BLOG DI BRUNO VERGANI

Radiografie appese a un filo, condivisione di un percorso artistico

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Bruno Vergani

Bruno Vergani

Radiografie appese a un filo. Condivisione di un percorso artistico, davanti al baratro con angoscia parzialmente controllata.

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Domenica, 06 Settembre 2015 08:56

Gli alfisti

Mi avevano riferito che la categoria di guidatori più egocentrici e indisciplinati era quella dei possessori di Alfa Romeo. Lì per lì mi era sembrata una stupidaggine, ma nell’osservare sulla strada gli alfisti in azione ho constatato la veridicità dell’affermazione.

Questa settimana ho avuto l’impressione che non camperò tanto a lungo. Ho incontrato tre persone, uno di 82 anni, uno di 89 e una signora di 92, due amici e uno conoscente. Li ho incontrati casualmente uno per volta, tutti e tre pimpanti, tutti e tre identici: accomunati nell’aver fatto sempre e solo quello che hanno voluto indifferenti agli altri.
Quelli che, come me, cercano di ottemperare regole auree e tendono concilianti a contenersi in favore dei prossimi schiattano prima. Forse più nobili, ma più rapidi.

Venerdì, 04 Settembre 2015 13:43

La Pera

Sto leggendo un libro dello psicoterapeuta Barrilà che in un passaggio esprime perplessità per quei suoi colleghi che in conferenze si attardano in un generalizzato imputare i problemi dei figli sempre e solo ai genitori.  

Ricordo che una lontana mattina avevo detto a mio padre: «Papà, papà, oggi compio nove anni!»
E lui: «E allora?»
Nessuna festa, niente regalo, ma invece d’imputarlo d’omissione d’amore e rinviarlo a un emotivo giudizio sommario in stile maoista per reato di fatto inesistente, grazie a lui seppure scomposto mi sono dato una mossa, così da tentare, in qualche modo, di stare in piedi da solo. Tutto sommato sapevo che, a modo suo, papà mi voleva bene. Personale storia ordinaria. Valorosa e straordinaria è invece quella di un remoto compleanno di un mio caro amico, dove le cose erano andate più o meno così:

Sicilia occidentale, anni 50. Il nonno chiama nella sua inviolabile stanza da letto il nipotino che compie gli anni. Solenne apre l’armadio liberty, lento fruga nel cassetto e prende due pacchetti, li scarta con cura e compaiono due pere. Prende la più grossa e la dona al nipotino che, piuttosto deluso, se la prende. Il giorno successivo lo riconvoca nella stanza chiedendogli di riportare la pera e il bambino ipotizza che finalmente riceverà in dono il regalo vero. Il nonno si riprende la pera grande e gli dà quella piccola e lì nel bambino è accaduto qualcosa. Ignoro cosa, ma sicuramente qualcosa di sano e santo più potente di tutti gli aneddoti dell’agiografia del  buddhismo Zen sommati assieme. La prova? Trascorsi sessanta anni quel bambino è oggi uomo straordinariamente valoroso.

Grazie papà. Grazie santo nonno dell'amico. 

Venerdì, 04 Settembre 2015 10:37

Amarcord

Brianza, primi anni 60, scuole elementari. Il maestro in classe fumava le Kent, lunghissime, dal filtro bianco. Ero seduto in mezzo all’aula, non troppo vicino alla cattedra ma da lì riuscivo ancora ad apprezzare l’aroma del tabacco. Il maestro si chiamava Panìco e veniva dal Salento, effettuava aspirazioni prolungate, andava in apnea e la fragranza del tabacco mi penetrava elargendomi soddisfazione.

Dal mio posto potevo agilmente picchiare quelli ai primi banchi, bambini pallidi che si nutrivano di yogurt e difendermi dai teppisti dell’ultima fila Pasquale, Salvatore e uno che di cognome faceva Visconti, tutti e tre ripetenti. Ero attratto dai teppisti anche se li temevo, mai avuto con loro conflitti pesanti. Visconti si masturbava nel bagno della scuola, diceva che sentiva un “gusto bello” mentre emetteva rantoli. Io ci avevo provato ma il gusto non lo avevo avvertito, forse non avevo fede sufficiente. Nella ricreazione si andava nel piazzale esterno della scuola, Visconti riciclava gomme da masticare calpestate staccandole con un bastoncino dall’asfalto, continuava a raccoglierle e masticarle finché non gli stavano più in bocca. Mentre gli altri compagni correvano, passeggiavo con Adelio per parlare di religione, era un fervente cattolico che da grande voleva fare il prete. D’istinto lo contestavo con povertà d’argomenti, da grande poi il prete l’ha fatto davvero. Salvatore invece non si masturbava in pubblico e non raccattava gomme da masticare, era introverso, parlava poco. Mi era dispiaciuto quando l’avevano bocciato agli esami di quinta. La commissione, esasperata dai suoi silenzi, aveva posto la domanda finale e la risposta di Salvatore avrebbe determinato la sentenza definitiva, una sorta di processo sommario. Sulla cartina geografica avevano indicato Roma e poi chiesto: “Salvatore metti il dito su Roma”. Lui aveva eseguito. “Adesso rispondi, Roma si trova al nord, al centro, o al sud dell’Italia?” Silenzio, poi Salvatore aveva emesso dei suoni, dei mugugni in lenta successione: “Cent… Nooor,” poi chiaro: “Sud!”. Bocciato. Salvatore detto Turi, il figlio del muratore siciliano bocciato. Perché bocciarlo? Forse aveva ragione lui, antropologicamente e culturalmente Roma era Sud,

tuttavia i tre anni con il maestro Panìco mi avevano fatto apprezzare la scuola, alcune materie mi appassionavano: italiano, geografia e anche scienze naturali. Il profitto era buono, studiavo poco ma intervenivo, partecipavo, mentre m’intrattenevo nel percuotere il più bravo della classe, quello al primo banco, Giuseppe il figlio del tappezziere. Mi piaceva molestarlo. Un mezzogiorno il padre della vittima, informato dal figliuolo delle percosse quotidiane, mi aveva aspettato fuori dalla scuola. I compagni mi avevano avvisato della sua presenza, ma invece di scappare gli ero andato incontro: sganassone a freddo che mi aveva girato la faccia. Ero rimasto lì a fissare quell’uomo dalle mani grandi. “Non guardarmi con quella faccia lì” fu il suo commento. Non avevo paura di lui, mi sentivo sorretto da una forza che saliva dallo stomaco, potente, onnipotente, immortale.

Lunedì, 31 Agosto 2015 18:30

Resilienza?

Chi è nato indesiderato e sgraziato, da genitori violenti e anaffettivi. Nato in un brutto posto, con una severa malattia ereditaria e un paio di fratelli maggiori che lo percuotono per divertimento, se non incontra presto, anzi subito, persone che lo liberano da questo inferno accogliendolo e apprezzandolo finisce male.

Se dovesse esistere al mondo chi - anche uno solo - campione di resilienza si emancipa da tale condizione poggiando solo su se stesso senza l’affettuoso accudimento e stima di qualcuno, bisognerebbe indagare a fondo il nocciolo di tale sovrana potenza.

Non escludo che tali soggetti possano esistere. Fino a oggi non ne ho incontrati.

Domenica, 30 Agosto 2015 08:53

626

C’è la Legge 626, quella della sicurezza sul lavoro, quella che se la ottemperi non ti tagli il dito, non ti spezzi il collo e non stramazzi folgorato.
Gli intellettuali la 626 con ce l’hanno, eppure anche loro sono esposti a rischi, tra i più insidiosi e frequenti quello di fare una bella figura di merda in mezzo alla pubblica piazza.

Senza una normativa che li tuteli si arrangiano come possono, tra gli specifici presidi di protezione primeggia quello di evitare il libero fluttuare in presa diretta optando per una super specializzazione professionale in specifico aspetto di nicchia, preferibilmente di disciplina rara, pozzanghera di ruolo dove sono nel contempo unici maestri e interlocutori. Presidio antinfortunistico efficace: nel caso di eventuali improvvise scivolate li fa cadere sempre in piedi e indenni.

Severo svantaggio è che il presidio tarpa di brutto la personale potenza: in questo rassicurante suonarsela e cantarsela senza mai rischiare, pur dopo centinaia d’interventi, relazioni, lezioni, articoli e interviste al mondo, l’intellettuale permane fisso, pietrificato, estraneo a qualsiasi evoluzione e autentica soddisfazione.

Venerdì, 28 Agosto 2015 07:49

Il conteggio

Sarebbe utile uno studio storico, statistico-sociale, che dall’inizio della civiltà conti capi, condottieri, imperatori, statisti e guide spirituali, che malati di mente hanno guidato gruppi, nazioni e popoli, così da discuterne insieme i risultati.

Lunedì, 24 Agosto 2015 11:50

Plausibile

Raro nel linguaggio corrente l’aggettivo“plausibile”. Un po’ per indifferenza, un po’ per cercare emozioni immediate le impegnative categorie del possibile e del logico relate al vero sono cadute in disuso.

L’aggettivo “incredibile” invece tiene, però al posto di significare “non credibile” sovente esclama la personale emozione di un meravigliato e stupito credere all’inverosimile.

L’accoppare l’impegnativo percorso di pensiero verso il plausibile genera apatici o creduloni attivi.

Venerdì, 21 Agosto 2015 12:01

Terapia emetica

Finalmente roba da museo. E’ passato il tempo dell’innamoramento per persone e ideali che non mi ha mai portato nulla di buono.

Tossiche le infatuazioni e velenose le idealizzazioni, condizione che necessita di terapia emetica e anche lassativa drastica: vomito indotto e purghe e clisteri così da espellere rapido tutte le adoranti secrezioni da ogni orifizio.  

Lunedì, 17 Agosto 2015 09:37

Vangelo secondo Matteo

Ho riletto d’un fiato il Vangelo secondo Matteo e non mi è piaciuto. Sono rimasto perplesso in quanto da anni rumino alcuni passaggi che mi fanno vivere meglio. Questa volta invece di sceglierli, secondo il mio arbitrio, ho riletto tutto il testo come se fosse la prima volta, evitando - nel limite del possibile - pregiudizi positivi e negativi. L’ho letto a Ferragosto in presa diretta come si fa coi libri normali.
E’ così apparsa la biografia di un personaggio strano. Il racconto inizia con una forzata genealogia del protagonista «figlio di Davide, figlio di Abramo», ma sua madre esce d’improvviso dalla genealogia e lo concepisce per opera di un sommo Spirito. Il padre del protagonista è celeste. La biografia a tratti invita alla responsabilità personale: «A chiunque ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha, verrà tolto anche quello che ha» e le numerosissime guarigioni che Gesù Cristo elargisce non avvengono per magia, ma in misura della fede che il malato ripone in Lui. Talvolta lo scritto è rassicurante: «Non preoccupatevi dunque del domani, perché il domani si preoccuperà di se stesso»; a tratti repellente quando invita il lettore a cavarsi un occhio e magari una mano per evitare l’inferno. Il Padre celeste del protagonista Gesù è il sommo regista, quando la storia si mette storta manda degli angeli che appaiono agli uomini in sogno così da raddrizzarne il corso.
Gesù è interessante anche se un bel po’ dissociato: invita alla ricchezza ma punisce i ricchi, condanna la legge ma è precettistico, perdona magnanimo ma condanna di brutto, invita alla personale iniziativa e insieme al quietismo. Gli piace essere uomo ma il suo regno è celeste, rispetta la Natura ma la strapazza. A tratti assomiglia a Dio, quasi sempre è uomo, talvolta un confuso mix dei due. Muore ammazzato e risorge.

Anche se nel Vangelo secondo Matteo, Gesù invita a parlare con chiarezza, precisione e semplicità: «“Sì, sì”, “No, no” il di più viene dal Maligno», il testo stesso tradisce l’indicazione, esprimendo nell’insieme un ambiguo paciugo.
Il problema è che il Vangelo mica si può leggere a Ferragosto in presa diretta come si fa coi libri normali che, belli o brutti, stanno comunque in piedi da soli poggiando su ciò che c’è scritto, come sto facendo in questo post. Mica si può leggere come i Testimoni di Geova e qualche setta Pentecostale che lo prendono alla lettera noncuranti di allegorie e metafore, simboli e segni. Per apprezzare il testo sembra sia innanzitutto necessario viverlo in un contesto di Chiesa cristiana viva invece che leggerlo da soli a Ferragosto. Occorre anche, al posto della lettura in diretta, un approfondito studio propedeutico: analisi esegetica ed ermeneutica atte a differenziare l'interpretazione divina da quella puramente verbale del testo. Utile anche un superamento delle contraddizioni testuali in quanto evidenti espressioni e dimostrazioni della trascendenza di Dio, tenendo nel contempo presente la costante sinergia, senza alcuna antinomia, tra la Parola di Dio e la parola degli umani autori. Il tutto accompagnato da una approfondita analisi storica e filologica con accurata differenziazione e interpretazione dei generi letterari, oltre ad analisi linguistica del testo (aramaico, greco, latino, italiano).

In quel tempo Gesù disse: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli». Viste tutte le suesposte complicazioni necessarie per comprendere la Sua parola forse merita un appena sufficiente invece delle lodi, in quanto non è riuscito ad onorare le sue intenzioni. Tutto sommato ci riescono, insieme a qualche studioso, la maggioranza degli uomini che del Vangelo trattengono quello che gli piace e serve per davvero, glissando disinvolti su tutto il resto. In questo loro inconsapevole accorrere in soccorso a Dio, estrapolando stralci di testo proficui, probabilmente diagnosticano lo scostamento tra quanto storicamente accaduto al protagonista Gesù di Nazareth e la narrazione, successiva ai fatti, del Cristo costruita e redatta dall’Evangelista all’interno e in favore della istituzionale Chiesa nascente, opera fantasy universalmente nota.

Giovedì, 13 Agosto 2015 11:00

Limbo

Il pediatra m’informa che ha poco lavoro perché in paese ci sono due pediatri ma nascono solo cinque bambini al mese.

Ma tutti questi non nati dove vanno? Dove sono? Non è che soggiornano da una qualche parte, magari nello stesso posto dove vanno i compaesani morti?

Probabilmente, meno presuntuosi, si limitano ad albergare nell’essenza dei loro potenziali genitori.

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