Intenzione di voto
Interpretare il mondo attraverso le lenti delle circostanze e della condizione personale è processo irrazionale, per l’ovvia evidenza che l’universale consta di innumerevoli altre differenti circostanze e condizioni oltre alla mia.
Nelle democrazie mature è, dunque, richiesto in ogni compartecipante un processo di pensiero capace di cogliere l’insieme prescindendo dal proprio ombelico, anche nel caso che qualche legittima rivendicazione l'avesse anche lui.
Processo di astrazione che dovrebbe essere il prerequisito logico per scegliere un esecutivo politico per quanto possibile giusto per l’insieme. Sistema per popoli davvero evoluti la democrazia.
Tecniche d’incursione
Ali di cera che si sciolgono per irrispettosa vicinanza al sole, mele che Dio proibisce di assaporare, ancestrali confini tuttora invalicabili: «Su ciò di cui non si può parlare, si deve tacere[1]; «La volontà si dimostra libera nella misura in cui si lascia determinare dalla pura Ragione»[2]; «Dove era l'es, deve subentrare l'Io»[3].
Non ci rimane che l’arte per osare un blitz nel trascendente senza spappolarci.
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1 Wittgenstein, Tractatus logico-philosophicus
2 Kant, Critica della ragion pratica
3 Freud, Introduzione alla psicoanalisi
Limiti e grandezze
Indifferenti alla misura del nostro pensare i poliedri regolari non possono essere più di cinque, eppure una strana forza ci spinge a valicarne il limite.
Calcola area e volume di quest'anelito a trascendere.
Eureka !
Si suppone che lo scienziato osservi la realtà quasi omettendosi, così da prenderne asettica nota con pazienza certosina per comprenderne i meccanismi, ma basta leggere qualche stralcio di storia della scienza per accorgersi che le scoperte scientifiche più importanti sono invece scaturite da un inopinato aggio fatto na pensata! (kantianamente conoscenza e giudizio sintetico a priori).
Irrompere di pensiero improvviso poi, ovviamente, vagliato nella dialettica fra teoria ed esperimento così da distinguere il delirante dal geniale. Non sarebbe male espandere il procedimento dalla scienza a tutte cose.
Pessimismi
Riecco lo zafferano selvatico che spunta vicino al cipresso.
Ce ne vuole di inutile fatica per riuscire a tenergli il broncio. Ma guarda un po'... Non pensavo che i pessimismi cosmici contenessero una nota di humour.
Ermeneutica quotidiana
Leggendo la lista della spesa, l’indicazione stradale, la notizia di cronaca o storica, apprendiamo; immagazzinamento detto erudizione. Invece quando recepiamo il pensiero in atto, di altri e nostro, interpretiamo. Di solito non ci si fa caso ma tale comprendere, a differenza dell’apprendere, implica quote di interpretazione.
In un certo senso la vita umana è un processo ermeneutico costante con se stessi e gli altri, dove travisiamo perché mal interpretiamo, oppure sappiamo riordinare e cogliere la realtà del detto e scritto, anche se confuso, dissimulato o mal espresso.
Va da sé che l’interpretare stimolerà nuovi pensieri oltre a ciò che si voleva comprendere, va da sé che non ci sarà spazio per paralizzanti “non ho capito”, perché l’elaborazione attivata dall’interpretazione sarà sempre e comunque possibile.
Iconologia
Partiamo da, tendiamo a, ostacolati da, e attraverso peripezie raggiungiamo finalmente meta. Questa è la storia di ognuno, questa è, dunque, la struttura narrativa universale al netto di qualche modesta variazione sul tema e notevole valore stilistico nell'esprimerla.
Osservando le rappresentazioni sacre, da quelle dei maestri dell’arte alle immaginette dozzinali, è agevole vederle come fotogrammi che illustrano uno specifico, canonico, passaggio tra quelli suesposti.
Mutano sì i tempi, i luoghi e i personaggi, ma la storia è sempre quella e così deve rimanere e ripetersi, sennò non ci piace più.
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Sotto quattro esempi plastici.
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Scena finale Gran Torino
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Dionisiaco?
Ce ne sono centinaia di migliaia e di tutti i tipi, eppure una foglia è sempre una foglia e una radice è una radice. Anche noi imitando la natura ottemperiamo standard, ideando e costruendo trapani e automobili di numerosi e differenti modelli, ma tutti bucano e ti portano da qua a là, se non lo fanno sono un’altra cosa che obbedirà necessariamente ad altri codici determinati e funzioni conseguenti.
Costituiti per ottemperare norme non abbiamo il potere (e manco la necessità) di implementare il caos assoluto che rimane libertà di un qualche dio. Ci avevano provato i dadaisti a emanciparsi dal funzionamento generale ma con scarsi risultati: anche la stravaganza più estrema se non è libera da intenzione è, necessariamente, attuazione di codici, strambi ma pur sempre codici con relate funzioni.
Siamo fatti per adempiere.
Iperbolicità
Nella riflessione teoretica occidentale il concetto dell’io è stato elaborato anche con esiti iperbolici. Proprio com’è accaduto per Dio, l’io è stato talora esaltato a creatore della realtà oppure sminuito fino al punto da giudicarlo una entità inesistente, un mero agglomerato di estemporanee percezioni sprovvisto di un nucleo stabile.
Sulla prima concezione di un io (personale o universale) che fa il mondo lascio il giudizio al lettore, sulla seconda che afferma l’inconsistenza ontologica dell’io, annoto che se interpretata letteralmente e portata fino alle estreme conseguenze, il comandamento morale del non uccidere -olocausti inclusi- perderebbe qualsiasi significato, visto che è impossibile accoppare nessuno.
Bislacco l'impegno teoretico se poggia sulla morale al punto da diventare un tutt’uno con essa, ma un minimo di permeabilità va forse mantenuta, non tanto per essere più buoni ma per non prendere cantonate.
Acrobazie
C’è il livello basic dell’adolescente che ascolta musica nell’Ipod mentre digita un messaggio mangiando. C’è il livello più avanzato del cameriere che porta con la mano destra cinque piatti e con l'altra tre boccali di birra, mentre cammina veloce parlando al telefono che tiene fra guancia e spalla.
Ai vertici della classifica Napoleone Bonaparte che dettava ai suoi segretari numerose e differenti lettere contemporaneamente.
Vincitore assoluto Kant, quando nella Critica della ragion pura critica la ragione con la ragione stessa, procedimento più arduo che guardarsi nell’occhio. Beninteso, senza specchio.