Più cresceva la sua diffidenza riguardo la possibilità di una verità unica e assoluta e più apprezzava il pensiero di molti, uno scetticismo che invece di renderlo isolato e imperturbabile lo portava a coinvolgersi, così al risveglio era un po’ freudiano, dopo colazione naturalista e nel leggere dell’approvazione del Jobs act reagiva trasformandosi per dieci minuti in marxista per poi diventare esistenzialista e un po’ idealista. L’importante era che riuscisse a mettere qualcosa di buono e nutriente sotto i denti da ruminare, elaborare.
Giunta sera aveva trascorso la giornata abbracciando - più o meno consapevolmente - due o tre religioni oltre a numerose e differenti filosofie, anche agli antipodi. Una sorta di ecumenismo filosofico; un universalismo pluralistico che scorgeva nel pensiero di chi l’aveva preceduto verità costantemente parziali eppure sempre effettive.