Incinto
Se abili d’audace straniamento dal già noto ci sarebbe da chiedersi: esiste stranezza superiore all’avere un altro nella pancia?
C’è da rimanere ammirati dalla capacità delle donne di vivere l’accadimento con equilibrata partecipazione e serena nonchalance.
Se attraverso futuribili tecniche mediche di procreazione assistita si riuscisse ad ingravidare un uomo sarebbe prima necessario valutare la sua tenuta psichica all’evento e poi monitorarla con scrupolo, non possiamo escludere che in quel improvvisarsi andrebbe fuor di capoccia di brutto.
Sana Quaresima
Dopo un episodio ipertensivo ho mangiato molto meno e perso sette chili in poco più di un mese. La pressione pur senza assumere farmaci adesso è giusta ma le tabelle del Ministero della Salute indicano che ne devo eliminare ancora cinque per pesare normale. Le tabelle del Ministero vanno ottemperate, le tabelle mica sbagliano, così altre settimane a stecchetto e moto spinto per standardizzarmi nei parametri ufficiali. Siccome nel correre a vuoto e fare ginnastica mi sento un deficiente nel poco tempo libero dal lavoro, piuttosto sedentario in erboristeria, ripristino pareti a secco e raccolgo olive.
Adesso son qui senza più pancia e pressione nella norma ma isterico e mi tornano alla mente quelli che vengono in negozio, quella fauna di vegani a oltranza, quelli pallidi e l’occhio psicotico che leggono le etichette dei prodotti alimentari con attenzione maniacale alla ricerca di un ingrediente potenzialmente inquinante le loro sacre viscere o troppo calorico, ma la criminologia sentenzia che mai è esistito un serial killer in soprappeso, gote rubiconde, bevitore e temperamento bilioso, tutti piuttosto magri e controllati, quasi asceti, neppure uno che frequentava trattorie nella bassa padana assieme ai camionisti.
Se c’è una cosa che apprezzo del cattolicesimo è la quaresima: mica è a oltranza, raggiunge il termine al quale è diretta e lì conclude con soddisfazione di colpo come un temporale estivo. Modello a tre mosse da espandere a tutta l’esistenza questo iniziare, fare, concludere. Più sano il circoscritto dell’infinito.
Il Frantoio
Questo anno la resa è bassa ma l’olio sopraffino. Nell’aspettare il mio turno al frantoio osservavo i contadini pugliesi con pance enormi chiacchierare affabili con longilinei francesi, inglesi e un po’ più grassottelli russi, che qui trasferiti portavano le proprie olive a macinare.
Tangibile fraternità di popoli: atto politico saggio e potente la ruralità vissuta.
L’amplificatore
Un pensiero scarso, seppur oggi universalmente espandibile per trasmissione immediata, permane scarso. Grosso ma scarso.
Rincontro
Forse l’originalità e l’inedito assoluto non esistono, al pari del compositore che in buona fede viola il copyright di una qualche melodia casualmente sentita ma non ascoltata, non di rado assimiliamo e introiettiamo inconsapevolmente il pensiero altrui.
Forse il “pensiero sorgivo” è evento davvero raro, però che soddisfazione quando una qualche riflessione frutto di personale lavoro la si rincontra pensata e confermata precisa, talora migliorata, da altri.
L’Ontosintassi
Tutto sommato il vivere degli uomini e l’esserci di tutto l'esistente è grammatica, più precisamente sintassi: relazioni e combinazioni istituite tra soggetti e oggetti, funzioni e categorie.
La Natura è sintassi precisa anche se ripetitiva e monotona, l’uomo invece implementa sintassi dinamiche e differenti: mal costituite che producono cantonate e infognamenti, fisse che non di rado causano groppi e labirinti, corrette che producono libero laborioso fluttuare soddisfatto.
Ma chi avrà mai stabilito le regole?
Lo chiamavano Trinità
La targa di marmo affissa all'ingresso del convento delle suore ha sopra inciso:
“Casa dell’Immacolata. Maria Sposa dello Spirito Santo”.
Ma non era già sposa di Cristo? E concepita immacolata e vergine e madre e sposa poliandrica e pure castamente incestuosa, ma un po’ di misura mai? Oltre le più disparate ed estreme rivendicazioni lesbiche, gay, bisessuali e transgender messe assieme, quelli che non a caso anelano numerosi sposarsi in chiesa, similis cum similibus congretantur.
Mi torna alla mente Luigi Lombardi Vallauri che così spiegava e parodiava Sancta Maria Mater Dei: «Ci sono tre persone di cui una ha creato il mondo, l’altra si è incarnata e si è incarnata perché la terza ha fecondato la mamma di lui, la mamma terrena». Però René Girard nell’esploratore il sacro annotava che chi ridicolizza le incongruenze della dottrina Cattolica dovrebbe, se un minimo coerente, espandere il suo deridere anche alla mitologia classica.
Noncuranti della scritta sulla targa i passanti transitano davanti al convento mentre le suore che sono dentro forse noncuranti del mito e della metafora transitano su questa terra credendoci alla lettera.
Il mal piglio
Ci sono anche altezzosi arguti come pure affabili deficienti,
eppure la boria rivela uno stato d’incertezza e la cordialità, se sincera, un’implicita stabile saggezza, o qualcosa che gli assomiglia.
Nutrire il pianeta
Con gli amici è vantaggioso, oltre che frequentare trattorie in compagnia, nutrirsi del pensiero e dell’esperienza dell’altro,
inattendibile un’amicizia anoressica del pensiero dell’amico meglio un avversario che lo spolpi con cura.
Nutre osservare l’amico, sazia monitorare il suo pensiero, soddisfa apprendere da lui se artigiano, stimola visionare ciò crea se artista, arricchisce leggerlo quando scrittore.
Talvolta si mette sotto i denti meno di quanto si offre e ci si ritrova padri, altre volte si mangia di più e di meglio di quello che elargiamo e accade d’essere figli, ma il più delle volte nell’amicizia ci si scopre nel contempo e padri e figli.
Mistiche
A pagina 233 del saggio sulla spiritualità filosofica «Mosaici di Saggezze» di Augusto Cavadi - chiedo scusa al lettore se sono ripetitivo, ma questo è il libro che da qualche tempo rumino con piacere - incontriamo pagine sul «Distacco dalla mera razionalità» che toccano i punti forse più estremi, sicuramente più rischiosi, della filosofia: distacco e rinunzia dalle idee non solo degli altri e proprie ma «in quanto tali». Da una parte Cavadi dice i limiti del dogma illuministico: uomo che poggiando sulla logica si percepisce libero dall’angoscia e luce del mondo, senza riconoscere che in questa presuntuosa antropocentrica smisuranza «la terra interamente illuminata [dall’umana ragione] splende all’insegna di trionfale sventura» (Horkheimer e Adorno). L’Autore apprezza la diagnosi ma nel contempo prende pacata distanza dalla terapia d’emancipazione che Horkheimer e Adorno offrono valutandola nebulosa. Osserva che i due autori - e con loro numerosi altri filosofi - constatano l’evidenza che «il pensiero, quando pensa sino in fondo, riesce a pensare anche la propria limitatezza» e lì si fermano. Impasse irrisolvibile? Cavadi indica, procedendo coi piedi di piombo, la possibilità di oltrepassare la filosofia per mezzo della filosofia stessa. Come? E’ possibile immergersi filosoficamente nel solco e nelle tecniche delle tradizioni mistiche? Cavadi precisa che se con mistica intendiamo «isolamento solipsistico» (annoto che possono anche verificarsi isolamenti solipsistici collettivi con l’io di gruppo, come nella mistica nazista) tale approccio è valutato dall’Autore estraneo alla filosofia, se invece intendiamo con mistica la «ricerca di modi altri di entrare in contatto con l’Essere quale per noi accessibile nei, attraverso e oltre i fenomeni» è filosofia, sebbene al di là di come comunemente intesa, beninteso se delineata da vigile e razionale procedere così da non prendere lucciole per lanterne nell’incantesimo di «intellettuali autismi».
E qui domando cosa s’intende per “Essere” con la “E” maiuscola? E cosa significa procedere, di fatto, oltre i fenomeni? Alla prima domanda Cavadi, come nei bei film, lascia il finale aperto. Alla seconda risponde invitando a non separare spirito (volontà, libertà, amore) da pensiero, a non dividere la ragione dall’irrazionale, in quanto l’irrazionale compenetra con emozioni, fantasie, sogni e molto altro ancora che sfugge alla pura logica, la ragione stessa. Come dargli torto visto che perlomeno il cinquanta per cento dell’arte - pensiamo a esempio ad un film di Tarkovskij - è frutto di tale compenetrazione. Approccio capace di oltrepassare il mero empirismo per addentrarsi oltre in territori altri, abile nel dire attraverso «metafore-parole, simboli-parole». Integro osservando che anche qui, come prima ricordava Cavadi, occorre individuare insidiosi autismi intellettuali monitorando, di volta, in volta, quanto in tale approccio ci sia di pre-personale (incistamenti del bebè nell’adulto) e di trans-personale (mistico santo, però anche maturo e sano), onde evitare equivoci: la psicoanalisi insegna di madri e padri magari disgraziati che non di rado occhieggiano oltre il Velo di Maya in paradisiache o infernali apparizioni. Ricordo di un esercizio proposto in un corso di scrittura autobiografica: ci avevano invitato a scrivere l’ “indicibile” ed ero rimasto con la penna in mano e il foglio bianco, su una trentina di partecipanti solo due avevano scritto, poi un po' imbarazzati avevano letto le loro righe: due stringati resoconti mal scritti d’esperienze psicotiche avute nell’adolescenza. Se non si è Rainer Maria Rilke forse opportuno stare alla larga da quei territori, aveva ragione l’Odissea:
«Le Sirene sedendo in un bel prato/ mandano un canto dalle argute labbra
Che attira il passegger/ ma non lontano
D’ossa e di umani putrefatti corpi/ e di pelli marcite
Un monte s’alza
Tu veloce oltrepassa.»
Da giovane mi soffermavo invece di lasciar perdere e ventenne, siccome ognuno ha Le Sirene che si merita, suonavo ogni sabato il campanello del monastero brianzolo della Bernaga, quello delle monache Romite Ambrosiane, quelle di clausura stretta. Avrei potuto anche essere un serial killer ma le monache si fidavano a scatola chiusa, aprivano il portone e mi facevano entrare nella cappella, lì senza che nessuno mi rompesse i coglioni cercavo in ginocchio il distacco dalla mera razionalità, però nello stare in silenzio mi sentivo un deficiente allora meditavo sulle sacre scritture e il senso del vivere proprio come altri milioni di persone, però in quell’ambiente ieratico mi sentivo spiritualmente fighissimo. Anni dopo credevo di aver cambiato radicalmente rotta, ma invece frequentavo gli stessi territori partecipando a cerimonie con nativi americani incontrati per caso. Con loro ingurgitavo nottetempo piante psicotrope attorno a un fuoco. Quando il mix di Peyote e Ayahuasca andava in circolo il corpo vomitava, lo sciamano spiegava che succedeva perché il corpo si purificava: “La medicina va a limpiar todo el cuerpo”. Nella notte non consideravo che il vomito era procurato dalla tossicità della pianta, davo fede alle parole dello sciamano e mi sentivo davvero bene perché avevo un picco di consapevolezza: mi sentivo parte della natura e degli altri presenti come se fossimo un corpo solo, stato che senza il bisogno di ingurgitare sostanze psicoattive è frequentato e descritto dai filosofi del naturalismo, concezione che negli ultimi tempi hanno denominato “eco-appartenenza”. A sostanza smaltita il picco finiva e mi ricordavo ancora il mio nome e tutti i nomi che un qualche Creatore aveva forse inventato per differenziare le cose così da divertirsi a giudicarle, però se alzavo troppo il gomito la mescalina restava in circolo anche un paio di giorni. La cerimonia iniziava la sera e terminava all’alba, così dopo una doccia aprivo l’erboristeria; mi sembrava di sapere le richieste dei clienti in anticipo, così mettevo sul banco i rimedi prima che mi venissero richiesti, quasi sempre quelli giusti o almeno mi sembrava. Insoddisfatto avevo intrapreso percorsi “vedantini”, quelli dell’Advaita della lontana e ancestrale India che attaccavano frontalmente l’io invitando a dissolverlo nell'impersonalità universale fin da vivi.
Solo in seguito mi è accaduto un fattuale cambio di prospettiva e rotta, da una parte grazie alla lettura di Freud, dall’altra per l’invito alla misura proveniente dalla grecità classica. Ho così appurato che, almeno per me, tale desiderio mistico di sperimentare un metafisico oltre era in parte prodotto e sostenuto da una semplice e terrena sensazione di mancanza risalente all’infanzia poi esaltata ed espansa a teoria universale, anche grazie a rappresentanti del nichilismo filosofico e dei loro cugini esponenti dell'esistenzialismo, eccellenti anabolizzanti al riguardo. Di fatto si trattava di personale circoscritto buco non di immensa voragine metafisica, faccenda agilmente risolvibile senza necessità di viaggi nelle alte sfere. Dall’altra, grazie ai greci, l’individuare in me tratti mica tanto sani d’inconsapevole e un po’ narcisistica smisuratezza, impotenti presupposte onnipotenze che il mito di Icaro ben esprime. Così mi ero attivato nell’individuarli e circoscriverli onorando e utilizzando l’unico capitale di cui dispongo e del quale disponiamo: l’io pensante. Capitale determinato eppure mezzo di produzione e correlata soddisfazione senza riserve e restrizioni. «Io sono io e la mia circostanza e se non salvo questa non salvo neppure me.» [1] «Non possiamo sapere, né congetturare di che cosa sia capace la natura umana messa in circostanze favorevoli.» [2]
Consapevole che la filosofia è tutt’altro, lontano da voler interpretare il mondo col mio metro e di inglobare gli altri nella circoscritta biografia individuale considero che, mistica o non mistica, è cosa buona e giusta partire da, e poggiare su, questo miracolo di un io che pensa, anche perché omessolo se godi alla grande dissolto nelle alte sfere manco lo sai.
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[1] José Ortega y Gasset , Meditazioni del Chisciotte.
[2] Sintesi di un brano dello Zibaldone da G.B. Contri, Una Logica chiamata uomo, Sic Edizioni.