Punti di vista
Nell’intraprendere un mio nuovo ciclo che da erborista raccoglitore, trasformatore, venditore, inizierà il libero insegnamento della materia erboristica, ho sondato l’ambiente dei potenziali interessati annotando cinque posizioni distanti dalla mia formazione ed esperienza quarantennale:
Esoterismo
che scorge l’azione terapeutica delle piante non causata da principi attivi noti e misurabili contenuti nelle piante, ma procurata da una misteriosa, talora misterica, potenza. Un occulto quid energetico che albergherebbe nel vegetale: forza vitale, messaggi vibrazionali e via dicendo.
New Age
che tenta una visione olistica mischiando psiche e materia con le tradizioni della medicina orientale, occidentale e dei nativi americani.
Esotismo
che valuta pregiudizialmente una pianta esotica, specialmente se proposta di recente in rete, rimedio superiore a tutti quelli della tradizione nostrana.
Miracolismo
che vanta esagerate proprietà curative delle piante, glissando sull’eventuale tossicità delle stesse .
Complottismo
che giudica la medicina ufficiale un’associazione per delinquere, per gli esponenti più tolleranti a qualcosa che gli assomiglia.
Non si è mai finito di apprendere, non le erbe ma il nostro tempo.
Parolacce
“Ottimizzare” è un anglicismo che suona male oltreché insidioso; tendere alla perfezione attraverso tecnicismi è procedura calzante per produrre unguenti che sgonfiano le vene varicose, pastiglie per freni e roba del genere, per tutto il resto equivocare la compiutezza con l'efficienza, lo spirito con la tecnica, preclude a ulteriori percorsi in inesplorati territori.
Asfittica la scrittura, le arti, le religioni, le utopie e le ideologie ISO 9001, talora pericolose.
Gli audaci
Come sono riusciti Democrito e atomisti a descrivere la struttura intima e impercettibile dei corpi sprovvisti di adeguati strumenti d’indagine?
Per raggiungere una tale precisione è improbabile che si siano limitati ad osservare i corpi per poi dedurre conclusioni non troppo illogiche sulla loro natura. Per cogliere così chiaramente il livello invisibile, precorrendo di secoli la ricerca scientifica, forse l'osservazione e la logica non bastano e non possiamo escludere che abbiano attivato un libero, e per certi versi azzardato, concettualizzare interpretativo; un audace atto autorale d’intelletto. In fin dei conti se non avessimo avuto scienziati scavezzacollo saremmo rimasti fermi.
Permane un problema: c’è chi nel concettualizzare teorie se la canta e se la suona distanziandosi dalla realtà e chi, invece, la indaga, penetra e spiega, con inedita precisione.
Il punteggio
Notorio che tra i tanti dirigenti scolastici, guardie venatorie, insegnanti, alti burocrati, funzionari di pubblica sicurezza, appartenenti alle forze armate, impiegati della pubblica amministrazione e assistenti sociali, sia possibile imbatterci in persone ammirevoli quanto in cretinoidi patentati, questione di fortuna.
Pur riuscendo a sradicare la raccomandazione che innalza immeritatamente il cretinoide ad autorità dello Stato, la questione permarrebbe irrisolta. Il problema è che, giustamente, si diventa comandante di nave o veterinario pubblico per titolo di studio e concorsi che misurano e verificano specifiche (circoscritte, decentrate, cristallizzate) competenze. Strumenti congrui per valutare l'idoneità allo svolgimento di particolari mansioni, quanto inabili per cogliere l’eventuale stupidità strutturale del soggetto candidato e la sua capacità di autentica (autorale) comprensione del mondo, per dirla alla Gadamer: «Originario modo di attuarsi dell’esserci, che è essere nel mondo», quella attitudine di permanere sul pezzo attenti e aperti alla totalità di tutto il resto.
Evento incommensurabile questo buon senso e per certi versi inapprendibile.
Mito della classicità
A Occidente dai greci a tutto il medioevo il lavoro artigianale, manuale e meccanico (banausia), veniva giudicato generalmente spregevole. Nell’empireo filosofi, sacerdoti e guerrieri, agli inferi scaricatori di porto, fabbri e contadini. Platone, Aristotele ed esponenti della filosofia scolastica, la vedevano, un po' altezzosi e ingrati[1], più o meno così. Col Rinascimento le cose mutavano e la persona era, finalmente, riconosciuta degna per il solo evento del suo esserci. Déi pagani e il Dio espresso dalle Chiese cristiane per quasi due millenni hanno prodotto classi di superbi e di subordinati, ci è voluto l’umanesimo per venirne un poco fuori. In seguito nell'idealismo antropocentrico si è esaltato, talora oltremisura al pari di una religione, ogni individuo.
Oggi di quella classicità che disdegnava il lavoro manuale solo qualche strascico, nei genitori che dozzinali ostentano i risultati brillanti del figlio che frequenta il liceo classico, o di coloro che si oppongono alla convivenza della figlia ragioniera col garzone del macellaio, o di qualche pensionato compiaciuto di seguire corsi avanzati di una qualche libera università umanistica, per poi appendersi l’attestato nel soggiorno.
Ad eccezione di questi esempi di provincialismo decadente la situazione si è oggi capovolta rispetto al periodo classico nel disprezzo di pensiero-parola, nell'imperativo “fatti non parole” vale a dire “taci e esegui”, indizi che quel dio oscuro è ritornato sulla scena, in forma sì opposta ma così speculare da produrre i medesimi esiti sociali. Permarrà tenace se non escogitiamo un qualche Rinascimento.
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1 Inghiotto la compressa e il mal di testa cessa di colpo come un temporale estivo grazie a chi l’ha formulata, grazie all’ingegno di tutti quelli che hanno dato risorse e intelligenza per generare-realizzare farmaci efficaci, grazie agli operai che la producono. Salgo sul treno, sull’aereo, sul traghetto e arrivo a destinazione. Talvolta i sedili sono sporchi, qualche volta ritardano, ma grazie all’ingegno di qualcuno, grazie al lavoro dell'Altro, arrivo. Non lo conosco, sovente è morto da tempo o abita lontano, ma in ogni caso merita obiettiva riconoscenza per l’aver inventato la pizza napoletana, per l’aver scritto nel Seicento un testo di filosofia, per aver progettato e realizzato un computer che mi fa lavorare meglio e anche per l’antiparassitario che toglie il prurito al gatto, per il calorifero che l'idraulico mi ha montato e la forchetta, la neurochirurgia e le regole di grammatica, per le scarpe e gli occhiali. Qualcuno ha procurato molto danno e poco profitto, qualcun altro ha però compensato, riparando con bilancio positivo. Un po’ di ammirazione e gratitudine sono il minimo sindacale che l’Altro, pensatore o esecutore, oggettivamente merita.
Giudizio di valore
L’etica determina e fissa differenti valori e disvalori - da qui le etiche - poi, a mo' d'un ragioniere, la morale li quantifica redigendo bilanci.
Se l’etica canna nel determinare valori e disvalori la morale produrrà risultati errati, anzi più sarà precisa nel far di conto e più amplificherà l'errore, più sarà retta e più diventerà turpe.
Atarassia di Margherita di Antiochia, iconografia
Che strano, la santa martella duro, martella a raffica, colpisce di brutto, ma il volto non esprime emozione.
Senza alcun compiacimento paternalistico o vendicativo ottempera una necessità naturale.
Violenza del semper idem
Ci sono anche i cazzotti spirituali, sono quelli sferrati da chi (in noi e fuori di noi) proclama fisse verità assolute che castrano ulteriori domande e precludono differenti possibilità.
Una sana identità sta agli antipodi da ogni particolarismo e identicità autistica, L’identità per definirsi e consolidarsi necessita di continua e movimentata interpretazione-riformulazione dell’ambiente nel rapporto con tutti gli uomini; interazione universale, creativa e costante dell’Io con ciò che lo circonda e viceversa, così la forza dell’identità è misurabile dalla capacità di fluttuare per riformulare-riformularsi e la miseria dalla statica identicità, vale per l’identità della persona, di un gruppo, di un popolo.
Potenze ancestrali
Ognuno ha una qualche credenza, la mia è che il Genius loci delle mie parti - entità simbolo di coloro che, qui, vissero per secoli[1] - stia tramando un regolamento di conti con i nuovi arrivati nel suo territorio.[2]
Ignoro quale sanzione, pena o castigo, gli stia per disporre il dio della contrada, ma so che può programmarla indisturbato: gli imputati, ignari di ricadere nella sua giurisdizione, non hanno sufficienti intelletto e sensibilità per captare il moto della sua incombente onnipervadenza. Può darsi che tale cecità sia già la punizione.
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Apologia della norma
Il paternalista esautora la norma condivisa soppiantandola con la personale benevolenza, così nell’elargire misericordia subordina l'altro tutto a sé, tecnicamente tirannia.