Tra un cisto e un terebinto
Me lo ricordo bene il caro amico morto sotto all'ulivo millenario, aveva la pressione alta ma le pillole prescritte dal dottore non le prendeva, non so perché. Avevo accarezzato e osservato bene quel corpo sulla terra arata tra un cisto e un terebinto e qualcosa non mi tornava: la faccia sorrideva.
Avevo almanaccato che dopo un coccolone devastante i nervi potevano fare cose strane, anche far ridere i morti, ma insieme non avevo escluso che forse quel corpo era sereno perché aveva vissuto e concluso in intimità con la natura. Anni dopo ero venuto a sapere di un conoscente che prima di morire aveva voluto scendere dal letto per sentire con la pianta dei piedi il pavimento, in seguito avevo da più parti conferma che il fenomeno è diffuso; se permane un barlume di forza non è raro che la si voglia utilizzare per sentire il pavimento, surrogato della terra, sotto i piedi.
Il resoconto biografico della morte di san Francesco conferma, aveva chiesto che si compisse «adagiato sulla nuda terra». L’agiografia lo interpreta come gesto di umiltà, ma forse era tutt’altro: proclamazione di un’appartenenza, di un’alleanza fruttuosa che nel terminare iniziava.
Cuore di sasso
Stoici, epicurei, scettici e asceti d’Oriente rimangono giù dal podio al traguardo della pace perfetta battuti da manzi terzi classificati, da batteri al secondo posto e surclassati dai sassi di fiume vincitori indiscussi di tutte le edizioni.
Forse meglio quanto suggeriva l’Ecclesiaste che senza sforzo e noncurante di traguardi prendeva atto che «per ogni cosa c'è il suo momento, il suo tempo per ogni faccenda sotto il cielo […] un tempo per piangere e un tempo per ridere, un tempo per gemere e un tempo per ballare».
Aggiungerei: sì una cosa per volta ma senza esagerarla perché tali momenti se visti universalmente non sussistono allo stato puro bensì in emulsione, dove ogni ingrediente è un po’ disperso nell’altro e viceversa.
Appunti post funerale
Alla fine del rito funebre cattolico ho concluso tre cose:
che l’empatica sofferenza coi presenti che mi saliva, era prodotta dall’emozione per l’accadimento frammista al latente pensiero che proprio così accadrà pure a me e a tutti noi;
che la teodicea arranca nel tenere il passo con tale realtà che incombe;
che fanno di più e di meglio la vicinanza amichevole dei superstiti e la liturgia (messinscena condivisa di una lenitiva narrazione ad hoc).
Sora nostra morte corporale
Eccolo seduto all’ultimo tavolo del caffè in centro che pigia i tasti della calcolatrice sul suo smartphone, ormai anziano come lui. Siccome la pensione non gli basta per campare e di forze non ne ha più deve attingere dai pochi risparmi rimasti. Calcola quell’irreversibile erosione mensile moltiplicandola per l’aspettativa di vita dei maschi italiani della sua età, come fanno quelli delle assicurazioni.
D’improvviso lo vedo soddisfatto, la provvidenza esiste per davvero! : se per un qualche scherzo del destino non gli capiterà la disgrazia di campare di più schiatterà, giusto, giusto, a risparmi azzerati.
Dio laico
Per nulla laiche le dogmatiche confessioni religiose nondimeno gli ateismi irreligiosi che le combattono.
Siccome il clericalismo è come il vischio - più ti opponi combattendolo e più ti si appiccica addosso - non ci rimane che una laicità “debole” che pluralista affermi la legittimità di tutte le culture, ma a ben vedere anche gli esponenti di tale posizione giudicano, implicitamente e inevitabilmente, “inferiore” chi non è fedele alla propria linea; non a caso tale laicità predica la tolleranza, ovvero la sopportazione degli "infedeli" oscurantisti.
Tolleranza di essere illuminati e superiori che con presupposta infinita sapienza e misericordia si caricano sulle spalle quelli che non la pensano come loro?
Può mai esistere, dunque, un qualche luogo, circostanza, dimensione o sfera dove sussista una laicità davvero assoluta e perfetta? Forse uno sì, la Natura. Dio laico.
Paganesimo 2.0
Mentre il pizzaiolo mi friggeva i panzerotti da portare a casa fuori dalla vetrina osservavo dei bambini che giocavano sul marciapiede.
Strillavano e correvano appagati senza motivo o scopo, déi di un Altro Regno in un presente di piacere.
Il cosmo in una nota
Avevo chiesto agli amici musicologi, musicisti, musichieri, musicografi, musicomani e rockettari, qual è il punto preciso dove un rumore diventa suono e viceversa.
I più avevano sostenuto che decide il soggetto che crea, esegue, o ascolta vibrazioni sonore - da uno Stradivari in azione a una pressa dell’Ilva – interpretandole suoni oppure rumori, giudizio determinato da specifici gradi di sensibilità del singolo individuo che assonano simpatetici (piacere) o non assonano (indifferenza o fastidio) con le vibrazioni sonore che ascolta.
Ma c’è un altro termine che gli amici hanno messo in campo, è quello di melodia dove le vibrazioni prodotte da un qualsiasi corpo permangono rumori se emesse a capocchia e suoni se invece in successione, altezza e durata sensata. Un bel problema, in quanto tale estetica normata potrebbe essere evento oggettivo che precede la nostra percezione giudicante soggettiva. Non sto affermando che esista la musica delle Alte Sfere, ma forse qualcosa che gli assomiglia sì.
Gianni Rotondo musicista e psicologo chiarisce l’intuizione:
«Esiste il suono-rumore all’origine di tutto, il famoso Verbo…, in ordine di apparizione ed evoluzione "cerebrale" (nella specie uomo) : il ritmo e poi la melodia. E siccome una sola nota, scomposta attraverso un oscilloscopio rivela la presenza di diversi armonici o ipertoni ecco che l’armonia (gli accordi) è già inclusa nella melodia.»
“Già inclusa” ovvero l’oggetto della musica è lo stesso Principio cosmico come già affermavano i Pitagorici e Platone, manifestazione dell’energia che muove atomi e galassie. Se le cose stanno così una sola nota può “mostrare” l’essenza dell’universo più dei microscopi e telescopi.
I trasgressori saranno puniti con…
Da che mondo è mondo nei differenti ordini giuridici esercitati a qualsiasi latitudine il violare precetti e diritti comporta correlate sanzioni e pene. Per certi versi una sorta di precettistica “infantilizzazione” che sculaccia il reo per raddrizzare il legno storto.
Il punto è: sprovvista di correlata pena chi mai rispetterebbe una norma? Chi anticipando la norma promulgata dallo Stato già la osserva, per così dire implicitamente, perché già personalmente emessa e ottemperata per libero convincimento del soggetto; pleonastico che qualcun altro la scriva al suo posto imponendogliela.
Guardandomi intorno forse opportuno continuare con le sculacciate, non è il massimo ma non c’è di meglio.
L’Otre
Davvero non male la poetica del salmo biblico:
«Le mie lacrime nell'otre tuo raccogli;
non sono forse scritte nel tuo libro?»
Conclusi quarant’anni di lavoro nel considerare:
1 la sopportazione pazientemente avuta nei confronti di migliaia di persone moleste;
2 lo stilare sistematico e quotidiano di frasi malate, quanto obbligatorie, su registri vidimati a rigoroso rendiconto per trasmetterle tempestivamente a qualche burocrate legalista,
ebbene, non so se un ragioniere celeste ne abbia tenuto nota raccogliendole in un qualche otre per conteggiarle, a mio favore, su un libro mastro.
Non mi rimane che stilarle sul mio, non posso escludere che contandole tutte risulti un utile d'esercizio. Non è difficile tirare le somme: il risultato di una esistenza è quello che siamo.
L'immaginario materico
Le moderne indagini archeologiche dimostrano scientificamente che i libri portanti che compongono la Bibbia, e pure numerosi pezzi dei Vangeli, non sono fatti storici ma leggende.
A ben vedere l’esito dell’indagine porta più vantaggio che detrimento ai fedeli della tradizione giudaico-cristiana, per la circostanza di appartenere a un così valoroso lignaggio di narratori. Le storie non nascono dal niente ma dalla vita reale degli uomini, un racconto anche di estrema fiction è anticipato da una storia reale che produce mattoni biografici e psichici che poi costituiscono la storia di fantasia, mattoni che trattati fuori dal tempo e dai luoghi ordinari nella fornace della immaginazione narrante vengono restituiti sanati alla dimensione reale.
Tempo fa osservavo che in ogni esaltato sotto, sotto, c’è un disperato, se le cose stanno così gli autori dell’Antico Testamento erano messi davvero male per immaginare un Dio unico e onnipotente dei quali erano i prescelti, sostrato da cogliere e rispettare.
Bibbia, Pinocchio, Stallone che fa Rocky e l’Odissea sono, sì, storie di fantasia ma prodotte da pre-storie vere di persone reali, in fin dei conti la trama è suppergiù la stessa, c’è chi la racconta meglio e chi peggio ma funziona sempre perché è la nostra.