Bruno Vergani
Radiografie appese a un filo. Condivisione di un percorso artistico, davanti al baratro con angoscia parzialmente controllata.
Deicidio
Ho visto l’Antigone di Brecht da Sofolcle, attualizzata dal regista Giancarlo Luce.
L’ho vista anestetizzando il mito, l’ho sdrammatizzata omettendo del tutto gli dèi, peraltro già narcotizzati dalle varie riscritture.
L’ho pagata: Antigone era perfettamente sovrapponibile a una Daniela Santanchè che difende il suo signore. Mai più.
Professionalizzazione
“Corsi avanzati” servono per far di conto in Microsoft Excel 2010 e per imparare a ballare la Salsa cubana senza schiacciarsi i piedi. Fuori da lì subodorano all’istante di clericale.
neologismo
Idiomorfo minerale in cristalli aventi regolari contorni poligonali.
Iddiomorfo divinità inorganica delle alte sfere, assoluta, immodificabile, pura. Inesistente in natura alberga, in differente grado, in qualche concezione filosofica e in numerose religioni. Vanta miliardi di devoti. Tra i più noti oppositori Gesù di Nazareth.
Benzina, Diesel, GPL, Vino.
Quanti chilometri fai con un litro? Oltre all'automobile potrebbe risultare utile conoscere il consumo di vino necessario al buon funzionamento di una festa. Calcoli empirici riferiscono che:
per quella goliardica servono litri 0,72 a 13,5 gradi pro capite di carburante dozzinale;
Il ritrovo di artisti necessita, a invitato, litri 1,2/Ora di differenti gradazioni, bianco, rosso e rosato;
la festa intellettuale litri 0,48 di buona qualità a 13 gradi, per ogni testa. Medesime quantità di Primitivo di Manduria a 15 gradi favoriscono la performance della durata dell’eloquio ma a scapito del suo valore.
Apologia della puzza
Supermercato, banco delle verdure, pieno agosto. Nell'incrociare la signora obesa una vampata putrida si era mischiata all'odore di percoche. Lì, un misterioso suggeritore interno mi ha detto:
Accetta l'organico amico, tollera i suoi incidenti. Solo il melanconico realizzato odora di niente, di quarzo e silice.
Prima di diventare sabbia era stato, per lungo periodo, ameba. Condizione che giudicava di semiperfezione: anche i protozoi, pur unicellulari, cambiano forma e nel loro essere parassiti si relazionano, a modo loro, all’Altro. Troppo poco l’organico, troppo impuro, lui eterno e imperituro voleva gloria compiuta nell’essere pietra.
Identikit-apologia del santo isterico (nota per educatori)
Non vuole essere curato, evita di curare, sa che è compito impossibile.
Non si conforma; non vuole essere formato e non vuole formare, se ne impipa di attestati e si sente offeso da titoli.
Quando fa sul serio lascia da parte l’erudizione: riesce a creare solo separandosi da qualsiasi sapere. Se per incidente incontra ambienti dove gli propongono ‘professionalità’, ‘specializzazioni’ e ‘corsi avanzati’ sente forte il rischio di esautorazione dal suo nucleo vitale-creativo e, un po’ isterico, si agita scomposto, poi fuggirà lontano.
Beato il maestro che non lo farà scappare.
Ho sposato. Ho detto.
Ieri ho sposato e nella celebrazione del matrimonio civile ho detto lo stralcio autobiografico che segue. Nel proferirlo in ambito istituzionale - e non teatrale come d’uso - ho fatto esperienza di tangibile laicità.
IO, IL NULLA, IDDIO: PARTITA A TRE
Ricordo bene. Quando buttato nel mondo, orfano ero sceso nella voragine, giù fino al lago di dolore per contemplare i relitti che galleggiavano nel silenzio. Nessun uomo. Nessun animale. Là, immobile, era il mio posto.
Solo un Dio poteva salvarmi e l’avevo chiamato. L’angoscia si era trasformata in stupore… Immobile prima. Immobile dopo. Di pietra prima di pietra dopo.
Nulla & Dio, cari figli gemelli, intrattenetevi ancora nella vostra partita, io non gioco più, ho un appuntamento: l’amico mi aspetta per mangiare un pezzo di pecora e cipolla selvatica davanti a un fuoco.
Lì, indifferente all’immenso non vacillo.
Lì, mi piace sentire la pioggia che cade per dissetare le bestie dei campi e gli asini selvatici.
Lì, con occhi di carne vedo gli uccelli del cielo e per terra erbe rare e la vite che trasformo in vino per allietarmi il cuore.
Lì, sui cipressi la cicogna ha la sua casa; le alte montagne per le capre selvatiche, le rocce rifugio dei rapaci, mentre la luna segna il tempo e il sole sa l'ora del tramonto.
Lì, la notte latrano le bestie nella foresta, ruggiscono i leoni in cerca di preda e quando sorge il sole si ritirano nelle loro tane.
Lì, il mare spazioso e vasto e rettili e pesci senza numero, animali piccoli e grandi.
Lì, Uomo, esco per il mio lavoro. Per la piacevole fatica di rinnovare la terra tocco il mondo per darlo in eredità.
Il puntino
L'universo non informa chicchessia di essere immenso e neppure di contenere al suo interno infinitesimali particelle, sono - proprio e solo - io che mi invento di essere un puntino.
Il mio gatto, scevro dall’inutile ideazione, non si preoccupa. Nell’osservarlo con attenzione sembra sapere che tutto esiste grazie a lui.
Selvaggio ma non incolto (bis)
Nel precedente post «Selvaggio ma non incolto» consideravo che senza iniziativa di umano pensiero i giardini, e non solo, non sempre migliorano per processo spontaneo, ma possono degradare all’apatico e anche al brutto. Massimo Angelini, a commento, invitava all’onorare il «misterioso e delicatissimo equilibrio che mette d'accordo il lasciare fare e il fare cultura senza scivolare nell'artificio, in vezzi autistici o nella sciatteria dell'abbandono. Così per il giardino, e così per i figli, i libri, il culto.»
Seguono tre immagini di esempi ambientali, agilmente espandibili a tutto il resto:
Artefatto sciatto.
Annoto che hanno “lavorato” per realizzarlo. Sovente è meglio l’incolta natura, anche se talvolta apatica, all’iniziativa di certi umani pensieri.
Artefatto vezzoso autistico.
Caso opposto: invece di abbandonare i pneumatici li hanno riciclati. Evidentemente meglio questo artefatto implementato da “bravi ragazzi” rispetto alla sciagurata sciattura della prima immagine, eppure qualcosa non torna: questa “bellezza” prefabbricata appare dozzinale e, a ben vedere, anche un po’ violenta: l’eccesso di sistematizzazione esige conformazione.
Artefatto equilibrato.
Questo giardino all’inglese non sarà espressione realizzata del «misterioso e delicatissimo equilibrio» dell’accordo cultura/natura, però è qualcosa che gli assomiglia.
Metarfosi di Ovidio & Upaniṣad
Musica e letteratura in un riadattamento delle Metarfosi di Ovidio che si fondono alle Upaniṣad per creare una trama costantemente assorbita nella musica del pianoforte.
Govinda Gari e Amos Vergani celebreranno questo singolare connubio, tra composizione musicale istantanea e letteratura antica.
Il tema principale è la nascita del mondo che si configura come un eterno divenire, la lotta degli elementi e delle passioni si svolge dietro uno sfondo che trasmette la consapevolezza millenaria dei Veda.
Pianoforte: Govinda Gari
Voce narrante: Amos Vergani
21 luglio ore 21, Ashram di Babaji a Cisternino