Dici “gatto” ma in quel suono il gatto non c’è, dici “cat” e l’assenza permane, gridi “chat”, niente. Scrivi “gatto” ma da quei segni il gatto scappa. Allora lo immagini, lo fissi in un disegno, ma il gatto lì non c’è.
Forse è vero: tutti i dualismi implementati dall’uomo: soggetto/oggetto, finito/infinito, fenomeno/noumeno… Provengono da questo peccato originale implicito nel linguaggio; dalla primaria, insolubile, divisione tra significante e significato.
Il gatto? Forse meglio afferrarlo in silenzio dalla collottola.