L’assoluta sudditanza
Giornaliera operazione di chiusura dell’erboristeria, inserisco nel programma telematico delle accise lo scarico dei rimedi alcolici venduti, ma i totali non tornano. So che il programma non sbaglia così mi imputo l’errore. Lavoro un’ora nel cercarlo ma i dati che ho messo sono corretti. Continuo, continuo, continuo e continuo a imputarmi l’errore finché chiedo aiuto e l’altro dopo una mezz’ora si accorge che il programma nello sviluppare i dati sbaglia una moltiplicazione. Non era mai accaduto eppure ha sbagliato.
Decenni che lavoro per emanciparmi da autoritarismi esterni e dentro di me, ma col mio computer manco ho ipotizzato che potesse sbagliare lui. Brutta bestia il tecnicismo, piccola brutta storia questa subalternità, quest’abdicazione da me stesso, forse indizio di un possibile tragico planetario futuro.
Motore immobile?
D’autore che stimo ho letto che il “Motore immobile”, quello di Aristotele, è roba alla Renzo Arbore e Crozza, non c’era scritto ma per essere proprio precisi è d’obbligo aggiungere Nino Frassica.
Qualora definizione di un ipotetico Creatore l’asserzione di Aristotele potrebbe anche far ridacchiare, ma rivolta all’uomo perde un bel po’ della sua verve comica per diventare puntuale e congrua:
a differenza del fisso funzionamento fisico delle particelle che permangono in equilibrio perché sollecitate da forze uguali e contrarie perdendolo nell’interazione con forze differenti e opposte, l’equilibrio degli e tra gli umani - capace di coscienti intime omeostasi e pubbliche equabilità - necessità di continua, rinnovata, laboriosa iniziativa personale: fuori dagli eremi per permanere addentro stabili è necessario intimo muoversi e remare.
Umana dinamica d’immobile motore o che, perlomeno, gli assomiglia e se c’è un qualche dio a nostra immagine e somiglianza vale anche per lui.
Incrostazioni
Tutto sommato un’esistenza dignitosa, grazie al mestiere d’erborista dispongo di una casistica clinica piuttosto esauriente sulla la stipsi intestinale negli anziani.
Perlopiù il problema è reale ma non di rado immaginario: verso gli ottant’anni una forza intima e misteriosa talvolta prescrive al soggetto svuotamento viscerale profondo, totale, assoluto. Necessità che, però, neppure il più drastico lassativo riesce a soddisfare.
Probabilmente il problema non sta nelle budella ma in ignoti apparati forse metafisici ingolfati da specifiche concrezioni e stratificazioni.
La pomposa estetica del niente
Liturgia, simbolo e allegoria, possibili indizi d’inconsistenza dell’oggetto che esprimono e celebrano.
Nel caso d’overdose prova precisa.
Il non discorsivo
La signora avrà avuto 95 forse 100 anni, la vita l’aveva rimpicciolita e rannicchiata sul lettino del pronto soccorso sembrava ancora più minuta.
Di tanto in tanto emetteva lamenti disordinati ma perlopiù permaneva zitta e ferma, eppure senza discorso insegnava precisa gran parte dello scibile, forse tutto.
Libri
Il detto per sua struttura e ritmo talvolta annaspa per raggiungere la puntualità dello scritto. Scritti precisi e ben ponderati risultano sovente incomprensibili e anche antipatici al lettore tardo o frettoloso; è come se la scrittura invitasse a percorrere territori precisi talora estranei al lettore con velocità e direzione decisa dallo scrittore.
Potrebbero non piacere quei posti, ma per saperlo è necessario che il lettore li frequenti tenendo il passo. Umile remare senza preclusioni di rotta che estraneo ai “non m’interessa” prende iniziativa e non molla con dei “non capisco” quando richiesto passo veloce in territorio impervio o straniero.
Massimo Borghesi, Luigi Giussani
Il saggio monografico del filosofo Massimo Borghesi «Luigi Giussani. Conoscenza amorosa ed esperienza del vero. Un itinerario moderno», analizza il pensiero di Luigi Giussani (1922-2005) dipanando con approccio filosofico e teologico le categorie fondamentali del pensiero giussaniano, oltre ad esporre l’inedito approccio “tomistico esistenziale, moderno, libero e aperto” e la correlata dialettica culturale e storica - all’interno della Chiesa cattolica e della società civile, dagli anni Cinquanta del Novecento fino alla sua morte - e connesse accuse di modernismo e di integrismo, tutt’oggi presenti, che Borghesi agilmente risolve in favore del protagonista.
Una articolata illustrazione delle categorie della tradizione cattolica ri-attualizzate da Giussani e insieme del suo “pensiero sorgivo”, aventi come punto di partenza il “senso religioso” - categoria attinta da Montini - inteso, con taglio ontologico ed esistenziale, come il peculiare e insopprimibile anelito umano al significato dell’esistere, del vivere e del morire. Senso religioso che per implicita universalità favorisce il dialogo con qualsiasi uomo e cultura.
Per temperamento su questo punto simpatizzo con l’approccio di Giussani e Borghesi constatando che, pur non definendolo necessariamente “senso religioso”, l’umano pensiero, da sempre, affronta tale dato di “mancanza” elaborando, come testimoniano estesi tratti della storia della filosofia, percorsi d’emancipazione. Tuttavia nel contempo non possiamo omettere di affrontare possibili ipotesi d’infondatezza riguardo tale supposta mancanza, specialmente in un volume che, estraneo allo stile agiografico devozionale, espone il pensiero di Giussani con rigore filosofico. Nel merito di questa ipotesi di infondatezza riguardo la categoria della mancanza esistenziale, cito il famoso frammento 30 di Eraclito, che per nulla insoddisfatto dimostra che l’uomo, oltre a essere esistenzialmente “capace di Dio” per sanare oceaniche insoddisfazioni, è anche abile in tutt’altro: «Quest’ordine universale, che è lo stesso per tutti, non lo fece alcuno tra gli dèi o tra gli uomini, ma sempre era, è e sarà fuoco sempre vivente, che si accende e si spegne secondo giusta misura».
Teoria della mancanza anche poggiante su forme latenti, consapevoli o meno, di nichilismo e connessi esistenzialismi: da quelle parti se immenso sarà il buco di congrua quantità dovrà risultare la sostanza per chiuderlo. Mancanza che in chiave psicoanalitica viene talora interpretata conseguenza della totale dipendenza del neonato dall’Altro incistata nell’adulto. Languore esistenziale che, al pari e a maggior ragione di quello gastrico, esigerebbe indagine accurata, che l’Autore invece pone, senza dimostrarlo, come dato di fatto acquisito e inconfutabile.
Nel porre a fondamento tale presupposta mancanza sorgerà immediata la domanda corrispondente, posta la domanda corrispondente irromperà la risposta conforme, che Giussani indica nel sorgere dell’Avvenimento cristiano in quanto risposta esauriente e concreta nell’incontro-esperienza di Cristo nella Chiesa cattolica, più precisamente nel pezzo di Chiesa denominato Comunione e liberazione, "conoscenza amorosa" nella relazione dell’io con un “tu” verità risolutiva “cercata dal soggetto ma imposta dall’oggetto”, dove l’io troverebbe, finalmente, corrispondenza compiuta con la realtà. Concezione che armonizzerebbe ontologia (quella dell’Essere con la maiuscola) con realtà fenomenica.
Proposta legittima personalmente verificata anni fa apprendendo in presa diretta le categorie giussaniane dalla viva voce “del più grande educatore del '900”, oltre a trovarmi su sua perentoria e precisa indicazione a praticarle obbedendo, come a Cristo in terra (letteralmente), a tale oggi a processo per presunta associazione a delinquere insieme a altri ciellini. Forse c’è qualcosa che non va.
Non intendo universalizzare la personale e circoscritta fallimentare verifica sul campo per criticare un libro in numerosi passaggi valoroso, meritevole di rilettura e di congrua recensione ben oltre a queste stringate annotazioni a caldo, ma rilevare che le categorie di pensiero di Giussani - e di chicchessia - di per sé mere scatole vuote, più precisamente più sono grandi più risultano vuote, andrebbero dettagliate con precisione riguardo i contenuti: omettendo la fattispecie sembra si dice ma invece si tace. La generale categoria di verità “cercata dal soggetto ma imposta dall’oggetto” va bene per Hitler e per san Francesco perché vuol dire tutto e niente, così quelle di “fatto”, “esperienza” e “incontro”, che se monche di circostanziati contenuti di metodo e prassi vanno bene allo studente per passare l’esame, ma risultano vane al personale vivere.
Massimo Borghesi,
"Luigi Giussani. Conoscenza amorosa ed esperienza del vero. Un itinerario moderno" Edizioni di Pagina, Bari, 2015.
Animale uomo?
Anche i gatti rivelano differenti caratteri e i cani ancor di più, ma la diversità tra persone può rivelarsi tanto assoluta da rendere plausibile l’ipotesi che non siamo animali.
Fiere, scalzacani, soggetti ordinari o dìi, ma non animali.
Diario clinico di un disabile
Il divorzio era stato devastante e per distrarmi frequentavo amici e specialmente amiche. Uomo single dal carattere conciliante. Tale Brigitte mi aveva contattato da Parigi, aveva sentito parlare del mio lavoro d’erborista da amici comuni e desiderava collaborare con me. Ero stato da lei e poi lei da me e senza accorgermi me n’ero innamorato. Il bacio alla francese non era una leggenda, esisteva davvero: arcani movimenti rotatori e aspiratori che mi facevano perdere i sensi, come i ladri del medioevo che mettevano di nascosto i semi di datura nel vino della vittima e quando si addormentava la derubavano. Avevo creduto per un momento d’essere felice, invece l’innamorarmi aveva coinciso con una malattia, una febbre che mi rendeva severamente disabile.
La fidanzata parigina era più sana e equilibrata nella relazione rispetto a me, anche se piuttosto stronza: nutriva un affetto vago confuso all’interesse per il mio lavoro. Senza di lei l’attesa era insopportabile, un avvento continuo come aspettare Gesù Bambino. Avevo bisogno di lei, il fatto era che se lei non mi amava io morivo, quindi invece che morire era meglio le mi amasse e per farmi amare io diventavo come lei voleva, mi conformavo e ingurgitavo a fatica la zuppa di soia condita col tamari che aveva cucinato, noncurante del voltastomaco le dicevo che era superba, da perfetto deficiente glie lo dicevo in francese: senza farmi notare inspiravo più che potevo e un po’ ancora, poi emettevo dal profondo dell’anima una lenta espirazione per far uscire una erre roulant eterna che esprimesse la mia devozione assoluta per lei. Partiva e io rimanevo lì, fermo ad aspettarla, senza fiato con la brodaglia esotica sullo stomaco, pietrificato dall’angoscia.
Se era a Parigi mi mancava, ma quando tornava iniziava il supplizio perché era malata delle teorie del benessere: tre ore di yoga alla mattina, strane pratiche d’inspirazioni d’acqua nel naso come un elefante e poi le nevrosi sul cibo: il carboidrato, la proteina, e mangia così e mangia cosà e respira così e respira cosà. Quando andavo io a casa sua era ancora peggio, aveva i fornelli elettrici perché quelli a gas, a suo dire, potevano perdere e mentre dormivi ti ammazzavano. Quando lavavo i piatti dovevo utilizzare poco detersivo altrimenti inquinavo tutto il pianeta e solo qualche goccia d’acqua perché altrimenti tutta la terra moriva di sete per colpa mia. Vietato fumare. Avevo fumato lo stesso il Toscano extravecchio al freddo del suo balcone, ma un po' di fumo, a suo dire, era penetrato nell’immacolato appartamento contaminandolo, così avevo smesso di fumare anche per poterla baciare senza che si lamentasse per l’alito che sapeva di tabacco. Era allergica al glutine, addio cucina italiana. Tiroide fuori uso come di moda per le donne moderne, di lavoro però curava gli altri e quando avevo chiesto un caffé aveva sobbalzato come se una goccia di caffeina potesse uccidermi. Poi ritornavo in Italia e invece di realizzare che era una poveretta mi sentivo perduto. Visti i presupposti sei mesi di massacro. Alla fine mi aveva mollato lei e in un paio di mesi ero guarito dalla psicosi e forse anche immunizzato. Trascorsi dieci anni, pur risposandomi, nessuna ricaduta.
Sostrato
Per i religiosi disillusi come sono io, puntuale emancipazione dalla voragine lasciata dalla concezione di un Dio che non c’è più viene dall’osservazione e dall’indagine del sostrato, la sostanza primordiale, costitutiva e fondamentale, che regge gli accidentali mutevoli fenomeni. Una tensione che nell’indagare e onorare il sostrato appare prossima al naturalismo. Coinciderebbe precisa se non fosse per due fattori:
constatare l’evento uomo scostarsi per coscienza e autocoscienza, pensiero e mete, dal generale “funzionamento” dei meccanici universali fenomeni, da qui il lasciare la porta aperta così da non precludere la speculare possibilità che il sostrato sia anch’esso costituito in qualche modo da pensiero, da una qualche forma di autocoscienza che lavora precisa.