Travasi
Sorge un pensiero che si scioglierebbe come neve al sole se non venisse concettualizzato dal suo autore codificandolo in un sistema di parole con significato corrispondente. Quel pensiero, mentalmente fissato attraverso il linguaggio, potrà adesso comunicarlo emettendo dei particolari suoni o scrivendo specifici segni.
Ogni travaso, da pensiero a concettualizzazione (tanto vicini da sembrare un tutt'uno) e da concettualizzazione a parola detta o scritta, implicherà nel bene e nel male delle mutazioni del pensiero iniziale: concentrazione, purificazione, distillazione, contaminazione, diluizione, degrado, disidratazione, sublimazione, scissione. A procedura conclusa inizierà quella dell'ascoltatore, o lettore, che elaborerà a sua volta nuovi travasi personali, migliorando o degradando il pensiero ricevuto attraverso il veicolo della parola o della scrittura.
C'è qualcosa di misterioso nell'intendersi ancora con se stessi e con gli altri. C'è qualcosa di miracoloso quando l'altro ti chiarisce quello che avevi pensato davvero.
Inopinato accadimento
Che a differenza di una pietra, di un girasole, di un gatto, accada un punto e grado della natura che dice:
«Al culmine della disperazione, solo la passione dell'assurdo può rischiarare di una luce demoniaca il caos»[1]
è prova provata che la natura si protende da se medesima (anche l'uomo è natura) scostandosi di brutto dal meccanicismo materialistico che la dovrebbe fondare e ordinare. Ma come fa?
In fin dei conti elargiscono più indizi dell’esistenza di un possibile Dio i pessimisti estremi che i santi, gli uni e gli altri fautori di quella cosa che chiamiamo civiltà. Inopinata e strana, nondimeno reale.
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1 Emile M. Cioran “Al culmine della disperazione”, Adelphi.
Breve invito al sonno profondo
Più ci si concentra su un problema e più, a mo' di computer, aumentano le possibilità di risolverlo, mentre per le problematiche che appaiono irresolubili meglio mollare l’osso e dormirci sopra (in subordine va anche bene potare le rose o guidare l’auto) e in quell’omissione mentale le soluzioni, o perlomeno delle indicazioni utili, (av)vengono in mente.
Non so da dove, non so chi opera, però funziona.
Conoscenza certa
Che la filosofia abbia, per prima, implementato una sua branca, l’epistemologia, per verificare e monitorare fondamenti, condizioni e metodi, del suo operare in vista di un sapere certo, dice due cose.
La prima è che la disciplina è tanto affidabile e rigorosa al punto di sospettare di se medesima.
La seconda è che non è infallibile.
Linea retta? Forse semiretta? Oppure segmento?
La scienza afferma che l’universo non possa essere iniziato dal nulla, circostanza che esclude un creatore. L’assenza di un benevolo regista cosmico (e anche quella di un abile demiurgo) è scientificamente riconfermata dalla previsione certa che il sistema solare finirà, e non solo il nostro.
Qualcosa non torna in questo sentenziare l’impossibilità di creare dal nulla accettando però, nel contempo, di finire nel nulla. Oltre alla considerazione che, a differenza del saldo concetto di nulla inteso come negazione logica, il nulla ontologico è entità e categoria tra le più problematiche e nebulose, forse anche i parametri di inizio e di fine sono inadeguati e un po’ fuorvianti per gli immensi spazi.
Armistizio
Nell'ospedale delle Molinette a Torino c’è la cappella barocca col Gesù in croce, rifugio spirituale per i familiari cattolici dei ricoverati. Per gli altri parenti, agnostici e atei inclusi, è stata invece adibita la “Stanza del silenzio”, un locale spoglio per ritrovarsi col proprio Dio o con il proprio spirito.
Se ci fosse uno strumento capace di individuare la specie e misurare l’intensità delle emozioni dei frequentatori dei due spazi (livelli di sofferenza, panico, speranza...) è probabile che risultino identiche; credenti e non credenti tutti nella stessa barca nell’oceano dell’extramorale natura. Risolte duemila anni di diatribe.
Etica del giardino
Chi realizza un giardino sa che dopo un po’ le piante inizieranno a toccarsi e mischiarsi, vegeteranno inoltre specie spontanee intricandosi con quelle piantumate ad arte. Senza una costante opera dell’uomo il giardino degraderà, dato che le piante andando in antagonismo inizieranno a seccare virando all’inorganico. Nondimeno se s’interverrà senza giusta misura lo si mutilerà. Il giardiniere dovrà pertanto agire con cura e in quello scolpire sarà un po’ artista, un po’ filosofo e un po' scienziato; non è facile trovare una sintesi tra la sensibilità umana e il moto della natura.
Viceversa negli ambienti selvaggi e vergini -pensiamo alla foresta amazzonica- non accade degrado estetico, perché succeda -pensiamo alla banchina della strada provinciale non ben mantenuta- deve esserci un artefatto iniziale, dal momento che ci si mette mano sarà necessaria una cura costante perché il giardino permanga armonico.
Uomo strano punto della natura, Mida che trasforma ciò che tocca (pensa) in lavoro di aggiustamento perpetuo. Così per il giardino così per l’esistenza, così per l’estetica e la morale.
Preclusione del desiderio
Ho letto un valente filosofo affermare l’inammissibilità filosofica dell’ipotesi creazionistica. Nel motivare la sua tesi definiva lo statuto epistemologico della filosofia -e qui veniamo al punto- macchina disciplinare poggiante su testi canonici che esclude le aspirazioni personali dei filosofanti; desideri individuali sì leciti ma estranei allo statuto filosofico. E pensare che mi ero invece convinto che l'aspirazione personale, iniziando dal desiderio di comprendere, fosse la molla della filosofia, senza per questo escludere la necessità di ottemperare canoni disciplinari condivisi così da evitare sterili filastrocche di opinioni.
In ogni caso ho fatto bene, anche se attratto dalla filosofia, a sottotitolare questo blog “condivisione di un percorso artistico”.
Apologia dell’analfabeta funzionale
Lingue babeliche, modi di dire, linguaggi specialistici, neologismi, termini obsoleti e nella stessa lingua parole differenti con lo stesso significato e pure accezioni che distinguono parole identiche che però dicono cose diverse.
Al contrario delle forze-informazioni che connettono il cosmo (gravitazionali, elettromagnetiche, nucleari, biochimiche…) permettendo una chiara e perlopiù univoca interazione universale, la comunicazione tra gli umani, attraverso l’arbitrio condiviso delle parole che hanno inventato, implica un limite forse irrisolvibile:
più la definizione di una parola (frase, discorso) è accurata e meno è comprensibile a tutti, viceversa più è grossolana e approssimativa e più risulta comprensibile ai più. E' un po' come se arrivando puntuali si perde il treno della relazioni e arrivando in ritardo invece si parte. Davvero un bel nodo scorsoio per le élites intellettuali.
Per liberarci da questo cappio aporetico urge un inedito, efficace, linguaggio e forse gli analfabeti funzionali ne sono gli inconsapevoli precursori: dopotutto pur senza capire una mazza riescono a vivere lo stesso, indizio che un qualche nuovo ed efficiente codice linguistico, sfuggito a Umberto Eco, lo avranno pur implementato. Mi è scappato un aporetico, lo intendevo in senso estensivo non filosofico, giusto per (eventualmente) capirci.
Morale
Se con morale intendiamo azione conforme a legge osserviamo che la natura è l’evento più morale che c’è, se invece con morale intendiamo un giudizio di valore che definisce cos’è bene e cos’è male osserviamo che la natura è amorale, o meglio extramorale come indica Orlando Franceschelli.
Da tempo Dio tenta di unificare le due accezioni e più si arrabatta più si incaponisce. Qualcuno può dirgli di lasciar perdere?