Un cliente dell'erboristeria vuole una tisana depurativa e sfoggia - chiedendomi chiarimenti riguardo eventuali controindicazioni con la terapia in atto - due scatole di farmaci antivirali di nuova generazione, quelli che abbinati eradicano, nel novanta per cento dei casi, il virus dell'epatite C. A ognuno il suo mestiere, così consiglio di soprassedere con la tisana e chiedere ragguagli al medico specialista che lo segue. L’occhio mi va sul prezzo: uno costa euro 24.756 ventiquattromilasettecentocinquantasei, l’altro 13.655 tredicimilaseicentocinquantacinque, dosaggio per 28 giorni da ripetere, a dire del paziente, quattro volte. La tisana la vuole lo stesso, la preparo e gli chiedo 4 euro ricordandogli, in ogni caso, di riferire al medico prima di assumerla.
Prezzi equi? Se nella filiera della distribuzione non ci sono disonesti il prezzo potrebbe essere più che giusto: ce ne sarà voluta di ricerca e di investimenti per formulare quei farmaci, produrli e sperimentarli. La tisana mica lo eradica il virus, quelli sono farmaci che salvano vite e evitano trapianti di fegato ancora più costosi. Il mio cliente vale più delle 150 mila euro dei quattro cicli prescritti e forniti a totale carico del Servizio Sanitario Nazionale.
Lo Stato… Però! Indipendentemente dalla contingenza che il virus l'hai contratto accidentalmente per trasfusione durante intervento chirurgico, o quasi intenzionalmente nel farti “pere” riutilizzando siringa monouso per risparmiare 20 centesimi, ti assiste a gratis e a oltranza per titolo di cittadinanza.
Forse qui aveva ragione Hegel: lo Stato è Dio. O comunque qualcosa che gli assomiglia.