In quei giorni la sua mesta apprensione per il calo di fatturato permaneva nel raccogliersi in sé, ma quando qualcuno entrava in negozio sembrava cessare. Poteva entrare un prossimo caro che non comprava nulla, o un cliente sconosciuto che chiedeva solo informazioni, eppure anche in assenza di legami emotivi e d’incasso l’umano corpo vivente dell’altro agiva istantaneo in lui, una sorta di stimolazione biochimica che lo emancipava dalla tristezza. Nondimeno in quella estemporanea redenzione percepiva l’altro insidiare la sua autoconservazione e così, per difesa, si raccoglieva in sé.
Moti inconsapevoli d’attrazione e repulsione per l’altro compresenti e interconnessi. Squilibrato? Forse. Eppure la compartecipazione simultanea di contrasti è necessaria al funzionamento degli atomi, alle meccaniche celesti, alla vita stessa.
L’uomo è più libero di elettroni e astri che girano e permangono in equilibrio attraendosi e respingendosi nel contempo, tuttavia come può rivelarsi pericolosa la scissione atomica appare insidiosa anche la morale incapace di prendere atto dell’inevitabile e naturale dinamica della inscindibile attrazione-repulsione. Morale che le separa per esaltarle divise, singole, cronologicamente disgiunte, autonome e purissime: sacra e assoluta attrazione contrapposta a sacra e assoluta repulsione. Tutto sommato “femminicidi” di provincia e guerre mondiali originano dall’incapacità di compromesso, di naturale bilanciamento e sintesi di compresenti forze opposte. Forse più sano il negoziante.
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Filosofia di strada