Osservo che ci percepiamo un uno anche se divergiamo in noi stessi quanto un lombrico da un dio; in ognuno di noi albergano in tanti come affermavano Pessoa, Pirandello e - all'inizio del video sotto - pure Totò.
Succede pure in gruppo, anche se tutti bipedi e senza coda non di rado siamo tanto diversi quanto lo è un rospo da un’antilope, come confermano l'imperversante incomprensione, la conflittualità tra le persone e il sopruso di qualcuno su qualcun altro, eppure siamo anche un tutt’uno, non solo perché prodotti dalla medesima radice ontologica - naturale o divina che sia - ma proprio per l'attivo succedere della luità d’ognuno; se esiste una prova dell’esserci di Dio la vedrei, per analogia, in questo continuo e differente accadere del soggetto mio simile e insieme Altro, come mi suggeriva una recente lettura[1] e come talvolta conferma il piacere della convivialità tra differenti individui.
In queste cose tutto fluttua e la logica, pur indispensabile per altre faccende, arranca.
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1 J. de Finance, Au-delà de tout. Per un Dio senza antropomorfismi, a cura di A. Cavadi, Ila Palma, Palermo 1984, pagg. 87-94 allegato “L’analogia dell’essere”. E’ un saggio di teologia naturale (razionale, fondamentale), quella che invece di partire dalla Rivelazione coglie Dio attraverso il pensiero. Libro introvabile, ho fatto un giro su Google ma anche nei libri usati risulta esaurito.