Farmacodinamica
Le piante officinali contengono molecole che estratte e somministrate esplicano un’azione sull’organismo umano, principi attivi dotati, dunque, di forza fisiologica come il cibo e l’acqua. Potenze efficienti che da una goccia di sperma, essenza di una bistecca e una mela mangiate da mio padre, mi han fatto feto e poi uomo. La vita che siamo in qualche modo continuerà ritornando mela e poi inorganico, cenere di magnesio e zolfo.
Ma in questo migrare di elementi da dove proviene l’umano pensiero? Se sprovvisti di Creatore il pensiero albergherà, necessariamente e in potenza, all'interno degli elementi stessi, manifestandosi spontaneamente in particolari condizioni e concatenazioni per poi ritornare latente in altre, permanendo quieto nell’essenza del fuoco, dell’aria, della terra e dell’acqua. Dinamica non meno sorprendente di un Creatore all’opera.
Filosofia della vita
Poto l’uva fragola del pergolato. Tutto qui, davvero semplice. In questa volontà che corregge il ciclo spontaneo della vite - dal produrre frutto per autoperpetuarsi al fare da ornamento e ombra all’homo sapiens che ci passa sotto - definisci, o escludi, dettagliando nel merito:
il soggetto o i soggetti implicati; l'oggetto o gli oggetti in campo; le dinamiche e i funzionamenti complessivi; le energie e le potenze coinvolte; il preciso rapporto tra esse; la volontà razionale o cieca delle stesse; la libertà e l'ordine dei moti osservati.
Vista la complessità non sarebbe poi male rispondere raccontando una favola e non è escluso che Schopenhauer, Nietzsche, Hegel e pure Kierkegaard in qualche loro passaggio l'abbiano raccontata.
Montagne russe
Intercalo la lettura del Così parlò Zarathustra alle note biografiche sull'Autore poste alla fine del volume, e mentre vedo un uomo-dio danzante in nuovi universi scorgo il suo creatore che soffre malmostoso in un’angusta camera di albergo.
Però qualsiasi giudizio sullo scostamento sarebbe grossolano, meglio cogliere che tra i due non c’è differenza.
Pedigree di Dio
Nel redigere il pedigree di Homo sapiens a un certo punto incontriamo degli ancestrali e gibbosi ominidi che rizzandosi in piedi iniziavano a inventare credenze, officiare riti, raccontare storie, ideare culture. A immaginare dimensioni soprannaturali, generare dèi, a unire arbitrariamente eventi (magia) per poi correlarli con criterio più oggettivo (scienza). A concepire estetiche ed etiche, a produrre artefatti e linguaggi di simboli condivisi implementando civiltà.
Poggiamo, dunque, su artifici così efficienti da plasmare la realtà. Possiamo interpretare lo strano sviluppo di quegli ominidi enfatizzando il prima e il dopo, ma è forse più ragionevole non fissarsi sulla svolta per ammirare il processo senza soluzione di continuità evitando di separare l'artificiale dal naturale, in fondo un nido di passero e uno Space Shuttle appartengono al medesimo regno, espressioni della stessa potenza.
In definitiva anche Dio, quello soprannaturale, lo si potrebbe interpretare come una singolarità prodotta dal processo naturale espresso dalla storia, entità escogitata ed editata dall'umanità che anche i non credenti e gli agnostici dovrebbero riconoscere - gli atei già lo fanno nel loro definirsi tali - in quanto accadimento forse non reale ma comunque efficace, e nel bene, e nel male.
Amici
Con qualcuno ho pranzato tante volte permanendo estraneo, con qualcun altro sono diventato amico nel leggere un suo libro senza averlo mai visto, percezione poi confermata nell’incontrarlo di persona.
L’amicizia è di pensiero.
Mistica della bestia
Al primo caffè programmo la potatura dell’uva fragola, Stalin alla stessa ora firmava l’esecuzione di condannati a morte. Liste di decine, di centinaia, di migliaia di condannati. Provo a superare il ribrezzo per le Grandi purghe e come fa un attore col personaggio che vuole mettere in scena entro nella mossa di quella mano di uomo che firma le condanne:
plausibile che non firmasse obtorto collo ma con soddisfazione. Soddisfatto di cosa? E da dove attingeva tale inumana levità? Quale pensiero attivava e sosteneva quel “procedete!”? Perché per scelte del genere non basta la cattiveria personale e neppure un progetto ideologico che per realizzarsi programma l’eliminazione di elementi di disturbo. C’è di più, c'è altro:
forse quelle firme non sono attivate da circoscritti voglio questo, non voglio quello, ma da un desiderio di personale assoluta infinitezza alla quale, paradossalmente, soggiace anche l’io del carnefice: una sorta di mistica dove il soggetto per raggiungere una divina onnipotenza si omette. Un emulare l’impersonale (non imputabile) natura che tira dritto nel suo costante accrescere, senza però ricalcarne ordine e misura.
Transessuali danesi
Appassionati di golf, transessuali danesi, produttori di vodka, teologi della liberazione, piloti di formula uno... Troppo vasto, cangiante e in continuo aggiornamento l’inventario dell’umanità per poterlo stilare tutto, dunque inverosimile una compiuta universalità dell’individuo. Anche se aperto al mondo il singolo per non rarefarsi agirà, necessariamente, un bel po' autoreferenziale e non poco autopoietico.
Però non è escluso che l’universalità si attui nel vivere seriamente proprio questo eremitaggio in circoscritte giurisdizioni di sfegatati appassionati di golf, di transessuali danesi mozzafiato, di produttori di eccellente vodka, di coraggiosi teologi della liberazione e di campioni di formula 1. Più un profondersi che un espandersi.
Centomila, nessuno e uno
L’antipasto tardava e al quarto calice di Gravina nel sentire da quello di fronte quel mio modo di dire e dall'altro a capotavola uno stilema che so appartenermi, l’improvvisa sensazione che in quella tavolata non sedevamo in dieci ma eravamo un tutt’uno estrinsecato dalla singolarità dei presenti.
Può essere che l’unità tra individui non sia traguardo da raggiungere ma un dato preesistente tutto compiuto e solo da scoprire? E il bianco a stomaco vuoto confonde o riordina?
Comunque sia
Toscani extravecchi finiti, apro la porta per andare alla bottega e:
Non so se 'sta cosa sia causata da un occulto autore o sia causa di sé, comunque sia ci faccio amicizia.
Ossimoro del giorno: ambulatorio filosofico
Nel rapportarmi con gli altri i momenti più fruttuosi sono arrivati imprevisti ascoltando pensieri originali di alcuni amici. Costrutti vivi che mi hanno attivato un più chiaro vedere, come se avessero proficuamente innescato dei recettori specifici che stimolati hanno prodotto svolte. Il punto è che in questo operare dell’altro che ho ingurgitato al volo per elaborarlo, anche se talvolta boccone amaro, non albergava negli autori alcun interesse o intenzione di curarmi, di aiutarmi, di educarmi. Stando sul pezzo parlavano da loro, per loro, con me, col mondo.
L’intenzione di curare indispensabile negli ambulatori dentistici in situazioni differenti può rivelarsi prepotente. Chi si pone come educatore di uomini (non necessariamente come professionista), o come curatore di anime (non necessariamente da religioso), talora opera presupponendo uno stato di bisogno e vulnerabilità dell’altro, vale a dire un implicito stato di subordinazione a lui. Ascolterà misericordioso già sapendo quale sarà il bene per l’altro e applicherà procedure note, apprendibili e ripetibili (discipline), pianificando amorevoli percorsi per curarlo e guarirlo, ossia che l’oggetto bisognoso si conformi al concetto di bene prefissato dal soggetto curante. Questo non è sufficiente per diagnosticare l’eventuale malattia del presunto miserabile, però basta e avanza per vedere che il malato non è forse lui.
Per uscire dal pantano - governare, educare, curare, mestieri impossibili (Freud) - è forse necessario che la relazione poggi in presa diretta sull’improvviso onesto pensiero espresso e ascoltato da tutti gli interlocutori, nel comune disinteresse a prefabbricati beni da raggiungere e noncuranti di qualsiasi garanzia di riuscita. Eppure fa bene, talvolta guarisce.