Talvolta la New Age somiglia a una tisana mal formulata[1], quei paciughi approntati con troppe piante mischiate a vanvera, ciascuna non sufficientemente conosciuta[2], ognuna in quantità deficiente per esplicare un’azione farmacologica nell’illusione che addizionando tanti frammenti di pochezza si produca ricchezza.
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1 Per tisana s’intende una miscela di erbe sminuzzate da utilizzare previa estrazione dei principi attivi con solvente acqua. Una tisana ottimale di norma contiene un massimo di 5-6 droghe differenti. Va ricordato che ogni droga può contenere differenti e complessi principi attivi e che l’azione farmacologica non è direttamente proporzionale al numero di droghe utilizzate. In linea di principio è opportuno utilizzare due o tre droghe base per la patologia trattata ad azione sinergica, una o due ad azione mirata per eventuali obiettivi secondari e una aromatizzante per “arrotondare” la miscela e/o per lenire eventuali effetti indesiderati delle droghe base. Suggerimenti si potranno ricavare da formulazioni tradizionali diffidando da quelle particolarmente complesse perché fondamentalmente scriteriate.
2 Per una buona formulazione è indispensabile una buona conoscenza farmacognostica delle droghe utilizzate per evitare antagonismi farmacologici. Nella formulazione e utilizzo delle piante l’operatore consapevole dei principi attivi utilizzati e delle loro attività farmacologiche potrà lavorare al meglio favorendo sinergismi ed evitando antagonismi. Comparerà le varie droghe sostituendo eventualmente quelle dannose perché tossiche o della quali è sprovvisto con altre tollerabili o aventi proprietà analoghe. Utilizzerà la stessa pianta per affezioni anche molto diverse. Potrà con criterio giudicare formulazioni proposte da terzi, scartando quelle improprie, scriteriate o dannose.