BLOG DI BRUNO VERGANI

Radiografie appese a un filo, condivisione di un percorso artistico

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Bruno Vergani

Bruno Vergani

Radiografie appese a un filo. Condivisione di un percorso artistico, davanti al baratro con angoscia parzialmente controllata.

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Sabato, 14 Marzo 2015 19:15

Amico?

Ho indizi precisi che non c’è amicizia se non si lavora liberamente e proficuamente insieme. Può accadere frequentazione, incontro formale o indifferente, intrattenimento, emozione e finanche affetto, ma non amicizia.

Mica è necessario costruire insieme una cattedrale, basta che collaboriamo in libertà anche semplicemente dialogando così da affinare il personale pensiero elaborando quello dell’altro, potando ulivi o impastando farina assieme, implementando e sviluppando progetti, edificando eventi d’arte e pensiero, fabbricando vita.

Venerdì, 13 Marzo 2015 10:04

Il negoziante

In quei giorni la sua mesta apprensione per il calo di fatturato permaneva nel raccogliersi in sé, ma quando qualcuno entrava in negozio sembrava cessare. Poteva entrare un prossimo caro che non comprava nulla, o un cliente sconosciuto che chiedeva solo informazioni, eppure anche in assenza di legami emotivi e d’incasso l’umano corpo vivente dell’altro agiva istantaneo in lui, una sorta di stimolazione biochimica che lo emancipava dalla tristezza. Nondimeno in quella estemporanea redenzione percepiva l’altro insidiare la sua autoconservazione e così, per difesa, si raccoglieva in sé.
Moti inconsapevoli d’attrazione e repulsione per l’altro compresenti e interconnessi. Squilibrato? Forse. Eppure la compartecipazione simultanea di contrasti è necessaria al funzionamento degli atomi, alle meccaniche celesti, alla vita stessa.

L’uomo è più libero di elettroni e astri che girano e permangono in equilibrio attraendosi e respingendosi nel contempo, tuttavia come può rivelarsi pericolosa la scissione atomica appare insidiosa anche la morale incapace di prendere atto dell’inevitabile e naturale dinamica della inscindibile attrazione-repulsione. Morale che le separa per esaltarle divise, singole, cronologicamente disgiunte, autonome e purissime: sacra e assoluta attrazione contrapposta a sacra e assoluta repulsione. Tutto sommato “femminicidi” di provincia e guerre mondiali originano dall’incapacità di compromesso, di naturale bilanciamento e sintesi di compresenti forze opposte. Forse più sano il negoziante.

Sabato, 07 Marzo 2015 17:41

Ingenue, colpevoli, ricette per la vita

Ambiente, condizione presente e circostanza sono, tutto sommato, sinonimi. L’Io rema nelle circostanze, chi in un pantani, chi in laghi tersi o inquinati, chi in torrenti, chi in tutti e tre magari con estemporanee incursioni oceaniche o improvvisi sprofondamenti in fogne. Nella circostanza ci si trova a capocchia, talvolta di proposito, il più delle volte si è proprio lì per un mix di personale e altrui causalità e imponderabile casualità. Circostanze favorevoli e ostili, modificabili e immodificabili. Nelle immodificabili è sempre possibile emancipazione modificando l’Io invece della condizione: totale sovvertimento della circostanza può essere procurato da suicidio, come pure anestetizzato da rassegnazione o resistenza, come anche da azione che utilizza la condizione, favorevole o ostile, come opportunità.

Leopardi nello Zibaldone scrive:

«Non possiamo sapere, né congetturare di che cosa sia capace la natura umana messa in circostante favorevoli.» (1)

La frase è suggestiva ma mi chiedo "messa" da chi? Dal caso? Da un Dio? Dall’umana natura medesima? Umana impotenza nelle prime due ipotesi, improbabile personale onnipotenza nella terza. Noncuranti di ipotesi più puntuale e saggio:

«Io sono io e la mia circostanza e se non salvo questa non salvo neppure me» (2).

Lavoro complesso e arduo salvare la propria circostanza, compito assolutamente personale e così impegnativo che è meglio diffidare di coloro sempre impegnati nel salvare la circostanza altrui invece della propria con incursioni per indurre gli altri a fare o non fare qualcosa. Le prescrizioni vanno bene per il Viagra e le ricette servono per cucinare, qui inutili e naif le disposizioni di terzi.

1 Sintesi di un brano dello Zibaldone da G.B. Contri, Una Logica chiamata uomo, Sic Edizioni.
2 José Ortega y Gasset , Meditazioni del Chisciotte.

Giovedì, 05 Marzo 2015 12:33

L’impiegata

Osservava l’impiegata che gli compilava l’ISEE, un pezzo di carta dove misurando proprietà e redditi sentenziano per iscritto se sei ricco o povero. Siccome era uno strano la immaginava, nel contempo, mandare il primo vagito e cadavere nella bara mentre, fra i due accadimenti, riportava gli estratti catastali e le giacenze medie di conti correnti altrui. Neonata grassottella, impiegata di mezz’età grassottella, vecchia cadavere grassottella. Nei tre momenti, oltre allo stazionario soprappeso, ravvisava il lei costante serenità. Da dove perveniva? D’improvviso una possibile spiegazione:

«C’è solo un errore innato, ed è quello di credere che noi esistiamo per essere felici.» [1]

Forse la serenità dell’impiegata derivava da emancipazione dall’innato errore di credere d'esistere per essere felici, una sorta di rassegnazione, di distacco, di pacata accettazione della misera condizione umana, ma più la osservava e meno la vedeva rassegnata, distaccata e pacata: nel suo lavorare esprimeva piacere, coinvolgimento, precisione e azione in faccende in apparenza contingenti e strette, eppure segmenti di laboriosa attività che sommati elargivano soddisfazione a tutta la sua esistenza.

Probabilmente non esistiamo per essere costantemente felici ma, di azione in azione, di volta in volta, soddisfatti. Esistiamo, dunque, per lavorare.

1 A. Schopenhauer, Il mondo come volontà e rappresentazione, Supplementi al quarto libro, Bur, Milano, 2002, p. 890.

Martedì, 03 Marzo 2015 10:25

Ammirazione

Guardo il telegiornale della sera con vicino la vecchia gatta, da due giorni rifiuta di mangiare ed è fredda, scende dal divano ma le zampe anteriori non reggono e va giù di testa. La raddrizzo, lenta ma determinata va verso la porta, apro e la osservo allontanarsi verso la macchia di terebinti dove senza frignare vuole andare a morire.

Avverto in me dispiacere mischiato a un’altra sensazione che fatico a precisare, d’un botto la riconosco: è stima.

Sabato, 28 Febbraio 2015 10:42

Smisuranze

Anni fa dopo sei ore d’intervento chirurgico al risveglio avevo più anestesia in corpo che sangue e la coscienza andava e veniva in un istante, come quando si accende e spegne la lampadina del soggiorno. Quando si spegneva, nello sparire vedevo che con me si dissolveva l’intero universo, quando si accendeva, prima tornavo io e immediatamente dopo di me tutto quanto. Avevo, così, dedotto che l’universo esisteva grazie a me e non il contrario.
In quella psicotropa alterazione probabilmente1 esageravo in personale smisuranza al rialzo eppure, siccome di norma il soggetto vale più di un granello di polvere, neppure mi convince l’imperversante smisuranza al ribasso del valutarmi un puntino nell’universo; artificioso rimpicciolimento prodotto e sostenuto da una vaga emozione invece che da precisa, completa, osservazione e ordinato criterio di misura. Peraltro, a ben vedere, tale estrema piccolezza risulta più vicina alla dismisura che al sano senso del limite: soggetto che si dice piccolo mentre, in sottotesto, si vorrebbe immenso. Con tutte le possibili inutili comparazioni (a che pro chi ce l’ha più grande?) perchè la necessità di raffrontarsi e competere con l’universo? Meglio, indifferenti e alle personali e alle cosmiche dimensioni, eco-coalizzarsi rapidi.

1 Ho scritto probabilmente invece che evidentemente perché più di qualcuno, e non solo brocchi New Age, visitano precisi quei territori, Hegel in testa:
«In questo semplice intuire se stesso entro l'Altro, l'esser-altro non è dunque posto come tale; è la differenza a quel modo che nel puro pensare essa immediatamente non è differenza alcuna; è il riconoscere dell'amore in cui i due non si opponevano secondo la loro essenza.» (Fenomenologia dello spirito, La religione disvelata, 'Lo spirito nella sua alienazione; il regno del Figlio')

Venerdì, 27 Febbraio 2015 09:55

SOS

Sulla fontana in piazza è comparsa una scritta:

«IO ODIO TUTTI»

Invocazione di aiuto, segnale di urgente richiesta di soccorso lanciata nottetempo con la bomboletta spray perchè sia raccolta da qualcuno di passaggio, uno qualsiasi, dunque da tutti.

Domenica, 22 Febbraio 2015 17:35

Pensiero debole

Più cresceva la sua diffidenza riguardo la possibilità di una verità unica e assoluta e più apprezzava il pensiero di molti, uno scetticismo che invece di renderlo isolato e imperturbabile lo portava a coinvolgersi, così al risveglio era un po’ freudiano, dopo colazione naturalista e nel leggere dell’approvazione del Jobs act reagiva trasformandosi per dieci minuti in marxista per poi diventare esistenzialista e un po’ idealista. L’importante era che riuscisse a mettere qualcosa di buono e nutriente sotto i denti da ruminare, elaborare.

Giunta sera aveva trascorso la giornata abbracciando - più o meno consapevolmente - due o tre religioni oltre a numerose e differenti filosofie, anche agli antipodi. Una sorta di ecumenismo filosofico; un universalismo pluralistico che scorgeva nel pensiero di chi l’aveva preceduto verità costantemente parziali eppure sempre effettive.

Sabato, 21 Febbraio 2015 16:03

Metodiche di rilevamento

C’è approssimazione e un po’ di prepotenza nel collocare le persone all’interno di gruppi sociali codificati. Tra i gruppi più strambi la fantasiosa fascia del cosiddetto “profilo socio-economico-culturale” categoria evidentemente astratta inabile nel cogliere reali valorose espressioni culturali in contesti socio-economici svantaggiati e tangibili miserie culturali in contesti opulenti. Eppure, così, misurano.

Singolare che tale bislacco profilo sociale sia presente nel gergo scolastico - non tanto negli studenti e docenti, ma nel Ministero dell’istruzione e connessa burocrazia - e in quello dei pubblicitari indaffarati con l’Auditel.

Chissà come avrebbero "misurato" il signor Spinoza tornitore di lenti, l’ispettore doganale Melville, l’assicuratore contro gli infortuni Kafka, il corrispondente commerciale Pessoa?
Profilo socio-economico-culturale basso? Medio? Alto?

Mercoledì, 18 Febbraio 2015 11:35

Teorie d’immortalità. Top ten.

1 Individuale anima immortale che continua nell’aldilà;

2 Perdurare nella stirpe travalicando il punto morte nella consegna di cromosomi alla progenie;

3 Essere agilmente rimpiazzato dagli altri nel trionfo della specie sull’individuo;

4 Individuale fama che persiste nel tempo;

5 Personale pensiero, o atto artistico, imperituro;

6 Eterno al di qua mediante sostituzione di corpo (metempsicosi);

7 Perenne al di qua nel fondersi con la natura;

8 ‘O scarafone: emulazione dello scarafaggio che simula d’esser già morto per non essere ucciso;

9 ‘O scarafone mistico: diluizione in vita dell’io mortale che si scioglie in un gruppo di appartenenza e/o in un imperituro ideale, e in versione religiosa mistico-quietistica e in versione ideologico marxista;

10 (New entry!) Interpretarsi, nella fisica dei quanti, a molti mondi.

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