Senza rete
Alla platea non lo so, ma all’oratore danno di più tre minuti di dire impreciso, goffo, timido, nell’onesto tentativo d’indagare universalmente la realtà, che decenni di eloquio nel suo ruolo di specialista che disinvolto ripete e trasmette settoriali competenze acquisite.
Computo
Cos’è di preciso l’innaturale? Vediamo che dice il dizionario: Innatistico... Innato... ah eccolo!: «Innaturale: non naturale». Che stitico, poteva dare un po' di più. Per chiarire la faccenda mi concedo l'arbitrio di passare in rassegna il dizionario in ordine sparso contrassegnando con una X le parole che appartengono o esprimono il naturale; Y per le correlate all'innaturale; Z nel caso di lemmi dubbi che possono appartenere ad entrambe le categorie, chessò: Metastasi, Cacciatore, Medicina...
Mica ho avuto il tempo di monitorarle semanticamente tutte, tuttavia il campione eseguito indica che le parole Y ascrivibili inequivocabilmente a l’innaturale non sono tutto sommato numerose, oltre che rivelarsi specularmente apparentate come se generate da identica matrice: Miracolo, Bandiera, Antropocentrismo, Teismo, Feticismo… Ma come riescono pur così esigue di numero, appartenenti a ristretto clan e a categoria nebulosa, a procurare, di fatto, disastri tanto universali?
Il Libro
Mica è accettabile il teista di turno che valida e giustifica tesi citando il “suo” Libro, a patto che non si glissi quando scienziati e filosofi ripetono solenni le loro bibbie poggiandosi sopra a peso morto.
“Acala’ a’ capa”
Nel leggere la trilogia della psicoterapeuta e teologa Hanna Wolff «Gesù, la maschilità esemplare (garantisco che il contenuto è meglio del titolo); Gesù psicoterapeuta; Vino nuovo - Otri vecchi», continuo a ruminare una domanda che mi sorge spontanea: corretto e propizio analizzare il cristianesimo alla luce della psicologia del profondo - come fa la Wolff procedendo come uno schiacciasassi - o invece opportuno che psicologia del profondo e cristianesimo permangano regni separati con specifiche gnoseologie e propri statuti? Visto che la trilogia mi è proficua, a tratti illuminante, rispondo empiricamente che è meglio mischiare. Se così, vedo più motivi che obiezioni nell'universalizzare il metodo: psicologia del profondo che interagisce con la religione in senso lato, come anche con la sociologia, la filosofia, il diritto, la politica e l'arte, anche se per quest’ultima sarebbe opportuno un qualche distinguo, beninteso non primato di una disciplina sulle altre, ma alleanza reciproca.
Nel considerare la filosofia osservo che Freud, pur presente nei manuali dossografici, è purtroppo in realtà ibernato, non vedo ragione di lasciarlo lì sotto teca, in quanto se, quantomeno in parte, “il mondo è una mia rappresentazione” (Schopenhauer) e una qualche perversione inconsapevole mi rode dentro condizionerà il mio vedere e filosofare - pensiero e prassi. Un “acala’ a’ capa” [proverbio partenopeo: sottomettersi a altrui decisione -nel caso di specie a entità nascosta nel proprio intimo-, genuflessione]. Così per il narcisismo, l’edonismo, le inconsce perversioni, le mancanze, che pertanto non solo influenzeranno ma distorceranno il filosofare stesso al fine di soddisfare insane recondite dinamiche, magari attraverso un certo sofismo, oppure brandendo l’erudizione come arma edonistica, come anche l'esaltarsi in estremismi ideologici o l'incappare in nichilismi e teismi sotto e sopra le righe, come anche esaltandosi in velleitarismi giovanilistici in tarda età, oppure nel ripetersi concettualmente incapaci di fluttuare, di ascoltare, di dialogare, o manifestando netto scostamento tra ciò che si enuncia e la personale biografia.
Mica sono indenne da questo insano ragionacchiare immaginativo-narrativo scritto da autore acquattato in me medesimo che, da qualche fogna, verga il copione. Autore occulto che, perlomeno, cerco di individuare e talvolta scorgo in altri.
Dimenticavo: da là sotto di solito, il mio, scrive di paradisi.
Ontologia di strada
Della trita e ritrita questione: «Un albero cade, ma nessuno lo sente. Fa rumore?» risposta decente potrebbe essere: «Si ma non lo sa». Estremizziamo: «Un albero che nessuno vede esiste?» - mica è bislacca la faccenda e non pochi hanno risposto con un perentorio "no", oppure con un motivato “non esattamente”, contestando l'evidenza della cosa in sé, dall’Advaita Vedanta fino a non pochi filosofi dell’idealismo.
Esiste l'Oggetto senza Soggetto oppure non esite? Tutto sommato risultano effettive entrambe le concezioni in quanto il Soggetto (Io) appartiene, sì, alla realtà incontrando evidentemente oggetti posti dalla natura - o forse da un qualche ente, regista occulto - eppure, nel contempo interagendo con l’ambiente in qualche modo lo “fa”, beninteso non in senso ontologico ex nihilo, piuttosto lo ricrea, come anche annichilisce, attraverso il personale interagire relazionale, interpretativo e di prassi.
Non è che…
Se ti vedi addosso una qualche postura o pensiero di tuo nonno non è detto che sia faccenda di geni e cromosomi, forse è proprio lui che di corpo in corpo e tutto intero permane immortale.
Miserie
Come l'indigente di periferia passa sgommando, così illudendosi di dire al mondo il suo valore, è l'intellettuale che ostenta erudizione.
Io Iddio
“Una filosofia in pratica d’a-Mare”: terza edizione del festival della filosofia a Castellammare del Golfo. “Che significa, oggi, essere ‘a sinistra’ ?” Dibattito fra Diego Fusaro e Orlando Franceschelli ha introdotto e moderato Augusto Cavadi.
Delle numerose tematiche poste, nelle oltre due ore di dialogo Franceschelli - Fusaro di questo pomeriggio, mi sembra che una sia stata cruciale:
quando Franceschelli con taglio autobiografico ha illustrato il suo distanziarsi dalle posizioni antropocentriche di Marx, senza per questo rinnegarlo in toto, per giungere al disincanto e alla saggezza del naturalismo (antropologia cosmocentrica, ecoappartenenza), Fusaro non interagisce filosoficamente e risponde indenne enunciando, ma non dimostrando, l'Oggetto come mai posto dalla natura, o da chicchessia, ma esistente - nel solco dell'idealismo tedesco - grazie, sempre e solo, alla mediazione dell'umano (Io).
Non posso escludere che tra le numerose sollecitazioni l'articolato passaggio di Franceschelli sia, seppur portante, semplicemente sfuggito a Fusaro, comunque sia peccato non sia stato dialogicamente sul pezzo.
L'inorganico
Dolorismo
Per qualcuno potrebbe risultare più tollerabile, addirittura proficua, un'autoflagellazione dentro una qualche narrazione escatologica consolatoria, che un accidente da ignoto autore che lo colga a capocchia tra capo e collo.