BLOG DI BRUNO VERGANI

Radiografie appese a un filo, condivisione di un percorso artistico

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Sabato, 22 Luglio 2017 21:34

Domanda estiva a freddo

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Mi hanno chiesto se credo in Dio e nella vita eterna. Ho risposto: «Non lo so», eludendo la domanda e deludendo gli interlocutori col mio (apparente) pilateggiare.

Il fatto è che nel confrontarmi con le concezioni più importanti e diffuse della tematica avverto consolatoria quanto ingenua quella platonica, concezione madre dei monoteismi che preferiscono un preconfezionato happy end invece d'indagare una verità plausibile, narrazioni che vedono l’anima personale iniziare un nuovo ciclo di vita col cessare del corpo.
Considero un vero e proprio atto di fede cieca la concezione atea materialistica, che sentenzia il cessare definitivo della persona con la morte del corpo, riducendo soggetto, vita e universo, alle limitate dimensioni, circoscritte categorie e parziali osservazioni empiriche, nelle quali ci muoviamo e delle quali disponiamo dalle nostri parti in questo tempo.
Forse meglio la terza via, quella orientale, così sintetizzabile: «Dove va la fiamma della candela quando si spegne? Non va da nessuna parte.» Concezione che possiamo interpretare negativamente considerando la realtà inesistente perché mera apparenza illusoria o, volgendoci a Ovest, positivamente, intendendo la realtà viva e continua nella totalità dell’essere: «L’essere non era né sarà ma è nel presente tutto insieme, uno, continuo» (Parmenide). Non male e ne prendiamo subito nota, anche se il primato di tale impersonale entità eterna e onnipervadente dell’Essere - con l'articolo determinativo e in maiuscolo - annichilisce di fatto il soggetto (io, tu, egli), fagocitandolo al punto da renderlo impersonale e pure, di per sé, irreale. Non mi sembra un buon affare schiattare da subito, dissolvendomi nell'Essere, per lenire l’angosciante pensiero di doverlo fare tra un po’.

Il punto è che le tre concezioni operano all’interno di griglie concettuali umanamente commensurabili e accessibili, mentre quel “non lo so” prova invece a indicare senza pittoresche narrazioni antropocentriche, alla larga da frettolose ideologiche preclusioni ed evitando esotiche speculazioni da coprifuoco - sparate a vista sull’Io - la possibilità di paradigmi altri e oltre che al momento ignoriamo (agnostico deriva da ignoto).

Ultima modifica il Martedì, 25 Luglio 2017 08:28
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