Apologia della gente di bar
Nell'osservare un vecchio neurologicamente perfetto ma davvero idiota e contraddittorio mi sono chiesto come abbia potuto funzionare in quel modo per così tanto tempo. Ho considerato che nei circa sette miliardi e mezzo di persone viventi in questo momento, me compreso, tutto sommato risulta infrequente un personale pensare-parlare davvero coerente al principio di realtà. Ci riescono a tratti scienziati, filosofi, artisti, contadini, gente di mare e artigiani, per il resto imperversano chiacchiere individuali, concezioni e parole futili, deliri soft di filastrocche di opinioni soggettive, personali film non corrispondenti alla realtà di fatto.
Tale distanza tra soggettivo e oggettivo che assomiglia al pensare di schiacciare il pedale del freno mentre di fatto si preme quello dell'acceleratore, o viceversa, dovrebbe procurare sfaceli di massa a raffica, invece nonostante lo scostamento tra prensiero e realtà quasi tutti, bene o male, funzionano lo stesso. Indizio che la chiacchiera individuale ha il potere di generare una circoscritta realtà efficiente, sorta di soggettivismo universale non del tutto coerente eppure funzionante, perlomeno ad uno specifico livello, dunque a suo modo reale.
Lapsus
A tarda ora avevo studiato sul dizionario di filosofia il lemma Cuore, così da conoscere il significato che gli attribuivano i pensatori arcaici, quelli del medioevo e i moderni, ma giunto a Pascal avevo letto inopinatamente la ricorrente “C.” come C…o invece di Cuore.
Siccome non ci stava poi male avevo provato a riprendere la lettura dall’inizio mettendoci dentro un bel “C…o” al posto di ogni “Cuore” e il testo stava in piedi lo stesso, anzi in quella libido si chiarificava.
Il dilemma
Si comincia con un pensare naïf ma fresco e originale, poi col passare del tempo si cerca giustamente la compagnia dei saggi che ci hanno preceduto così da pensare meglio e di più.
Dai e dai nel visitarli l’erudizione aumenta e quell’operare in presa diretta dell'inizio tende a diminuire sostituito dalle belle risposte degli autori che abbiamo frequentato e frequentiamo. Eccole sistemate e sistematizzate nel nostro scaffale pronte ad attivarsi in automatico per spiegare il mondo, come fa la zampa della rana di Galvani quando prende la scossa.
Mica è facile tornare bambini.
Breve invito al protagonismo
L’altro giorno ho partecipato a un incontro pubblico tra un consulente filosofico e uno psicoterapeuta, il dialogo affrontava gli specifici campi d’intervento, le eventuali sinergie come i possibili antagonismi dei rispettivi approcci. Al termine dell’incontro avevo avvertito una certa insoddisfazione per qualcosa d’irrisolto che non riuscivo a focalizzare.
Nel ripensarci individuo - tra le possibili cause, mie incompresioni incluse - l’intervento del consulente filosofico che puntuale nel definire quello che non fa - terapeutica in primis - ha sì illustrato quello che fa, ma glissando sul perché può farlo e su cosa poggi di preciso nel farlo. Cosa buona e giusta che non esista, chessò, il consulente filosofico nietzschiano che nell’operare con un suo ospite confuso a seguito di ripetute conformazioni passive agli eventi della vita lo rimetta in sesto ripetendogli schemi di pensiero acquisiti, così da latrargli lo schifo che gli fanno quelli come lui, gentaglia che evita di schiacciare sotto la suola per lo schifo che gli procurerebbe la poltiglia prodotta (Zarathustra), nondimeno è cosa buona e giusta che il consulente filosofico spieghi la disciplina e il correlato statuto epistemologico che autorizza e giustifica il suo operare.
Il punto è che, per quanto ho osservato nell’incontro, tale disciplina e statuto coincidono col soggetto medesimo del consulente filosofico che ti trovi davanti, soggetto formato sicuramente dal pensiero dei filosofi che ha frequentato, ma in ultima analisi tutto poggiato e autorizzato da sé medesimo, sovranità che non contempla radiazioni dall'Albo e non produce eretici e neppure apostati. Non dovrebbe avere timidezze nel proclamarlo in piazza invece di teorizzare una sorta di filosofare corretto perché logico e impersonale - quale logica, quella della filosofia scolastica? Quella della fisica quantistica? - Non rischierebbe nulla nell’ergersi all'altro come protagonista poggiato sul personale pensiero - circolo ermeneutico del relazionarsi tra soggetti attraverso reciproche pre-comprensioni: anche la maieutica opera necessariamente partendo da un punto di vista -, a maggior ragione nel caso di specie visto che governare, educare, curare, sono tre mestieri impossibili (Freud), anche se non di rado gli psicoterapeuti se lo dimenticano più dei filosofi.
La Ginestra
E il profumo del suo fiore nell’irrompere ridimensiona la gloria dell’inorganico. Da dove sarà mai arrivata ‘sta ginestra? Chi l’avrà attivata? Forse un qualche pensiero? Una qualche intenzione ne è la causa prima? E di chi?
Non lo so ma non mi preoccupo, in fin dei conti il dato portante è la realtà del suo accadere.
Serpe scongelata in salmì
Nel considerare tutta la conflittualità interpersonale procurata non da motivi attuali, reali e congrui, ma da lontane e remote esperienze negative che incistate nella testa agiscono cannando inquadratura e a scoppio ritardato contro chi non c’entra niente, alla domanda del Vangelo:
«Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pane, gli darà una pietra? O se gli chiede un pesce, gli darà al posto del pesce una serpe? O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione?»
Risponderei: «Più di uno e non solo i padri.»
Avanspettacolo
Esiste un diffuso repertorio canzonatorio della Bibbia, gioco facile visto che se interpretata letteralmente appare evidentemente ridicola in numerosi passaggi. Avanspettacolo invece disinteressato alla mitologia pagana, anche se il materiale non mancherebbe se presa alla lettera, dai Titani a Medusa.
Tra i motivi che fanno considerare la Bibbia una sfilza di cazzate da riderci sopra e le storie pagane cosa serissima, forse l’inconsapevole reattività del lettore contro quelle dottrine dogmatiche che hanno proclamato l’ortodossia di una ermeneutica biblica pre-critica e letterale - anche questa una forma di avanspettacolo -, ma così facendo subiscono un danno doppio nel permanere inconsapevolmente influenzati da un certo clericalismo così da non cogliere la possibile ricchezza che il Libro potrebbe elargirgli. Fare gli spiritosi è cosa impegnativa e seria.
Apologia del debole
Faccende del passato gli enigmi, oggi grazie alla scienza esistono solo problemi, così dicono. Però davvero strana la Natura che pur muovendosi a capocchia è perlopiù regolare. Per risolvere il problema c’è chi propone precise cause teleologiche con tanto di Regista, chi invece proclama l’assoluta casualità dell’universo. Posizioni in apparenza opposte eppure accomunate dal fatto di essere dei postulati.
Forse meglio un bel “non lo so” o, in subordine, indagare la possibilità di entrambe le concezioni, a patto che siano deboli, debolissime meglio.
Coscienza
Coscienza nell’accezione comune è termine inerente al monitoraggio funzionale dei sensi, oppure parametro etico della morale personale. Filosoficamente è invece lemma più esteso, fondante e portante, dal quale non si può prescindere. A Oriente Coscienza è indagata con tale precisione che è stato redatto un glossario ad hoc illustrante differenti livelli e distinte tipologie di coscienza. Dalle nostre parti, pur senza implementare neologismi, l’indagine filosofica non è stata da meno.
Va considerato che per esaminare la costituzione dell’universo utilizziamo necessariamente noi stessi senza possibilità di oltrepassarci, una sorta di cerchio magico, monade invalicabile, Hume è stato forse tra i più precisi nell’osservare e sviluppare questa concezione. Ricordo che anni fa anch’io la vedevo un po’ così. Di tanto in tanto mi recavo in ospedale a farmi togliere dei calcoli che si formavano in un rene. Prima di operarmi mi addormentavano e l'anestesia comportava due vantaggi, non mi faceva sentire il dolore e mi faceva provare in anticipo com'era morire. La coscienza iniziava a ritirarsi il nome che portavo e il ruolo che svolgevo li avvertivo rarefatti e poi sparivano. Mi abbandonavano rapidi tutti gli affetti e ogni amore. Per ultimo, quando stavo per morire, ogni idea spariva anche quella di un possibile Dio. Un istante prima di essere morto mi veniva perfettamente chiaro che tutta la questione si riduceva a "sono" oppure "non sono". Quando il "sono" s’attivava tutto esisteva, quando si ritraeva nulla esisteva. Tutto qui. Per più volte osservavo la coscienza che andava e veniva in un istante, come quando si accende e spegne la lampadina del soggiorno. Quando si spegneva, vedevo che con me si dissolveva l'intero universo, quando si accendeva, prima tornavo io e immediatamente dopo di me tutto quanto. Era dunque l'universo che esisteva grazie alla mia coscienza e non il contrario.
Sant'Agostino invita a non uscire da noi stessi, dimodoché rientrando in noi possiamo incontrare nell'intimo la realtà, che è Dio, quindi, a differenza della concezione di Hume, interiorità e universalità trascendente coinciderebbero. Hegel vede la Coscienza come l’Autocoscienza intesa come Principio assoluto che nell’auto-crearsi fa letteralmente la realtà nella sua totalità. Fra Agostino, Hume ed Hegel incontriamo numerose concezione intermedie che tra Idealismo e Spiritualismo dettagliano distinti livelli di coscienza fluttuando dall’inter-coscienziale al trascendente, talora separandoli, talvolta mischiandoli. Invece Freud mette in guardia dall’ortodossia della coscienza personale perché determinata da forze inconsce. Marx, anche lui diffidente della soggettività antropologica, individua tali forze occulte e inconsce nella sovrastruttura economico-sociale.
Un dato è certo, nella modernità Coscienza è vista con crescente sospetto, fino al punto da considerarla «nemica segreta delle scienze dell’uomo» (Lévi-Strauss), a Oriente si continua invece a indagarla, persino ad adorarla, forse meglio dirigersi a Est, non possiamo escludere che se un qualche Dio c’è passeggia da quelle parti bisbigliando “Io sono”.
Problema di chimica organica
In due damigiane facciamo digerire in un solvente delle radici di Ginseng in medesima quantità e della stessa qualità ottenendo due estratti identici in principio attivo stimolante.
Con le stesse modalità facciamo digerire nei solventi organici viscerali di due persone radici di Ginseng ottenendo che uno spara minchionerie e l’altro pensieri arguti.
Trova la sostanza che produce la differenza.