Per vent’anni ero stato, senza sforzo, vegetariano: accerchiato da chi non mangiava carne mi ero spontaneamente conformato. Oggi, avendo come prossimi onnivori mi sono adeguato ritrovandomi ex vegetariano, tuttavia, ogni volta che mangio carne, se penso a quello che sto facendo, trovo più motivazioni al non mangiarla che al mangiarla. Non mi preoccupo e cercando di non eccedere la mangio accettando le mie contraddizioni.
Di vegetariani ce ne sono di varie tipologie, dai moderati agli integralisti anche estremi: il fanatismo di quelli che equivocano il bene e il male universali con quello che intromettono nel loro stomaco, con il ‘pulito’ e lo ‘sporco’ del loro ombelico, può raggiungere livelli esasperati. Comprensibile: qualcuno annotava che «chi riempie le sue giornate mangiando tofu e biscotti a base di quinoa si può sentire altrettanto savio di chi ha dedicato tutta la vita ad aiutare i senzatetto».
Per ragioni di lavoro incontro spesso vegani, ce ne sono di equilibrati e tolleranti ma anche di ossessi. Ricordo una giovane donna schifata nel vedere una mezza dozzina di uova nel mio frigorifero, l’aveva chiuso e si era allontanata per spiegarmi che bastava la presenza in casa per essere contaminati. Rammento la descrizione dettagliata: “uovo di gallina” uguale a “feto putrefatto”.
Non è l’unica, numerosi i tarantolati dalla sacra purificazione che si otterrebbe mangiando esclusivamente vegetali omettendo, preferibilmente, anche i derivati animali; ancor meglio - a loro dire - se si ingurgita unicamente frutta e verdura evitando solanacee e legumi; ancor meglio il perfetto fruttariano; ancor meglio se il frugivoro si nutre solo a mele; ancor meglio se si limita a una sola mela al giorno e nient'altro; ancor meglio se non recide il pomo dall’albero ma lo raccoglie da terra a seguito di caduta spontanea (questo si è pacifismo); ancor meglio il digiuno assoluto; ancor meglio se a oltranza; ancor meglio se digiuno “secco” affinché il corpo, divenuto per tanta purificazione angelico, non sia contaminato da velenosa acqua mondana.
Mi avevano riferito di due giovani romagnoli che aveva raggiunto tale perfezione dopo un pellegrinaggio in India. I sadhu nostrani si erano insediati in un eremo nei pressi di San Leo e dall’alto della loro purezza accoglievano i loro devoti con il benvenuto: «Ne avete da fare di strada umanoidi che ancora mangiate e cagate!» Per essere precisi lo dicevano in romagnolo: «Brutt imanoid chi mansgeeit e cagheeit!». Erano diventati vegetariani partendo da una filosofia animalista “antispecista”, per poi ritrovarsi razzisti con la propria specie.