Ambiente, condizione presente e circostanza sono, tutto sommato, sinonimi. L’Io rema nelle circostanze, chi in un pantani, chi in laghi tersi o inquinati, chi in torrenti, chi in tutti e tre magari con estemporanee incursioni oceaniche o improvvisi sprofondamenti in fogne. Nella circostanza ci si trova a capocchia, talvolta di proposito, il più delle volte si è proprio lì per un mix di personale e altrui causalità e imponderabile casualità. Circostanze favorevoli e ostili, modificabili e immodificabili. Nelle immodificabili è sempre possibile emancipazione modificando l’Io invece della condizione: totale sovvertimento della circostanza può essere procurato da suicidio, come pure anestetizzato da rassegnazione o resistenza, come anche da azione che utilizza la condizione, favorevole o ostile, come opportunità.
Leopardi nello Zibaldone scrive:
«Non possiamo sapere, né congetturare di che cosa sia capace la natura umana messa in circostante favorevoli.» (1)
La frase è suggestiva ma mi chiedo "messa" da chi? Dal caso? Da un Dio? Dall’umana natura medesima? Umana impotenza nelle prime due ipotesi, improbabile personale onnipotenza nella terza. Noncuranti di ipotesi più puntuale e saggio:
«Io sono io e la mia circostanza e se non salvo questa non salvo neppure me» (2).
Lavoro complesso e arduo salvare la propria circostanza, compito assolutamente personale e così impegnativo che è meglio diffidare di coloro sempre impegnati nel salvare la circostanza altrui invece della propria con incursioni per indurre gli altri a fare o non fare qualcosa. Le prescrizioni vanno bene per il Viagra e le ricette servono per cucinare, qui inutili e naif le disposizioni di terzi.
1 Sintesi di un brano dello Zibaldone da G.B. Contri, Una Logica chiamata uomo, Sic Edizioni.
2 José Ortega y Gasset , Meditazioni del Chisciotte.