Quel cornuto che aizza all’essere
In un testo teatrale avevo scritto e anche detto:
«Sono mortale? Sono immortale? Che importa? Io sono e non sono. E’ il diavolo che mi sussurra: tu esisti…tu esisti… tu esisti.»
Non ho ben capito perché nella volontà di esserci e perdurare ci scorgevo il diavolo, forse un qualche motivo ci sarà se anche De Sanctis, interpretando Schopenhauer, lo tira in ballo proprio sul medesimo punto:
«[Il Wille (il volere)]se se ne stesse quieto, sarebbe un rispettabile Wille; ma come ha de' ghiribizzi, gli viene spesso il grillo di uscire dalla sua generalità e farsi individuo. Principium individuationis […] Potrebbe dire: non voglio vivere, e sarebbe Dio; ma quando gli viene in capo di dire: voglio vivere, diventa Satana.»1
1 Francesco De Sanctis, Schopenhauer e Leopardi
Morano - Saggi critici - Opere di F. De Sanctis, vol.V.
Praxis? Bis
La visione gramsciana dell’identificare il filosofo reale con l’uomo politico abile nel modificare attivamente l’ambiente afferma, implicitamente, che il pensiero, in sé, non è atto e neppure fatto.
Se così sarebbe necessario individuare il confine preciso, di luogo e di tempo, dove il pensiero da astrazione diventa atto: nel suo declinarsi in parola? In attività muscolare?
Giovanni Gentile affermando il primato del pensiero personale non vedeva separazioni tra pensare e fare interpretando l'intera realtà come manifestazione del soggetto pensante (autoctisi);
anche la visuale cristiana non scorge confini: “peccato di pensiero, parole, opere e omissioni”;
il diritto neppure1 in quanto la premeditazione (mero pensare senza - ancora - fare) costituisce di per sé circostanza (fatto) aggravante (artt. 577 n. 3, 585 c.p.).
1 l'ho appreso da Giacomo B. Contri.
Praxis?
«Si può dire che ognuno cambia se stesso, si modifica nella misura in cui cambia e modifica tutto il complesso di rapporti di cui egli è centro di annodamento. In questo senso il filosofo reale è e non può non essere altri che il politico, cioè l’uomo attivo che modifica l’ambiente, inteso per ambiente l’insieme dei rapporti in cui ogni singolo entra a far parte» (Gramsci, Quaderni del carcere).
Non ho erudizione per affrontare nel merito gli studiosi che si sono confrontati col pensiero di Marx riguardo la filosofia come prassi, distaccandosi o aderendovi, in Italia nel primo gruppo Croce e Gentile, nel secondo Labriola e Gramsci,
però un pensiero ce l’ho preciso: non mi piace definire “filosofo reale” chi partecipa all’assemblea di condominio e io acchiappanuvole quando ieri nel piantare la salvia ascoltavo il vento.
Vento evocante un recente intervento di Augusto Cavadi che, attingendo un po’ da qui, contestava l’antropocentrismo di Fichte, Hegel e Marx, utilizzando la metafora di decine di migliaia di volumi di migliaia di pagine ciascheduno che rappresentano la storia naturale del mondo nelle quali l’uomo, anche se fiorire unico e sorprendente, è citato nelle due righe finali dell’ultimo volume.
Perverse vibrazioni
Da trentacinque anni, cinque giorni a settimana, otto ore al giorno, faccio l’erborista e dentro quel tempo sempre più di frequente mi chiedono cose strane: fiori che elargiscono energia positiva, piante contenenti forza vitale, rimedi “vibrazionali”.
Francamente mi sono un po’ stancato e perché non mi occupo di vibratori e perché non faccio il mago ma l’artigiano che, collega del panettiere in piazza, raccoglie le piante e trasforma estraendone i principi attivi:
nulla di trascendentale ma molecole note e reali che i vegetali sintetizzano per attirare insetti o per respingerli, per difendersi da un qualche bacterio o virus, per cicatrizzarsi se lese, insomma che le piante producono per autocurarsi. Da qui, per contiguità biologica con l’organismo umano, la possibile interazione con esso: mica sempre positiva e vitale ma, per alcuni principi attivi, anche negativa e mortale.
Non so se le piante risultate “vincenti” nell’evoluzione fino a che punto hanno prodotto casualmente o “intenzionalmente” tali complesse sostanze, ma ho precisi indizi che questo imperversare New Age che mai si accontenta dell’evidenza, della sana superficie, sempre bisognoso dell’oltre, dell’esoterico, del profondo, dell’occulto, derivi da una rimozione del sacro e correlata irrisione delle religioni, che così tornano perverse nella mia erboristeria.
Potrei mettere un cartello: «Riprendete ad andare a messa la Domenica e finitela di rompermi i coglioni.»
Elogio del marginale
Tutto sommato un modo semplice per permanere un po’ indenni all’occidentalizzazione planetaria decolonizzandone l’immaginario di smisurata crescita (Latouche), incistato nella testa, è vivere e operare in un contesto rurale vocato all’agricoltura marginale.
Il genio
Il genio da vecchio è un po’ bizzarro e da giovane mica tanto normale. Sai bene cosa sto dicendo se hai avuto l’occasione di incontrarne qualcuno, in una esistenza non più di un paio per i più fortunati.
Noto lo scostamento tra il suo ordinario vivere quando, un po’ imbranato, si allaccia le scarpe, si nutre, urina e dorme, da ogniqualvolta che, improvviso, entra nel suo ruolo vocazionale nella materia dove è genio: lì smette di ridere e anche di sorridere, cessa qualsiasi ironia e autoironia, l’occhio da espressivo vira vitreo e un po’ fisso come nella bambina del film L’esorcista. La voce per misterioso ontologico ordinamento gli cade sulla medesima nota come nella salmodia gregoriana per dire preciso come se stesse leggendo un libro, il genio parla come scrive.
Non possiamo escludere che in tanto rigore gli entri nel corpo un qualche nobile predecessore nella materia, anche più di uno, talvolta una legione. Nell’ultima fattispecie scuole di pensiero si mischiano producendo paciughi di tesi che lui meccanico coordina e armonizza senza mai fluttuare. Poi d’improvviso torna normale, o quasi.
Naturalismo DOC. Test rapido
Test per misurare la solidità di discorsi e saggi che trattano di naturalismo.
Siccome il naturalismo va un po’ di moda e numerosi ne parlano e scrivono si consiglia il seguente test, semplice, rapido ed affidabile, per distinguere il naturalismo solido dalle patacche:
1 Ascoltare il discorso o leggere il testo
2 individuare il lemma “Natura” ogni volta che viene detto o scritto
3 Sostituirlo con "Maria Vergine Immacolata"
Se il discorso o il testo non lo rigetta all’istante trattasi di patacca.
GPS posizione attuale
Mi ero immesso sull’autostrada della tradizione platonico-cristiana, la prima che avevo trovato, quella ben segnalata, larga, ben tenuta, con poche e corte gallerie sempre illuminate. Di tanto avevo sostato negli appartati parcheggi del nichilismo moderno gestiti dalla medesima autostrada. Nell’inteso traffico hegeliani mi sorpassavano con auto sportive, non ho mai capito dove erano diretti così in fretta. Marxisti conducevano autoarticolati revisionati mentre qualche heideggeriano tentava di superarli, c’era anche un pulmino carico di suore, erano quasi tutti lì. Differenti modelli e velocità di spostamento nella stessa direzione verso un po’ ignoto casello di uscita.
Troppo traffico, così sono uscito per imboccare l’antica panoramica e ammirare le bellezze naturalistiche. In quella strada nessun cartello per indicare la direzione eppure avevo percezione che mi portasse in un bel posto. Strana sensazione quel panorama naturale al quale appartenevo, davvero bello ma se non glie lo dicevo io manco si accorgeva.
Autostrade della cultura, strade della natura ed io che le percorro. Dei tre l’ultimo è il fattore più prossimo e cruciale eppure il più ignoto. Ci sarà pure un sentiero per percorrerlo alla larga da mistiche autostrade antropocentriche?
Freno, frizione, acceleratore
Ho ascoltato Diego Fusaro enucleare e denunciare l’attuale imperversare della fanatica e folle fede nell’economia capitalistica. In tale tesi Fusaro, nel definirsi laico, contesta lo sciagurato “laicismo” nostrano che nell’attaccare pregiudizialmente tutte le religioni e correlati monoteismi produce territori vuoti favorendo la prepotente occupazione del messaggio unico dell’imperativo capitalistico.
Concordo sulla riflessione di un capitalismo tanto potente da far impallidire tradizioni religiose millenarie, ma nel contempo così mimetizzato - grazie alla sua onnipervadenza - da non essere più distinto e giudicato. Tesi già di Costanzo Preve che nel suo saggio «Una nuova storia alternativa della filosofia» interpreta il capitalismo odierno al pari di un monoteismo totalitario e assoluto, individuando nel pensiero ellenistico-cristiano un freno (katéchon) all’imperversare della imperialistica smisuratezza capitalistica.
Annoto, tuttavia, nell’ apologia - tout court - delle religioni rischi di ingenuità per l’evidenza che incontriamo concezioni religiose che sì frenano, ma anche che accelerano l’onnipervadenza capitalistica. Potrebbe apparire pittoresco omettere il deleterio contributo alla smisuratezza procurato, ben prima e sovente "con" il capitalismo, da Iddio e dalle teorie connesse alla sua onnipotenza, onniscienza e onnipresenza storicamente e socialmente declinate. Chiarificazione che Costanzo Preve coglie distinguendo il pensiero di Gesù di Nazareth da concezioni neo-veterotestamentarie alla George Bush. Un apprezzabile differenziare il “Discorso della Montagna” dal “Dio degli eserciti” che richiederebbe congrua dissertazione.
Aggiungo allo sterminato elenco ben poco katéchon che si potrebbe stilare riguardo le religioni la fattispecie dei massacri in nome di Dio perpetrati nei nuovi continenti e, imparagonabile forma provinciale soft, il recente “formigonismo” del quale ho enucleato le esaltate e smisurate dinamiche recensendo una biografia di don Giussani.
Occorre, dunque, tra freno e acceleratore anche frizione nell’approfondito distinguo tra religioni e specifiche, variegatissime, interpretazioni e applicazioni storiche delle stesse. Brutta faccenda se il rimedio è peggiore del male.
Senza soluzione di continuità
Alle giornate filosofiche ho apprezzato l’ideatore e direttore scientifico dire brillante ai partecipanti il concetto di utopia e ammirato quando, poco prima, con la medesima passione e precisione, gli aveva sistemato le sedie per farli accomodare.