Non mi piacciono le sistematizzazioni e gli ingrigliamenti del giardino all’italiana e faccio quello inglese anche se abito in Puglia. Pianto ravvicinati numerosi e differenti cespugli e qualche albero mediterraneo che nel crescere diventano contigui, poi si mischiano e talvolta vanno in antagonismo, lì lascio fare alla natura e il più forte vince. All’inizio del percorso c’è un artefatto, poi mi ometto e lascio fare alla natura. Trascorso qualche anno ammiro una macchia mediterranea con estetica valorosa e di notevole diversità biologica.
Credevo che il processo fosse concluso: indipendentemente dal mio intervento il giardino sarebbe migliorato per naturale spontaneità. Falso. Senza iniziativa di pensiero ha iniziato virare al dozzinale, non degradato ma catatonico come i chilometri di macchia mediterranea che vegeta apatica al bordo della strada provinciale.
Accade proprio così, e non solo per il giardino.
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Frammenti Autobiografici
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Giovedì, 20 Giugno 2013 09:31
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Massimo Angelini
E' misteriosamente così, Bruno. ed è misterioso e delicatissimo l'equilibrio che mette d'accordo il lasciare fare e il fare cultura senza scivolare nell'artificio, in vezzi autistici o nella sciatteria dell'abbandono.
Così per il giardino, e così per i figli, i libri, il culto.