C’è chi sostiene che la scienza separi l’uomo dalla natura e chi afferma che l’uomo abbia iniziato a dividersi dalla natura nel momento che ha prodotto cultura a iniziare dalle concezioni religiose (soprannaturale), ma forse tale scissione è impossibile perché l’uomo qualsiasi cosa pensi, faccia e produca, nuota nell’antefatto della natura ed è lui stesso natura, pertanto qualsiasi suo artefatto, bello o brutto, giusto o sbagliato che sia, è in ogni caso naturale.
Antefatti contraffatti, manufatti malfatti, artefatti benfatti? Qui si presentano numerose problematiche bioetiche, estetiche, qualitative ed ecologiche tutte da chiarire[1] e risolvere, eppure, in fin dei conti, anche il soprannaturale è naturale perché prodotto da quest’ultimo e così una molecola di sintesi fatta dall’uomo[2] invece che prodotta da un fiore.
Non sarebbe poi male riscrivere Atti 17,28 riformulandolo così: «Nella natura infatti viviamo, ci muoviamo ed esistiamo, stirpe di essa noi siamo.»
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1 Oggi in campo biomedico si auspica un approccio più olistico, interpretato sovente come sinonimo di naturale. Dopo tanto imperversare di riduzionismo scientifico è una rivendicazione ragionevole, data la complessità e l’interconnessione della vita biologica, a patto di intendersi sul significato di olistico, visto che quando anticamente (manco tanto) la medicina veniva esercitata in una dimensione apparentemente più cosmica rispetto alla nostra attraverso pratiche e credenze magiche, alchemiche, religiose e astrologiche, si schiattava a manco quarant’anni estromessi dalla città.
2 Il prodotto di sintesi non è creazione ma trasformazione e assemblaggio di elementi già esistenti.