BLOG DI BRUNO VERGANI

Radiografie appese a un filo, condivisione di un percorso artistico

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Venerdì, 11 Marzo 2016 10:41

Adolescenza

Nel sogno di stanotte sono ripiombato adolescente, un brutto posto. Imprigionato nell’incantesimo di un’abnorme amplificazione distorta della realtà dove le donne erano dee indispensabili ma irraggiungibili. Un surriscaldamento della personale sensibilità dove la semplice amicizia diventava imperativa necessità vitale, al punto da mendicarla, mentre una vaga idea di Dio mal compensava l’esigenza vitale di voler esserci anch’io. Necessità assoluta dell’accettazione e stima dell’altro che oggi vedo teoria erronea, contraffazione della realtà, ma che lì sembrava tanto vera e potente da fagocitarmi.

Faccenda passata, faccenda diffusa seppur con differenti intensità individuali. La chiamano necessità d’amore, parola ambigua “amore” che oggi perlopiù non dico. Però che strano: i primi dieci anni dediti all’impantanarsi e i restanti per venirne fuori. In fin dei conti più comico che strano.

Pubblicato in Frammenti Autobiografici
Giovedì, 10 Marzo 2016 11:25

Orbite

Tra il genio che si affranca da qualsiasi orbitare (muoversi nello spazio attorno a un altro corpo) così da proclamare l’inaudito e il prillare del pirla che gira su se stesso non c’è che un passo.

Pubblicato in Pensieri Improvvisi
Giovedì, 10 Marzo 2016 09:37

Rigor Mortis

C’è qualcosa di sano nell’amalgamare lo spirito ai piedi e anche alle mani, come mi aveva fatto imparare a memoria -sciaguratamente in contesto cattolico pauperistico- la maestra alle elementari [1] e che oggi mi torna alla mente evocato dalla lettura di ieri sera [2].
Corrispondenza spirito-corpo che andrebbe universalizzata coinvolgendo in presa diretta -se fuori sincrono agita in presa sfasata è feticismo- spirito con duodeni, tibie, vulve e peni.
Detto tra noi il culto delle reliquie e la dottrina che lo giustifica non sono poi tanto sbagliati, il problema è che amalgamano in differita.

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1 Fammi vedere le mani, saprò io se ne sei degno. L'operaio fa vedere le sue mani dure di calli, han toccato tutta la vita ferro, fuoco, metalli. Sono vuote di ogni ricchezza, nere, stanche, pesanti. Dice il Signore: «Che bellezza, così sono le mani dei santi». (Renzo Pezzani)
2 «Lo spirito tedesco è un'indigestione, non arriva mai a fondo di nessuna cosa. Ma anche il regime inglese che confrontato col tedesco e col francese è una specie di «ritorno alla natura», cioè al cannibalismo, ripugna profondamente al mio istinto: mi sembra ch’esso dia allo spirito dei piedi pesanti, piedi da donna inglese...» Ecce Homo (Nietzsche)

Pubblicato in Sacro&Profano
Sabato, 27 Febbraio 2016 09:40

Il mistico depresso

Di tanto in tanto incontravo un depresso che giustificava il suo stato tirando in ballo filosofie e mistiche orientali. Le interpretava a modo suo più o meno così: «Io non esisto, sono un agglomerato di cellule che rispondono a decreti biologici, un paciugo di ricordi, ma io non ci sono.» Aveva tanto insistito col suo rimedio esotico fino al punto di valutare la sua apatia virtuosa, così la depressione era diventata severa e pure cronica.

Quando gli riferivo passaggi del mio cercare, dei miei tentativi di analizzare la realtà, mi guardava altezzoso, buttava le labbra all’infuori, abbassava gli angoli della bocca e sputava un: «E allora?» correlato da spallucce. Mica aveva tutti i torti, quel mio provare era sovente confuso e goffo, ma il punto era un altro: vedeva in qualsiasi elaborazione e iniziativa un mero assemblaggio di fotocopie, come quando mescolando colori differenti creiamo migliaia di altri colori, ma in pratica quelle migliaia di colori possono essere riportate ai sette colori principali presenti in natura, a che pro, dunque, elaborare?

E’ morto ripetendo il suo mantra di “e allora?-spallucce”. Perché mai sarà nato e avrà vissuto uno così? Forse anche per insegnarmi che sarebbe preferibile spirare con un “mi scoccia perché ho ancora molto da fare”, o ancora meglio con un bel “tutto è compiuto”, invece di “e allora?-spallucce”, per ben vivere prima che per ben morire.

Pubblicato in Frammenti Autobiografici
Giovedì, 25 Febbraio 2016 10:46

Retoricume

“Veglierà su di voi dall’alto” recita la retorica delle nostrane condoglianze. Forse hanno di meglio da fare che permanere ad oltranza insonni posizionati in fissa elevazione dal suolo per controllarci come fossimo dei rimbambiti. In fin dei conti meglio quella singolare spiegazione teologica, quella realtiva all'ascensione, quella un po’ bizzarra che interpreta il cielo non lassù, ma simbolo della struttura intima della materia che vede Gesù Cristo entrarci dentro per diventarne consistenza.

Ricordo che avevo sofferto per la morte di mio padre lo pensavo e mi mancava. Trascorso qualche mese avevo trovato le sue scarpe nel ripostiglio, quelle vissute, stivaletti marroni logori che usava per lavorare in campagna. Siccome dovevo sistemare il prato li avevo calzati. Nel tagliare l’erba pensavo a lui e nel guardarmi le scarpe avevo sentito la sua presenza dentro di me, più o meno nello stomaco. Percezione inequivocabile: era partner vivo in me. In quell’esperienza un po’ antropofaga il dolore si era sciolto. Inaspettatamente potenti le scarpe.

Pubblicato in Sacro&Profano
Domenica, 21 Febbraio 2016 15:17

bandiere

Davvero singolare il tifo calcistico, nella squadra possono cambiare il presidente, l’amministratore delegato, il direttore generale e quello sportivo, l’allenatore, il preparatore dei portieri e quello atletico, il fisioterapista e il medico sportivo, il magazziniere, tutti i calciatori, l'inno, il logo e addirittura il nome, eppure il tifo per quella cosa permane. In fin dei conti è così anche per Paesi e Chiese: senza bandiere issate dal popolo e connesse allegorie, non sarebbero.

I diffusi e non facilmente interpretabili comportamenti autodistruttivi -droga, alcol, suicidio- delle star dello spettacolo, adorate da centinaia di migliaia di fan, si potrebbero in parte interpretare con la percezione, da parte delle star, dell'assoluto sfasamento tra l'ammirazione alla loro reale persona  -soggetto di fatto sconosciuto all'adoratore- e quella alla loro figura idealizzata, entità fantasma creata dalla immaginazione dell'ammiratore e che lì alberga.

Pubblicato in Filosofia di strada
Venerdì, 19 Febbraio 2016 22:40

Consenso informato

Come regalo di compleanno invece di una nuova pipa m’han regalato un trattato di cristologia di 750 pagine[1], forse ognuno ha quello che si merita. Per fortuna il saggio è di teologo cattolico in odore di eresia e quindi me lo son letto.  Quasi sempre apprezzabili le tesi dell’autore nel suo faticoso intento d’attualizzare la dottrina cattolica tradizionale nel postmoderno. Il problema è che il teologo per attualizzarla doveva prima esporla, la dottrina. Punto cruciale la Trinità alla quale dedica centinaia di pagine. Si sa la Trinità è il centro del cristianesimo e il suo genio è l’incarnazione di Dio, ma proprio lì sta il ginepraio nel quale provo ad entrare sconsigliando il lettore seguirmi. Scrivo telegrafico per non pungermi troppo e per non rimanere impigliato.

Dunque, a quanto risulta dai sinottici sembra che Gesù di Nazareth se n’impipasse d’essere trino e tutto sommato anche d’essere Dio, mentre Gesù Cristo - entità mix di soggetto storico e metafisico elaborato in seguito dalla Chiesa delle origini - era davvero Iddio e qui iniziano i problemi. Il processo che porta da Gesù di Nazareth a Gesù Cristo è detto ipostatizzazione del Logos. Ipostatizzazione è, molto grezzamente, una sorta di personalizzazione, mentre il Logos è, più o meno, il verbo e il verbo è, a spanne, la parola metafisica come quando già nella tradizione ebraica si personificavano entità simboliche, ad esempio la sapienza di Dio diveniva Sophia, entità autonoma. Nell’interpretazione patristica tale concezione simboleggiante si rafforza, dunque da quelle parti il Logos non è entità nebulosa ma un essere assolutamente reale, principio autonomo e nel contempo strutturante il Dio eterno e increato. Insomma non proprio e sempre strutturante, in quanto Cirillo, ad esempio, sosteneva che Logos e Dio fossero piuttosto disgiunti. Va precisato che personalizzazione è una sorta di discorso figurato, mentre nel processo d’ipostatizzazione s’implementa una vera e propria entità reale, reificata, concretizzata, materializzata e qui il ginepraio s’infittisce di brutto perché una volta che il Logos è ipostatizzato viene fuori il problema del secondo Dio, concezione incompatibile col monoteismo.

La faccenda trinitaria aveva preso le mosse nel II secolo dall’interpretazione del prologo del vangelo di Giovanni, dove la comunità cristiana nascente operava sia in contesto monoteista (ebraismo) che politeista (mondo greco-romano), così una descrizione del divino tripartita avrebbe scontentato i primi, mentre poteva essere equivocata dai secondi che avrebbero interpretato Padre, Figlio e Spirito Santo deità separate e di differente grado proprio come le loro. La dottrina trinitaria si codifica autoritativamente e normativamente solo nei secoli successivi (IV-V) con i concili di Nicea e di Calcedonia, il primo in reazione alla dottrina di Ario che interpretava Gesù, in quanto figlio generato dal Padre, non esistente da sempre bensì avente un inizio, entità seppur divina subordinata  - subordinazionismo dicono i teologi - al Padre, quindi ciò che si era incarnato in Gesù non era totalmente Iddio non originato ma una sorta di sottoprodotto. Nicea risolve la problematica proclamando che il Figlio è fatto della stessa sostanza di cui è fatto il Padre, così permane figlio e insieme padre di sé medesimo. In seguito la dottrina di Calcedonia, stimolata da Cirillo di Alessandria e Nestorio, definisce un punto cruciale rimasto in sospeso: quanto esterna e quanto interna al Padre l’entità cristica? Come divina e come umana l’ipostasi di Gesù Cristo? E specialmente quanto divina e quanto umana?  Cirillo propendeva per quella divina - detto monofisismo, da non confondere col più estremo docetismo gnostico, dove Gesù avente corpo angelico mai poteva soffrire d’ipertrofia della prostata e neppure patire sulla croce -, mentre Nestorio concentrò l’attenzione sulla figura storica di Gesù, però se Iddio s’incarna - immanenza alla materia - difficile preservarne la trascendenza (soprannaturale) e dunque l’efficacia salvifica (soteriologica). Le dispute sull’identità metafisica di Gesù fu complessa e prolungata con condanne e riconciliazioni, risolvendosi con un compromesso riguardo l’interazione tra Gesù e Dio così formulato: Gesù Cristo una ipostasi divina con due nature una umana e una divina. Vero Dio e vero uomo, nell'unità della sua Persona divina, ora Iddio puoi anche dipingerlo per venerarne l’immagine, ma occhio a ben comprendere la differenza tra ipostasi e natura, equivocarle unificandole è eresia (modalismo).

Certo che il lettore abbia a questo punto ottemperato l’iniziale consiglio di abbandonarmi tralascio esausto il seguito, compresi Concilio di Efeso e quello di Costantinopoli, oltre alle intricate e un po’ comiche implicazioni mariologiche conseguenti all’intera faccenda, per chiedermi: ma com’è possibile che quanto su esposto sia dottrina seguita da più di un miliardo d’individui? La conoscono? Forse un paio d’ore obbligatorie e ben fatte di catechismo settimanale potrebbero risultare utili per un consenso un minimo informato.

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1 Roger Haight, Gesù simbolo di Dio, Fazi Editore.

Pubblicato in Sacro&Profano
Mercoledì, 17 Febbraio 2016 13:32

Niente di personale?

Affrontare e giudicare nel merito il pensiero di qualcuno senza mettergli le mani addosso con le carezze dell’encomio o il cazzotto dell’insulto alla persona invece di analizzare e giudicare il suo pensiero, è atteggiamento squisitamente filosofico. Così, da quelle parti, l’autore dovrebbe apprezzare anche la più spietata contestazione al suo pensiero quando accurata, preferendola all’elogio se non puntualmente motivato. Posizione valorosa e razionale che andrebbe espansa a tutto il vivere.

Ma fino a che punto è separabile ciò che uno dice da ciò che è? La personalità e la biografia sono scindibili dall’elaborazione e dall’architettura di pensiero prodotta dal soggetto? Quanto il pensiero ha struttura autonoma e quanto poggia sulla persona? Osservo che tale emancipazione dall'emozione capace di interpretare nel merito è modo di essere per nulla spontaneo e neppure scontato, ma tutto da lavorare e raggiungere, e con sé stessi, e con l’altro. Non a caso nella storia della filosofia possiamo incontrare qualche gigante di pensiero eppure nano per la capacità di offendere personalmente, a mo' d'esempio la ferocia di Schopenhauer nell'insultare Hegel. Anche il campo artistico pullula di narcisismo.

Eppure in tale distacco, in questa netta, asettica, assoluta, separazione della persona dalla architettura di pensiero che è capace articolare, struttura che una volta prodotta sussisterebbe impersonalmente per forza propria là nelle alte sfere abitate da impassibili pensatori, subodoro qualcosa di manicheo. In fin dei conti il misurato piacere derivante dal consenso e il circoscritto dispiacere per l’indifferenza o l’ostilità ai contenuti del nostro pensare ci possono anche stare e ben stare, meglio del simulare noncuranza al consenso e dissimulare il lecito tenue fastidio procurato da eventuali contestazioni altrui poco costruttive. Simulazioni e dissimulazioni fan male alla salute, piaceri e misurati disappunti sembra di no.

Pubblicato in Filosofia di strada
Martedì, 16 Febbraio 2016 08:39

Festival della Filosofia

Consiglio e intendo partecipare al TERZO FESTIVAL DELLA “FILOSOFIA-IN-PRATICA D’A – MARE”. Motivo? Ho partecipato con piacere e soddisfazione ai primi due.

Ecco il programma dal blog di Augusto Cavadi.
L’associazione di volontariato culturale
“Scuola di formazione etico-politica G. Falcone” di Palermo
in cooperazione con il gruppo editoriale “Di Girolamo”di Trapani
e con “La fattoria sociale” di Castellammare del Golfo
organizza la
TERZA EDIZIONE DI  “UNA FILOSOFIA-IN-PRATICA  D’A – MARE”
Castellammare del Golfo (Trapani)     2016
(venerdì 29 – sabato 30  aprile – domenica 1 maggio – lunedì 2)
Venerdì 29 aprile
ore 15 – 16: accoglienza nell’ Hotel  “Punta Nord-Est”
ore 17 – 18: passeggiata filosofica con Augusto Cavadi
Dalle 18 in poi: tempo libero per esplorare la città e cenare
Sabato 30 aprile
ore 8 – 9,30:      colazione coi filosofi nell’Hotel “Punta Nord-Est”
ore 9,30 – 12:   laboratori di “con-filosofia”
a)    Chiara Zanella e Serge Latouche : “Cos’è  vita spirituale per un laico?”
b)     Marta Mancini e Diego Fusaro: “Il lavoro è necessario alla vita:
è anche sufficiente?”
c)     Augusto Cavadi e Orlando Franceschelli: “La sofferenza ha un senso?”
Dalle 12 alle 17: tempo libero anche per il pranzo
 ore 17 – 19,30: Al Castello: “Che significa, oggi, essere ‘a sinistra’ ?”
 Dibattito fra Diego Fusaro e Orlando Franceschelli. Introduce e modera Augusto
Cavadi
Domenica 1 maggio
ore 9,30 : Trasferimento dall’Hotel “Punta Nord-Est” all’ingresso del Parco naturale dello Zingaro (Scopello)
ore 1O – 17: Passeggiata ecologica libera (con pranzo a sacco autogestito e possibilità di fare il bagno in una delle meravigliose calette)
ore 17 -  18 : trasferimento dal Parco naturale dello Zingaro (San Vito Lo Capo) a Castellammare del Golfo
ore 19 - 21: Castello di Castellammare –Incontro dibattito con
                        Serge Latouche sul tema: “Immigrazione: che fare ?” .
 Introduce Chiara Zanella e modera Marta Mancini.
Lunedì 2 maggio:
ore 8 – 9,30: colazione coi filosofi  nell’Hotel “Punta Nord-Est”
ore 9,30 – 12: laboratori di “con-filosofia”
a) Chiara Zanella e Serge Latouche: “La felicità è solo un sogno irrealizzabile?”
b)    Marta Mancini e Diego Fusaro: “Maschio o femmina: tertium non datur ?”
c)    Augusto Cavadi e Orlando Franceschelli: “La politica dei politici delude. E allora?”
NOTE TECNICHE
* La partecipazione al Festival  prevede un’iscrizione di euro 10,00 (dieci) una tantum per i quattro giorni a persona. La quota può essere versata direttamente a mano alla segreteria di accoglienza.
* Chi avesse bisogno di un mezzo per trasferirsi verso/da Parco naturale dello Zingaro domenica 1 maggio è pregato di farlo presente alla segreteria di accoglienza (e-mail Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.    o  al cellulare 328.3369985).
* Chi desidera prenotare pernottamento-colazione e/o pranzo e/o cena presso la struttura convenzionata deve prendere contatti direttamente con l’Hotel “Punta Nord-Est” (www.puntanordest.com) o per telefono (0924/30511)  o per e-mail (Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.).
La convenzione con questo Hotel prevede:
Camera e colazione (in camera doppia, a persona): Euro 34,00
Supplemento singola: Euro 16,00
Supplemento pasto: Euro 18,00 bevande escluse presso ristorante convenzionato
Tassa di soggiorno:  Euro 0,75 a notte,  a persona. Sono esenti i bambini fino a 12 anni.
Servizi offerti: bar, internet point gratuito, wi-fi gratuito, parcheggio libero antistante l'hotel, garage a pagamento, noleggio bici, pool bar, piscina, accesso diretto al mare.

Pubblicato in Filosofia di strada
Sabato, 13 Febbraio 2016 16:02

Il brocco

Mi sarete testimoni […] fino agli estremi confini della terra (At 1, 8).

Mica dura e neppure è universalizzabile una pensata estemporanea. Un sistema di pensiero che pretenda perdurare ed espandersi sino ai confini estremi della terra deve essere potente, preciso e inequivocabile, comprensibile, comunicabile, strutturato ed accettabile. Occorre che, dunque, sia legge, principio, canone, metodo, disposizione, prescrizione, direttiva, precetto, regola generale, modello e sistema, ovvero normatività, dunque standardizzazione. Planetaria standardizzazione? Piallata universale? Non mi sembra una buona idea il voler conformare ad un'unica concezione 7,4 miliardi di soggetti.

Nella millenaria idea d'espansione a oltranza le religioni - per precisione non tutte coinvolte e all'interno di quelle coinvolte non di rado presenti diversificate concezioni di espansione/pluralismo [1]  - e con esse qualche ideologia, hanno raggiunto traguardi in fin dei conti parziali seppur ragguardevoli. Eroi e martiri battuti da un singolare, inaspettato, concorrente, un brocco partito all’ultimo minuto che per di più ha corso proponendo una normatività di basso profilo, seriale e dozzinale: il capitalismo. Bislacca la corsa, bislacco il vincitore.

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1 Tutto sommato il buddhismo se ne impipa della planetaria espansione, vantaggi di non essere religione.
E ancora: « Giovanni gli disse: “Maestro, abbiamo visto uno che scacciava i demòni nel tuo nome e glielo abbiamo vietato, perché non era dei nostri”. Ma Gesù disse: “Non glielo proibite, perché non c'è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito dopo possa parlare male di me. Chi non è contro di noi è per noi.” » (Marco 9,38-40)

Pubblicato in Sacro&Profano

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