Il Cocchio
Avevo conosciuto un gruppo di meditazione che nell’aprire a caso il Vangelo interpretava il passo che capitava come un diretto manifestarsi divino che in tempo reale prescriveva precetti salvifici ad hoc. Una sorta di I Ching, di roulette metafisica dove il numero uscente era in quel preciso momento il consiglio giusto per il meditante.
Così in cerca di prescrizioni per lenirmi una vaga scontentezza li emulo in versione pagana e apro a capocchia i Saggi di Montaigne cosicché un qualche dio mi elargisca istruzioni per farmela passare. Mi parla alla pagina 1.199, probabilmente quella che mi merito.
C’è scritto che i re della dinastia dei Merovingi ottenevano soddisfazione girando per il paese sopra a un carro tirato da quattro buoi; l’imperatore Fermo attaccava al cocchio quattro struzzi enormi e sembrava volare; Marc’Antonio entrava in Roma trainato da leoni insieme a una ragazza suonatrice; Eliogabalo aggiungeva ai leoni qualche tigre, talvolta attaccava al carro cervi o quattro cani, però completa soddisfazione la otteneva nel farsi trainare da quattro ragazze ignude con anche lui nudo sul cocchio.
Che prescrizione severa! Non prevedevo che il mio malumore fosse così grave.
Però!
Un cliente dell'erboristeria vuole una tisana depurativa e sfoggia - chiedendomi chiarimenti riguardo eventuali controindicazioni con la terapia in atto - due scatole di farmaci antivirali di nuova generazione, quelli che abbinati eradicano, nel novanta per cento dei casi, il virus dell'epatite C. A ognuno il suo mestiere, così consiglio di soprassedere con la tisana e chiedere ragguagli al medico specialista che lo segue. L’occhio mi va sul prezzo: uno costa euro 24.756 ventiquattromilasettecentocinquantasei, l’altro 13.655 tredicimilaseicentocinquantacinque, dosaggio per 28 giorni da ripetere, a dire del paziente, quattro volte. La tisana la vuole lo stesso, la preparo e gli chiedo 4 euro ricordandogli, in ogni caso, di riferire al medico prima di assumerla.
Prezzi equi? Se nella filiera della distribuzione non ci sono disonesti il prezzo potrebbe essere più che giusto: ce ne sarà voluta di ricerca e di investimenti per formulare quei farmaci, produrli e sperimentarli. La tisana mica lo eradica il virus, quelli sono farmaci che salvano vite e evitano trapianti di fegato ancora più costosi. Il mio cliente vale più delle 150 mila euro dei quattro cicli prescritti e forniti a totale carico del Servizio Sanitario Nazionale.
Lo Stato… Però! Indipendentemente dalla contingenza che il virus l'hai contratto accidentalmente per trasfusione durante intervento chirurgico, o quasi intenzionalmente nel farti “pere” riutilizzando siringa monouso per risparmiare 20 centesimi, ti assiste a gratis e a oltranza per titolo di cittadinanza.
Forse qui aveva ragione Hegel: lo Stato è Dio. O comunque qualcosa che gli assomiglia.
Adotta un ulivo
Ho osservato che i vecchi contadini della mia contrada di campagna appaiono sovente, a parità di problemi, più sereni dei loro coetanei pensionati di città. Si sa, il relazionarsi con la natura conforta specialmente quando il rapporto è preciso e diretto. Non sempre è sufficiente relazione con il nebuloso “ente natura”, occorre declinazione univoca, eco-appartenenza di precisa fattispecie: rapporto diretto con quel fiore raro nell’angolo dietro casa, proprio quello lì, proprio quello “mio” - non inteso come possesso ma come relazione diretta e intima. Talvolta basta e avanza anche la relazione a distanza con una specifica pianta, o luogo, interazione di pensiero, di ricordo, che regala, ovunque sei, comunque stai, notizie rassicuranti.
Ieri ho visitato la Masseria Appia Traiana proprio contigua all’omonima via del 108 d.C., nel cuore della “marina” di Ostuni. Ettari curatissimi eppure selvatici con migliaia di alberi d'ulivo coltivati rigorosamente bio intercalati da piccole gravine e grotte ancestrali, macchia mediterranea e piante aromatiche.
Inaspettati scorgo degli ulivi millenari ognuno con una targa con scritti nomi e cognomi di persone che vivono a Milano, Torino, Trento, nord Europa. Ma che roba è? Il proprietario mi spiega che è possibile “adottare” un ulivo acquistando, di raccolto in raccolto, di stagione in stagione, l’olio che produce. Lo scegli, ti comunicano le coordinate GPS, mettono il tuo nome e da quel momento, sigillata l’alleanza, potrai accedere nel podere in assoluta libertà per coltivare il “tuo” ulivo e raccoglierne il frutto o semplicemente per ammirarlo. Se ti trovi lontano o impegnato cureranno l’albero per te spedendoti a casa l’olio biologico, spremuto a freddo, prodotto dalle sue olive. Insomma spendi solo, e il giusto, per l’acquisto di un olio eccellente e il “tuo” ulivo con tutte le positività che ti offre, e di interazione sul campo, e a distanza (psicologiche, filosofiche, esistenziali), è a gratis.
L'Ultimo Atto
L’Ultimo atto di Formigoni non è uno stantio titolo di “Repubblica” sulle vicende giudiziarie del senatore Roberto Formigoni, ma la valorosa messa in scena teatrale di e con Carlo Formigoni liberamente tratta da “All that fall” di Beckett, che ho visto ieri sera. La Signora Rooney (Angelica Schiavone) vecchia e malmessa moglie aspetta in stazione il Signor Rooney (Carlo Formigoni) marito cieco e derelitto. Ma il treno col marito tarda: si è fermato perché, proprio lui, con nonchalance ha compiuto atto atroce. Al suo arrivo moglie e marito, dentro quella tragica personale e metafisica condizione, s’intrattengono commentando il tempo che fa e faccende similari come il risparmiare nell’economia domestica, magari coricandosi nel letto per dormire a oltranza.
Anche se ho commesso meno atrocità mi ci sono visto in quella coppia e mi è tornato alla mente la mezzanotte dell’altro anno quando dalla foschia erano apparsi in fondo al binario i fari del locomotore che riportava lontano mia figlia. Due minuti e sarebbe partita e dentro quel tempo, come fanno i ragionieri, avevo eseguito il bilancio complessivo del mio vivere. Resoconto generale passivo: decenni di lavoro e manco sapevo perché c’ero, proprio come adesso.
E pensare che ieri sera prima di andare a teatro avevo sfogliato “La filosofia come scienza rigorosa” di Husserl mentre guardavo il telegiornale. Nella premessa avevo incontrato un bello stralcio del suo diario dove si confessa così:
«In primo luogo nomino il compito generale che devo risolvere per me, se voglio chiamarmi filosofo. Intendo una critica della ragione. Una critica della ragione logica e pratica, di ciò che in generale ha valore. Io non posso veramente e veracemente vivere senza venire in chiaro in linee generali sul senso, l’essenza, i metodi, i punti di vista fondamentali di una critica sulla ragione, senza aver immaginato, progettato, stabilito e fondato, un generale abbozzo di essi […] devo pervenire a una interna solidità. So che si tratta inoltre di cosa grande, della più grande…»
Lì per lì l’avevo avvertito il filosofo solenne e da imitare, ma invece a teatro ecco improvviso l’“Effetto Beckett”, quello che ti porta a vedere il filosofo vecchio e decrepito annunciare tale solenne e grande, anzi il più grande, proposito lì con l’ipertrofia della prostata mentre schiatta in un letto d’ospedale. Oh Gesù! Che strana faccenda è l’uomo.
foto di Antonio Lillo
Maritain: un maestro per l'oggi
Nel personale cammino d’emancipazione dal pregiudizio anticattolico, a tratti reattivo e infondatamente generalizzato, procuratomi da infruttuose esperienze in specifico contesto ecclesiale, ho voluto leggere di Augusto Cavadi « Jacques Maritain: un maestro per l'oggi ».
Maritain (1882-1973) filosofo francese convertitosi al cattolicesimo, ambasciatore francese in Vaticano (1945 -1948), neotomista stimatissimo da Papa Paolo VI; titoli a seconda dei punti di vista di merito o di demerito. Non nego che, per tali aspetti biografici e per la contingenza d’aver conosciuto Maritain solo attraverso le citazioni di don Giussani, ho cominciato la lettura con atteggiamento prudente e non poco sospettoso, via, via, confortato dall’approccio laico e filosofico del saggio.
Cavadi dalle più di 60 opere di Maritain antologizza e commenta differenti scritti attraverso, mi sembra, due criteri sinergici:
quello dell’evidenziare nel merito quanto la filosofia di Aristotele e di San Tommaso d'Aquino rielaborata in presa diretta da Maritain, risulti innovativa (non inedita perché radicata nella tradizione) e attuale;
quello di far interagire, d’articolare, tale pensiero con quello dei filosofi e uomini di pensiero che hanno caratterizzato il moderno e post-moderno: Lutero, Cartesio, Rousseau, Marx, Nietzsche, Il Circolo di Vienna, Sartre e anche Hegel, Kant e, inaspettato, Freud. A seguire, in specifica parte, viene affrontato il Pensiero Orientale. Tale criterio di relazione e confronto del protagonista con altri uomini di pensiero appare prezioso esempio di un approccio alla storia della filosofia proficuo: attraverso un punto di vista espositivo e interpretativo vivo (quello di Maritain) viene appagato il bisogno di coloro che desiderano un abbordo alla filosofia dinamico, lontano dai consueti e un po’ uggiosi manuali scolastici dossografici, asettici e avulsi dal vivere quotidiano.
Articolare maritainiano con gli esponenti della filosofia moderna e post-moderna che mi limito, invitando a leggere il libro, a condensare:
confronto a tratti intransigente eppure costantemente pluralista, abile nello scorgere nel pensiero altrui verità giudicate sovente effettive e anche valorose seppur parziali, vere sebbene fallaci quando estremizzate e universalizzate.
Tale articolare poggia, nel solco di Aristotele e Tommaso d'Aquino, sull’ontologia connessa alla metafisica, argomenti tutt'altro che agevoli per quelli - come me - sprovvisti di adeguate basi aristoteliche, ma il libro nel suo dipanarsi aiuta: termini come essere con la minuscola, Essere con la maiuscola, essere naturale, essenza, essere trans-oggettivo divino, vengono chiariti nelle svolgersi delle pagine. Al riguardo potrebbe risultare utile iniziare il libro dall’ultima, quarta, parte dedicata a Tommaso d’Aquino. Tutto sommato occorre ricordare che metafisica e ontologia, o meglio metafisiche e ontologie, mica sono territori precisi con contenuti univoci: tutto sommato ogni filosofo, ogni uomo, ne traccia differenti confini scorgendoci dentro ciò che può vedere e Maritain ci vede, con intelligenza (filosofia cristiana) e esperienza (non anticipata dalla fede), Dio. Per estesi bellissimi tratti lo fa vedere, chiaro, anche a me quel Dio amorevole, ragionevole, rispettoso della dignità della natura, fondamento di un umanesimo integrale.
Certezza che un po’ si sfoca a libro chiuso nel chiedersi: ma il Tommaso di Maritain è proprio il santo d’Aquino dottore della Chiesa cattolica o è un altro? E quel Dio che dimostra e annuncia è lo stesso della rivelazione-tradizione (che io giudico narrazione) giudaico-cristiana o altro? E’ il medesimo Dio dell’autorità ecclesiastica e del catechismo della Chiesa cattolica o altro? O Cavadi nelle sue 184 pagine ha “depurato” Maritain e il Dio che testimonia da questi fardelli per renderlo accattivante, o quel Dio è davvero un altro. Chiunque sia mi piacerebbe essergli amico.
Cavadi Augusto,
Jacques Maritain. Un maestro per l'oggi. Critica del moderno e postmoderno alla luce di Tommaso d'Aquino
IPOC
L’Evento
Del libro “La realtà non è come ci appare” di Rovelli, fisico teorico vigile alle implicazioni filosofiche dell’indagine scientifica, mica ho compreso cosa sono le strutture granulari schiumose e neppure i molluschi di tempo-spazio che si incurvano, eppure grazie a quella lettura continuo a ruminare che la realtà accade, di volta, in volta, per interazione, per mutua azione tra sistemi, campi e corpi, che via, via, relazionandosi creano letteralmente l’esistente.
Eventi di realtà circoscritti allo specifico contesto delle forze interagenti non sperimentabili dagli assenti e insieme eventi aperti in quanto un ente, un corpo, o più corpi esterni possono interagire con essi modificando l’evento anche per mera osservazione.
Eventi fluttuanti che senza interazione non esisterebbero, compresi - a dire dei fisici teorici - anche il tempo e lo spazio. Eventi oggettivi ripetibili a parità di forze in campo e condizione dell’interazione, nondimeno accadimenti sempre provvisori e nuovi, non duplicabili come i concerti rock live, quelli dove “io c’ero”.
Se funziona così anche nella realtà del quotidiano vivere si aprono imponenti scenari di responsabilità e sovranità personali e collettive. Consideriamo in questa prospettiva l’accadimento del leggere un libro e, a maggior ragione, l'evento del dialogo: relazioni, contaminazioni, interazioni che originano non mera somma o sottrazione delle forze in campo ma, nel bene o nel male, istantaneo inedito avvenimento altro.
Il Vento
Mi torna alla mente il colloquio con Nicodemo nel vangelo di Giovanni, quando Gesù di Nazareth gli avrebbe detto:
« Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai di dove viene e dove va: così è di chiunque è nato dallo Spirito ».
Niente di poetico, ma razionale assalto alla categoria dell'immodificabile predetto (o Teoria).
Teoria degli insiemi
A parte le relazioni lavorative e qualche incontro accidentale come i vicini di casa, la cassiera al supermercato, un qualche parente e quello che ti ritrovi a fianco nella coda al semaforo, per il resto, tutto sommato, sovente ognuno ha (o se un po’ eremita come me non ha) gli amici e i “nemici”, gli interlocutori e le frequentazioni, che si merita.
Legalità VS Legalismo
Le leggi in Italia sono decine di migliaia, probabilmente centomila, c'è anche la normativa HACCP ideata dalla NASA con correlate sanzioni al pizzaiolo di Pozzuoli se non l'ottempera; considerando tutti i codici, i testi unici, le normative dello Stato, regionali, comunitarie e amministrative, le leggi son anche più di centomila. Quante siano le leggi italiane nessuno lo sa, ma sicuramente sono tanto numerose e onnipervadenti che se applicate tutte e nel contempo non poche si eliderebbero a vicenda e delle rimanenti qualcuna si rivelerebbe - se applicata con miope rigore legalistico - palesemente ingiusta, dunque contraria alla legalità.
Singolare che il discernere la legalità dal legalismo sia sì enorme argomento filosofico eppure tutto sommato squisitamente teologico: nel cristianesimo a seguito dell'insistenza di Gesù di Nazareth sulla questione mica si è potuto glissare . Con tutte le inutili e talvolta dannose importazioni dal religioso confessionale al sociale questa poteva anche rivelarsi utile. Si è preferito introdurre l'intimistico mito di Antigone, vista la situazione sembra sia servito a poco.
Sinistro effluvio
I vicini della masseria spostano il letame fresco, siccome il tiglio è fiorito il tanfo si mischia al profumo ma invece che un puzzo stemperato ne arriva uno più nauseabondo.
Nel letame nascono i fiori è vero solo nelle canzoni e nelle novelle indù: se non è molto diluito e tutto stagionato per prolungata elaborazione crema tutto, crema rapido.