Hai magnato? Te si' saziato?
Nel tour de force dei rituali convivi estivi perlopiù cibo offerto, mangiato e digerito, però talvolta accade che si termini sazi anche della parola detta, ascoltata e elaborata; alcol discreto rimedio palliativo per eventuali penurie.
Il credulo devoto
In erboristeria, un giorno no, l’altro sì, mi chiedono specie fuori dell’ordinario, mostrano il bigliettino con sopra la prescrizione di un qualche improvvisato guaritore o l’appunto di un consiglio avuto da un conoscente. Rimedi che, a differenza delle piante nostrane tradizionali utilizzate da secoli per la confermata efficacia clinica, non si sa cos’hanno dentro, se e come funzionano, se e come potrebbero rivelarsi utili, inutili, o tossiche.
Uno scostarsi dall’ordinario accumunato dai seguenti fattori:
pianta rigorosamente sconosciuta, dunque, “nuova”;
rara;
esotica;
miracolosa e magica, ovvero che risolve tutte cose all’istante, basta e avanza ingurgitarla.
Se mi dovesse scappare un attimo di perplessità l'avventore farà e terrà il broncio; più assurda la richiesta più, se non esaudita, il broncio sarà completo, intero, assoluto.
Un auto esautorarsi per affidarsi purtroppo non circoscritto alle sole piante medicinali.
Agitata impotenza
Per la semantica lessicale l’opposto di sovrano è “infimo”, ma nel vivere non possiamo escludere che il contrario di sovrano sia invece “altezzoso”:
calabrone condannato ad agitare all’impazzata le ali per prendere quota dal potere e dall’autorità di gravità recondite che gli rodono dentro.
Biografie
Non lo auguro a me e a nessuno eppure è capitato che un bell’accidente tra capo e collo ha fatto d’un deficiente un valoroso.
Violazione del copyright
Ho saputo di un filosofo contemporaneo che nel solco della “filosofia della prassi” (Gramsci), si opponeva al planetario capitalismo onnipervadente dei nostri giorni, sostenendo - da indipendente - la tesi marxiana per cui “i filosofi avevano fino ad oggi solo diversamente interpretato il mondo, ma si tratta di trasformarlo”, ma quando si presentava la necessità di dialogare con amici filosofi di masse e superpotenze imperialistiche non poteva farlo in casa sua perché alla moglie dava fastidio, così incontrava i colleghi nel bar sotto casa. Dopotutto una soluzione dignitosa al pari di Voltaire, Rousseau e Diderot che si davano appuntamento al Café Procope.
Tutti quanti al bar per sovvertire il mondo intero ma impotenti di fronte alle direttive di mogli borbottanti? Non so, ma so che per qualche filosofo la costruzione teoretica sta in piedi di per sé assolutamente svincolata dalla biografia; dimensione sacra, sublime, immacolata.
Attento a scivolate moralistiche e grazie alle mie tante incoerenze per le quali non rimango indifferente rispetto tale posizione a condizione che nell’enunciarla citino perlomeno la fonte: «copyright dottrina della Chiesa cattolica»: a parte alcuni filoni gnostici e i sofisti caratterizzati da relativismo morale e da ultimo il diritto che contempla l'incapacità di intendere e volere, non mi risulta che fuori dalla dottrina cattolica si si raggiunga tale precisione nel separare in compartimenti stagni pensiero e vita; “ex opere operato” (per il fatto stesso di aver fatto la cosa") dice la dottrina cattolica, per alcuni filosofi pensandola teoreticamente e per il prete amministrandola sacramentalmente, dove il peccato del ministro non può inficiare il risultato dell'azione sacramentale e la biografia del filosofo minarne l'impianto teoretico.
Giorno della memoria, oggi
Ezio, mio padre, era uomo mite, a sedici anni prigioniero in Germania, tre anni di campo di concentramento come lavoratore coatto, immatricolato come un autoveicolo con targa 462/6, poi sei anni di sanatorio per tubercolosi polmonare contratta nel lager.
I suoi racconti della guerra avevano accompagnato la mia infanzia come quello della Bibbia venuta giù dal cielo: pagine del Libro che volavano dopo che una bomba aveva centrato in pieno una baracca del campo dove un qualche ebreo aveva nascosto una bibbia andata in pezzi. Aveva preso al volo una pagina che oggi ho appesa in stanza piuttosto annerita - nella foto sotto un particolare - il minimo sindacale per l’esplosione e il tempo trascorso, dovrebbe appartenere al Libro dei Re.
Ieri dietro casa ho trovato un suo bassorilievo su pietra, Menorah che aveva scolpito qualche anno prima di morire. Siccome ogni giorno è quello della Memoria oggi l’ho ripulito e ben fissato alla parete esterna della casa, cosicché, di corpo in corpo, quel pensiero continui. Pesava ma a differenza di Sisifo ho raggiunto la meta, non sono ebreo e manco mio padre lo era, un motivo in più per averlo fatto.
L’ostentata penuria
Tranne le attenuanti dell’ammontare dell’elemosina e condizione di necessità mendicante e corrotto equivalgono.
Per quest’ultimo con le tutte aggravanti in primis psichiche, oltre che sociali e giuridiche del caso.
Il cazzuto
Mai leggere Nietzsche prima di addormentarsi è peggio di una sbornia di Campari, ci si potrebbe svegliare storti. Ieri avevo chiuso la giornata con una pagina del «Così parlò Zarathustra» che con stile biblico sputa sul rassegnato che si adegua agli eventi invece di ergersi gagliardo, bello cazzuto, per dominarli.
Cantava il Nietzsche-Zarathustra che lui evita di schiacciare sotto la suola quelli che si conformano agli eventi per lo schifo che gli procurerebbe la poltiglia prodotta.
Ma non è che il debole sia proprio lui e il forte chi misurato è capace di serena rassegnazione?
à la carte
Per ottenere la pensione avevo chiesto che i remoti contributi pensionistici versati in Brianza, quando ero dipendente dell'amministrazione pubblica, fossero ricongiunti con quelli da attuale lavoratore autonomo, presso l’INPS di Brindisi. Per arrivare da Monza a Brindisi sono occorsi quattro anni e otto mesi. Passa un anno dalla ricongiunzione ma la pensione non arriva, dopo oltre quarantaquattro anni di versamenti non arriva. All’ INPS di Brindisi dicono che da Monza manca una carta. Che carta sarà mai? Nessuno lo sa, ma manca una carta e senza la carta niente pensione, così raggiungo il patronato della CGIL di Brindisi per farmi assistere, il responsabile fa un paio di solleciti alla locale INPS per definire la pratica, che a sua volta sollecita la sede di Monza perché inviino la carta ma la carta non arriva, la pensione manco. Che carta sarà mai? Nessuno lo sa, ma manca la carta e senza la carta niente pensione.
Ritorno al patronato una, due, tre, quattro, numerose, volte, ma nonostante tutti i loro solleciti all'INPS locale per definire la pratica, che a sua volta sollecita la sede di Monza, la carta non arriva. Ritorno ancora al patronato come si fa un esercizio zen e il responsabile dalla sua scrivania m’informa che la carta non è ancora arrivata. Che carta sarà mai? Nessuno lo sa, ma manca una carta e senza la carta niente pensione. Sto per andarmene ma lui zitto alza il braccio sinistro e apre verso di me la mano attaccata sopra al braccio teso; gesto che vuol dire: alt aspetta! Si erge ritto con dietro la foto di Berlinguer, chiude gli occhi, stende anche il braccio destro ma invece di aprire la mano che c’è attaccata sopra tira fuori l’indice e me lo punta addosso, inizia muovere su e giù il braccio con l’indice tesissimo, che vuol dire: adesso ti dico io la soluzione! Continua, continua, continua silente quel rito voodoo ondeggiando sempre più rapido il braccio con l’indice ritto in punta.
Ma cosa avrà mai da dirmi di tanto potente e risolutivo? Finalmente abbassa le braccia e parla: « Sai che facciamo? All’ufficio INPS di Monza sta un compareddu brindisino che si è trasferito là, se la carta non arriva chiamo allui. »
Forza Italia!
Sogno VS soddisfazione
Tino Soriano, fotografo spagnolo[1], nel suo percorso in Europa, Africa, Americhe, Oriente, per documentare le terapie tradizionali e la dinamica Sofferenza/Cura è passato per scattare qualche istantanea alla mia postazione di lavoro, come meritano le bestie in via d’estinzione [click sulla foto per ingrandirla].
L’incontro mi ha portato a considerare la vocazione personale, più precisamente ad indagare quella serpeggiante insoddisfazione, oggi tanto diffusa, che anela all’oltre e ad altro da ciò che c'è e si è: “realizzare il proprio sogno chiuso nel cassetto” e stupidaggini simili che rodono dentro, ma che sarebbe meglio prendere dal cassetto per buttarle nel cesso. Sano il moto del pensare e fare che imprende, invece malate quelle dinamiche immaginative-narrative che si scostano dal principio di realtà sognando di giorno invece che di notte.
Primo comandamento: misura, la miglior alleata per la sovrana soddisfazione personale.
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1 http://www.tinosoriano.com/es/portada