Nel leggere un compendio degli scritti di Jung su Freud oltre ad apprendere che, a differenza del sentito dire, la stima che esprime per Freud supera di gran lunga le divergenze, vengo notiziato di quanto sia semplice distinguere il normale dallo scompensato: sani e meno sani di testa sperimentano, tranne poche eccezioni, i medesimi, e ben noti, processi e passaggi nell’infanzia; il sano li accetta e si adatta, l’altro no, differenze plausibilmente procurate da sensibilità innate. Per farla semplice il normale si adegua al mondo così com’è e agli altri così come sono, mentre lo scompensato rifiuta di adattarsi e introverso s’isola in se stesso in una sorta di torre, universo autistico oppositivo al mondo non di rado avvertito soggettivamente sublime o comunque superiore, che impedisce di operare con gli altri (lavorare e amare).
Si potrebbe obiettare che il mondo, così com’è, non sia proprio sano e che, dunque, adattarsi a esso sia più un atto patogeno che non cartina tornasole di salute personale. Alibi in apparenza solido se non fosse che adattamento, oltre a conformazione e rassegnazione, significa movimento per rendere adatto a un uso e a uno scopo, così da scendere dalla torre per lottare corpo a corpo, stile-libero. Non a caso la lotta, beninteso all'interno di precise regole condivise, è fortemente documentata con intento formativo-educativo in tutte le mitologie.
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Filosofia di strada