BLOG DI BRUNO VERGANI

Radiografie appese a un filo, condivisione di un percorso artistico

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Sabato, 25 Febbraio 2017 13:29

Il ritorno

Di fronte ad una sgradita o complicata realtà effettiva attivarsi per sostituire tale vero oggettivo con una più semplice e accettabile invenzione soggettiva, come anche il dissimularla fino a rimuoverla, si riveleranno tra i modi più sicuri ed efficaci affinché ritorni più imbrogliata e potente.

Ci mette un po' ma torna sempre.

Pubblicato in Pensieri Improvvisi
Giovedì, 23 Febbraio 2017 19:12

Ciao

Poco prima di morire mio padre m'aveva confidato che da qualche notte gli appariva nella stanza una bambina; arrivava e diceva: “Ciao” e lui rispondeva: “Ciao” e quella spariva da dove era venuta. Tra me avevo considerato che, a causa dei reni malconci, papà avesse il cervello traboccante di cataboliti azotati e con tutto quell’ammonio in testa era il minimo sindacale pure l'apparizione di un drago. Rifugiarmi in quei tecnicismi era un modo per razionalizzare quelle stranezze e non stare troppo male nel vederlo così, ma trascorsi una decina d’anni mi ero casualmente imbattuto in una precisa nota di Jung che confermava e spiegava puntualmente quella confidenza di papà:

«Una forma dell’anima chiaramente individuabile appare al bambino nella madre […] L’Uomo infantile ha in genere un’Anima materna; L’uomo maturo ha la figura di una donna più giovane. L’uomo senile trova compensazione in una fanciulla, o addirittura in una bambina.»[1]

Quella visione era archetipo di Anima, più precisamente la proiezione figurata della sua Anima.

 

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1 C.G. Jung, The Collected Works, Opere, IX, 1, p.194

Pubblicato in Frammenti Autobiografici
Martedì, 21 Febbraio 2017 09:47

Prima Nota

«Una persona stupida è chi causa un danno ad un altra persona o gruppo di persone senza nel contempo realizzare alcun vantaggio per sé o addirittura subendo una perdita.» (Carlo M. Cipolla).

Data dell’operazione, descrizione, importo, entrate, uscite e saldo di ciò che rimane in cassa. Tutti eseguiamo la prima nota, anche se non siamo imprenditori o professionisti. Pratica primigenia - dai bambini agli uomini preistorici - oltreché planetaria.

In fin dei conti la prima pulsione di ogni individuo è conservare il suo esserci, eppure i più arguti aggiungono anche il calcolo di quanto, grazie al personale operare, incrementano la comune cassa universale: sanno che più si riempie e più guadagnano anche loro.

Prima nota che si aggiorna e monìtora quotidianamente, oltre che con i movimenti in denaro con quelli di pensiero e azione. Errori nella gestione producono danni severi, la filosofia dovrebbe servire a individuarli, la psicologia a risistemarli e il diritto a sintetizzare tale operato.

Pubblicato in Filosofia di strada

La noia, il sentirsi schiacciati dal tedio, forse non è una malattia dell’anima e neppure problematica filosofica o psicologica. Non possiamo escludere che sia dinamica fisica, proprio come la fatica nel sollevare una lavatrice, la fitta nel pestarsi il gomito, o lo scottarsi col ferro da stiro: fa male sempre, fa male a tutti.

Non è ancora chiaro “che cosa sia” il tempo, ma l’osservazione empirica universale indica che nel farne esperienza ravvicinata e prolungata procura dolore e sofferenza. I carcerati - la limitazione della libertà è costrizione al contatto diretto e ravvicinato con la forza tempo - confermano che procura più dolore del pestarsi l’indice col martello; i sofferenti d’insonnia severa confermano.

Tempo, forza fisica come la gravitazionale e l’elettromagnetica? Forza, come la nucleare, necessaria ma nociva se oltrepassiamo la distanza minima di sicurezza e superiamo il giusto tempo di esposizione?

Pubblicato in Filosofia di strada
Domenica, 19 Febbraio 2017 16:31

Banalizzazione cronicizzata

Basta un colpo di cannone del fanatico per disintegrare la statua millenaria e secondi di motosega dell’idiota per abbattere la quercia centenaria.

Segnale d’intelligenza la capacità di sottile umorismo e indice di sereno distacco la pacata autoironia, ma quando grossolane, impensate, smisurate ed esercitate sistematicamente a oltranza, producono macerie.

Forma di difesa e rimozione deleteria di chi per incapacità o paura di stare sul pezzo lo banalizza rompendolo. Atto orbo, celerissimo ed efficace nel distruggere. Innanzitutto chi lo mette in atto mentre ride a fior di labbra.

Pubblicato in Pensieri Improvvisi
Sabato, 18 Febbraio 2017 13:26

Big Bang?

Anche se la datata teoria dell’ontogenesi che ricapitola la filogenesi è stata scientificamente smentita, un mio modo per studiare l’universo consiste nel tornare al primo ricordo personale e poi insistere per ricordare quanto mi è accaduto ancora prima.

Ogni tanto ci provo ma raggiunto un certo punto non riesco a risalire, eppure ho notizia che là, poco prima, nulla è forzato e obbligatorio ma reame di naturale spontaneità in preciso svolgimento che fa la realtà. Di Big Bang nessun sentore.

Pubblicato in Frammenti Autobiografici
Giovedì, 16 Febbraio 2017 11:08

Le strane avventure di Robinson Crusoe

«Non amatevi troppo» consigliava Voltaire, il punto è che per amarsi, sia troppo, che il giusto, è necessario essere perlomeno in due giacché l’occhio non può vedersi: si dice introspezione, autocritica, autostima, autoanalisi, autoassoluzione, autocommiserazione, autocompiacimento, autoconvincimento, autodistruzione, autogoverno, autoinganno e autoironia, c’è pure l’esame di coscienza e il training autogeno, ma nell’atto introspettivo chi indaga chi? Nell’autoconvincimento chi convince chi? Tutto da chiarire.

Dato plausibile è che nel pensiero del soggetto in atto che riflette sull’oggetto della propria persona ci muoviamo necessariamente in un rapporto di relazione tra un osservatore e un osservato, dunque non possiamo escludere che la nostra persona sia, di volta in volta, creata dal come la pensiamo.

Pubblicato in Pensieri Improvvisi
Venerdì, 10 Febbraio 2017 16:14

Paciugo andato a male

La psicoterapeuta e teologa Hanna Wolff invitava a distinguere e separare il pensiero inedito del rivoluzionario ebreo Gesù da quello della tradizione ebraica, concezioni che invece le Chiese cristiane hanno fuso e sovente confuso in un paciugo opinabile. La Wolff sosteneva che una puntuale separazione gioverebbe e al cristianesimo e all’ebraismo.

Plastica e immediata esperienza delle differenze è sperimentabile confrontando il testo del discorso della montagna («Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. Beati gli afflitti, perché saranno consolati. Beati i miti, perché erediteranno la terra...» copyright Gesù di Nazareth) con quello della scomunica lanciata dalla comunità ebraica contro Spinoza (1656)[1].

C’è da rilevare che talvolta le Chiese cristiane hanno attinto, alunne ligie e fedeli, dalla faccia nera del Giano bifronte (Barbaglio) del Dio descritto nella Bibbia, superando il maestro.

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1 «Con il giudizio degli angeli e la sentenza dei santi, noi dichiariamo Baruch de Spinoza scomunicato, esecrato, maledetto ed espulso, con l'assenso di tutta la sacra comunità [...]. Sia maledetto di giorno e maledetto di notte; sia maledetto quando si corica e maledetto quando si alza; maledetto nell'uscire e maledetto nell'entrare. Possa il Signore mai più perdonarlo; possano l'ira e la collera del Signore ardere, d'ora innanzi, quest'uomo, far pesare su di lui tutte le maledizioni scritte nel Libro della Legge, e cancellare il suo nome dal cielo; possa il Signore separarlo, per la sua malvagità, da tutte le tribù d'Israele, opprimerlo con tutte le maledizioni del cielo contenute nel Libro della Legge [...]. Siete tutti ammoniti, che d'ora innanzi nessuno deve parlare con lui a voce, né comunicare con lui per iscritto; che nessuno deve prestargli servizio, né dormire sotto il suo stesso tetto, nessuno avvicinarsi a lui oltre i quattro cubiti [un paio di metri], e nessuno leggere alcunché dettato da lui o scritto di suo pugno».

Pubblicato in Sacro&Profano
Venerdì, 10 Febbraio 2017 14:47

60 anni

S’impegnava nella sua professione d'artigiano per un’esistenza dignitosa sua e di qualcuno a lui prossimo, né di più né di meno. Il resto del tempo e della personale potenza li utilizzava per comprendere il significato dell’universo e il suo posto nel mondo. Aveva sessant’anni e così faceva fin da ragazzo; se interrompeva quel pensare si sentiva male, ma nel riprenderlo il sangue gli circolava ancora nelle vene. Probabilmente non era del tutto sano, chiedersi il senso della vita è indizio di una qualche malattia, sentenziava Freud. Però a lui andava bene così e poi, dopotutto, considerando la storia della civiltà era in buona compagnia, non pochi avevano vissuto come lui e non proprio tutti brocchi o scompensati.

Dopo tanto indagare ed elaborare il significato dell’universo e il suo posto nel mondo non li aveva trovati, però un paio di verità plausibili forse sì:
i monoteismi rivelati erano narrazioni, mentre la natura era dato certo. Così per la quinta volta si era riletto L’Etica di Spinoza, vedeva che lì c’era risposta, o perlomeno un suo inizio. Capiva poco e davvero a fatica ma, dai e dai, cominciava a penetrare quella mistica razionale; lo percepiva dal godimento che la lettura a tratti gli regalava e dal pensiero che gli stimolava. In quell’esercizio di umiltà d’accettarsi come una mera modalità provvisoria espressa dall’impersonale Dio sostanza infinita, Tutto Uno ed eterno che senza fini produce, indifferente al bene e al male come intesi dagli uomini, la realtà naturale, qualcosa non gli tornava ancora: che non tornava era Spinoza stesso: più L’Etica dettagliava precisa i meccanismi e le leggi di quel sommo funzionamento e più testimoniava un punto della Natura - nella fattispecie l’Autore del libro, anch’egli espressione di Natura -  dove il funzionamento prendeva una piega quasi “personale”, introspettiva, consapevole di sé. Nell’accadere della Natura oltre a meccaniche celesti, amebe, papaveri di primavera e gatti, irrompeva quello strano e inaspettato evento dell’umano corpo-pensiero, capace di dirla (la Natura) e ricapitolarla.

Osservando il soggetto uomo non poteva escludere, di riflesso per speculare simmetria, che la Natura fosse anch’essa strutturata da un Dio sì immanente ma, a suo modo, autonomo, cosciente e personale, a immagine dell’uomo; dopo decenni di osservazione, elaborazione e indagine il significato dell’universo e il suo posto nel mondo non li aveva ancora trovati.

Pubblicato in Frammenti Autobiografici
Mercoledì, 08 Febbraio 2017 14:56

Nevrotico ma Dio

Talvolta interpretava la realtà come parvenza e illusione immaginando Dio nascosto dietro ‘sto teatro, altre volte vedeva Dio perfettamente coincidente con la realtà concreta che aveva intorno.

Gli era anche capitato di sperimentare le differenti percezioni e concezioni tutt’assieme in una conflittuale mescolanza un po’ naïf di Schopenahauer, Agostino e Spinoza, però a differenza del suo PC non andava in blocco.

Forse il Creatore era lui stesso. Nevrotico ma Dio.

Pubblicato in Frammenti Autobiografici

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