C’è la Legge 626, quella della sicurezza sul lavoro, quella che se la ottemperi non ti tagli il dito, non ti spezzi il collo e non stramazzi folgorato.
Gli intellettuali la 626 con ce l’hanno, eppure anche loro sono esposti a rischi, tra i più insidiosi e frequenti quello di fare una bella figura di merda in mezzo alla pubblica piazza.
Senza una normativa che li tuteli si arrangiano come possono, tra gli specifici presidi di protezione primeggia quello di evitare il libero fluttuare in presa diretta optando per una super specializzazione professionale in specifico aspetto di nicchia, preferibilmente di disciplina rara, pozzanghera di ruolo dove sono nel contempo unici maestri e interlocutori. Presidio antinfortunistico efficace: nel caso di eventuali improvvise scivolate li fa cadere sempre in piedi e indenni.
Severo svantaggio è che il presidio tarpa di brutto la personale potenza: in questo rassicurante suonarsela e cantarsela senza mai rischiare, pur dopo centinaia d’interventi, relazioni, lezioni, articoli e interviste al mondo, l’intellettuale permane fisso, pietrificato, estraneo a qualsiasi evoluzione e autentica soddisfazione.