embé?” nei significati di “e allora?”; “non me ne importa nulla!”; e di paranoica sfida “cerchi rogna?”
Occhio ai soggettivi e collettivi embé? vabbé, ormai e mai.