Abele
Nel mio dire di vittime e del dolore dei loro cari, di vendetta che rende un po’ simile al carnefice, d’ipotesi e percorsi di perdono, di drammi che pietrificano e di quelli che stimolano, di resilienze e di depressioni paralizzanti, della consolazione della natura che indifferente al male continua gloriosa il suo procedere, il saggio amico mi aveva ammonito:
«Facile filosofare quando le tragedie succedono agli altri».
Territori dove è, dunque, lecito dire se direttamente e personalmente coinvolti in medesimo grado: ti è morto il padre di tumore al pancreas? Puoi dire la tua all’amico che sta vivendo lo stesso dramma, ma esautorato da qualsiasi pensare, dire, fare, interpretare, riguardo la madre che ha avuto il figlio assassinato. Limite invalicabile ad eccezione della silente vicinanza. Eppure in questa sacralizzazione della vittima elevata a intangibile onnipotente sovrano separato, isolato, autistico, mai imputabile al pari degli incapaci di intendere e volere, c’è qualcosa che non va. Difficile trovare un modo di sano coinvolgimento se non quello mediato dalle generali e universali misure e norme dell'umano diritto costituite, istituite, e socialmente condivise.
Replay
Chi ha scritto un’autobiografia sa che all’ultimo punto avrà avvertito una soddisfazione pacificata per ciò che adesso è grazie a come sono andate le cose, snodi dolorosi inclusi.
L’avevo avvertita anch’io la soddisfazione pacificata, ma l’altra sera alla proposta di Nietzsche di ripetere[1] proprio uguale tutto quanto e non una volta bensì eternamente m'è sgorgato un irrefrenabile: « Col cazzo! Ho già dato. »
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1 « Che accadrebbe se un giorno o una notte, un demone strisciasse furtivo nella più solitaria delle tue solitudini e ti dicesse: "Questa vita, come tu ora la vivi e l’hai vissuta, dovrai viverla ancora una volta e ancora innumerevoli volte, e non ci sarà in essa mai niente di nuovo, ma ogni dolore e ogni piacere e ogni pensiero e sospiro, e ogni indicibilmente piccola e grande cosa della tua vita dovrà fare ritorno a te, e tutte nella stessa sequenza e successione [...]. L’eterna clessidra dell’esistenza viene sempre di nuovo capovolta e tu con essa, granello della polvere!". Non ti rovesceresti a terra, digrignando i denti e maledicendo il demone che così ha parlato? Oppure hai forse vissuto una volta un attimo immenso, in cui questa sarebbe stata la tua risposta: "Tu sei un dio e mai intesi cosa più divina"? » La gaia scienza, aforisma 341.
Umane complessità
Di norma più incrementa la tracotanza più rimpicciolisce il pensiero, tuttavia non rari i casi di morigerati deficienti e autoesaltati geniali.
O la norma è errata oppure tali morigeratezze e autoesaltazioni sono tutte da investigare perché tutt’altro.
L’Ontogrumo
Incontriamo a Oriente approcci spirituali, a Occidente filosofici, che interpretano l’Io come grumo impersonale, mero coagulo d’eterogenei fattori vaganti che si addenserebbero in un punto di spazio-tempo.
Ci sarebbe da chiedere ai fautori della teoria come il grumo possa conoscere d’essere tale così d’affermarlo consapevolmente; ci sarebbe anche da chiarire la possibilità del grumo riguardo la potenziale abilità di una possibile scelta auto implosiva (suicidio), ci sarebbe pure da considerare, con apprensione, che nella concezione ontogrumica il “Non uccidere” è un chiaro nonsenso. Niente di allarmante, non so perché ma di solito i fan dell’ontogrumo sono pacifici.
Sacra curcuma redentrice
Varianti d’autore in corso d'opera
Stereotipia e automatismo del moto rettilineo e dell’oscillazione ripetitiva sono, tutto sommato, varianti dell'inerzia: perché accada movimento è necessario originale e imprevedibile fluttuare.
Così più una teologia è apofatica più rendiconta un Soggetto vivo, mentre più celebra fisse e rigorose sistematizzazioni più somiglia alla tanatologia forense.
Primavera
Nel mettere in moto la vecchia Golf occhieggiava nell’incoscienza dell’albero motore in movimento la coscienza del team di crucchi che l’ha voluto, ma il più longevo, il più bello, il più grande e il più complesso macchinario esistente sarebbe l’unico a funzionare preciso sprovvisto d’autore? Davvero strano.
Ammanco di cassa
Anche la più completa biografia, o autobiografia, capace di illustrare puntualmente il pensiero del protagonista e il suo temperamento, abile nel periodizzarne l’esistenza descrivendo tutti i personali momenti, fasi e cicli, dettagliando ogni sua azione e accadimento, non dice compiutamente il soggetto. Cosa manca?
legnate
Mica è facile comprendere Nietzsche, così nel suo autobiografico Ecce homo, all’inizio del IV capitolo quando dice del
«perfezionamento dell’umanità, intendendo con ciò anche la distruzione, senza pietà, di tutto ciò che vi è di degenerato e parassitario»,
lenisco la mia repulsione alla frase considerando la sua furente autoesaltazione dicotomica e che, dunque, con quel “tutto ciò”, sicuramente includeva la distruzione, senza pietà, di ciò che vi era di degenerato e parassitario innanzitutto in lui e conseguentemente, ognuno per sé, in ognuno di noi. No mi sbaglio questo è Gesù di Nazareth evocato dal mio imprinting cattolico… Nietzsche era proprio l’altro che intendeva legnare. Però dopotutto non male il mio imprinting, filosoficamente non male.
In principio
C’è il pensiero reattivo stimolato dal pensiero altrui che è il più facile da iniziare, c’è il pensiero che scaturisce da contingenze indagate e interpretate, c’è anche il pensiero esperienziale autobiografico e poi c’è quello originale che chissà da dove irrompe spontaneo. Dov'è la miniera che lo contiene latente?