BLOG DI BRUNO VERGANI

Radiografie appese a un filo, condivisione di un percorso artistico

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Sabato, 27 Agosto 2011 16:10

Perché?

Avevo iniziato la lettura di Freud che conoscevo per sentito dire. Dopo aver letto i "Tre saggi sulla teoria sessuale", che mi ero trovato sullo scaffale della mia libreria quasi a gratis (un euro) allegato al Corriere della Sera; appurato che per così poco avevo avuto così tanto, avevo poi acquistato l' "Interpretazione dei sogni", lettura che mi aveva impegnato per tre mesi.

Qualche amico si era accorto che mi attardavo in un testo inconsueto.Un cattolico mi aveva detto: "Oddio!". Un induista mi aveva raccontato una novella: "Freud è come quel tale che entrato in una casa sconosciuta e buia, accende casualmente la candela nel cesso e da lì studia e interpreta tutta l'abitazione." Un paio di psicologi mi avevano guardato storto; uno perché: "Stavo a perdere tempo in minchiate superate" l'altro denunciava la fissazione patologica dell'Autore, a suo dire noto cocainomane, sulla sessualità.

Siccome stavo leggendo un libro e non commettendo un reato ero rimasto meravigliato da quelle reazioni non richieste, sopra le righe e ostili, a maggior ragione perché nella lettura riconoscevo nel merito pietre angolari di me stesso e della società tutta; nel metodo un'umiltà intelligente - che osserva, pensa e solo poi dice- invece che minchiate di un drogato. Così avevo chiesto motivo della smodata avversione. Nessuno mi aveva risposto nel merito, così avevo constatato che l'ostilità era generata, oltre che da ignoranza, da impulso privo di pensiero. Rimozione viscerale dell'Autore sospetta proprio per la mancanza di ragioni. Forse un inconsapevole contestare per difendere concetti acquisiti parziali e falsi nel definire sé stessi, che Freud, in qualche modo, smascherava. Veritas odium parit.

Pubblicato in Filosofia di strada
Lunedì, 15 Agosto 2011 12:39

Memorie frammenti, Il divin pargoletto

Chissà se erano maleodoranti gli escrementi del divin pargolo? E chissà quante volte avrà riso Gesù nei trentatré anni di transito terrestre? Forse una volta. Proprio da bambino, quando aveva succhiato il latte per la prima volta. Ma come aveva fatto la Madonna ad avere il latte se era vergine? Non è plausibile che l’ipofisi immacolata avesse prodotto prolattina a sufficienza. Forse si era prodotto un latte scrematissimo, verginale. E il bambino? Aveva corso il rischio di morire di fame? Forse no perché aveva un corpo di costituzione angelica? Davvero un pasticcio essere figli di Dio e nascere da una donna.

Gesù Cristo era un uomo che diceva la sua. Dio era il nome di una malattia pericolosa e la Chiesa cattolica veicolava eresie mortali che diceva di combattere: il docetismo che affermava che Gesù aveva un corpo angelico e il quietismo che ordinava di interrompere il pensare per affidarsi alla grazia divina; merda di Cappuccetto rosso, peto della bella addormentata.

Pubblicato in Frammenti Autobiografici
Venerdì, 12 Agosto 2011 10:57

Mentuccia

“Cos’hai mangiato ieri a mezzogiorno?” Chiede la moglie al marito, che il giorno prima era rimasto fuori casa per lavoro. Anche a me talvolta lo chiedono, anche se quello che ho ingurgitato il giorno prima è già nella fogna, eppure per chi pone la domanda l’argomento sembra meritevole d’attenzione e interesse.

La domanda è insensata ma il sottotesto ha una sua logica: siccome ti voglio bene, desidero che tu abbia mangiato qualcosa che  ti abbia procurato piacere nell’ingurgitarlo, affinché ben nutrito tu possa vivere sano e felice a lungo. Tipico sottotesto di matriarca italica, tutto sommato accettabile, se circoscritto. Nell’arco dell’esistenza anche a me è capitato di chiedere a chi volevo bene: “Cos’hai mangiato a mezzogiorno?” E talvolta mi è anche scappato: “Domani piove, ma dopodomani c’è il sole” poi, un po’ preoccupato per me stesso, dicevo altro. La bocca parla della pienezza del cuore e qualcuno è pieno di pasta al ragù e zucchine con la menta: “Meglio la piperita della mentuccia selvatica” ed io esausto mi allontano per accendermi un sigaro e pensare alle parole di Gesù di Nazareth, l’antico predicatore ebreo che ho ripreso a frequentare:“Non ciò che entra nella bocca contamina l’uomo, ma ciò che ne esce”Pensiero in azione e da lì l’atto linguistico prima che a ogni altro atto. Quello è saper parlare. Intanto in poltrona le donne insistono a dire di lasagne al forno e gli uomini di calcio e di portafogli vuoti, mentre i potenti del mondo li dominano.

Pubblicato in Frammenti Autobiografici
Giovedì, 11 Agosto 2011 13:20

Ecclesiologia pagana

Difficile definire il fenomeno new age perché più che una filosofia o una dottrina è un “clima”.

Diceva un monsignore cattolico, riferendosi ai movimenti neopagani contemporanei, che più ci si allontana dalla Chiesa tradizionale più si diventa creduloni. A ben osservare l’allontanamento dei simpatizzanti new age dalle istituzioni ecclesiastiche è, talvolta, più formale che sostanziale; la loro  contiguità con le istituzioni cristiane può rivelarsi inaspettatamente radicata. Vicinanza, e talvolta fusione, già riscontrabili nella Patristica medievale, per l’influsso subito dal pensiero neoplatonico. Plotino definiva il Principio supremo l’Uno, la Patristica Dio; a parte i nomi non erano tanto diversi: enti unici e immutabili dai quali derivavano tutte le cose, pensieri e idee degli uomini inclusi. In questa involontarietà dell’uomo  il pensiero veniva confinato in un limbo sorretto da due colonne: da una parte quella dell’essere, dall’altra quella del divenire. Essere eterno, oceanico, regista occulto di ogni divenire, mentre il pensiero individuale dell’uomo si ritraeva schiacciato fra le colonne dell’ovattata prigione. Differenze teologiche permanevano, Dio a differenza dell’Uno era personale e capace di sentimenti anche se imperscrutabile; dall’alto discendeva giù, per amore, verso le sue creature. All’Uno neoplatonico impersonale e algido bisognava invece ascendere, emancipandosi dalla ristrettezza e negatività della materia. Nel rinascimento la tradizione neoplatonica si rivitalizza quasi ad assumere caratteri religiosi: “pia philosophia” che partendo da Platone entrava nella dottrina del Cristianesimo istituzionale. Storia di scambi e confusioni che ancora oggi permane. Singolare constatare la distanza del pensiero di Gesù di Nazareth predicatore ebreo, da questi approcci spiritualistici e mistici, che quasi mai ha parlato di Dio e mai dell’Uno. Preferiva pensare e dire la sua lontano da sincretismi ermetici, da rarefazioni esoteriche che presumono di detenere segreti inesprimibili sull’ineffabile Dio, o Uno.

Forse esponenti della new age contemporanea potrebbero essere inconsapevoli appartenenti delle chiese cristiane istituzionali, e conservatori cristiani essere più new age di quanto possano immaginare.

Pubblicato in Filosofia di strada
Domenica, 07 Agosto 2011 00:18

Confessioni

Agostino d'Ippona nelle Confessioni autobiografiche interloquiva con un Tu, sommo ente.

Io quel Tu non ce l’ho più e la ragione del vivere me la devo trovare da me. All’alba sento i passeri, la stanza comincia ad essere meno buia e mentre il cinguettio cresce sono sereno. Mi sembra che i passeri gridino con Theilhard de Chardin: "Non è affatto lontano il giorno in cui l'umanità si troverà biologicamente costretta a scegliere tra il suicidio e l'adorazione", e ho l’impressione che i passeri tifino per l’adorazione. Nel tentar di trovare una via di mezzo tra suicidio e adorazione avevo visitato filosofie lontane, dèi stranieri direbbe il vecchio testamento. Alcuni offrivano soluzioni infantili, altri sofisticate. Un giorno avevo letto di un vecchio tabacchino indiano, un “realizzato”, che garantiva che tutti noi non siamo nati, quello che nasce è solamente il corpo che non c’entra per nulla con quello che siamo veramente. Diceva che noi siamo coscienza; energia eterna onnipervadente. Il tabacchino diceva che soffriamo per un equivoco: crediamo di essere il corpo invece che la coscienza impersonale onnisciente. Un po’ mi scocciava accettare che come persona non esistevo, forse era meglio come dicevano i cattolici: andare all’ inferno per l’eternità, ma almeno con l’io pimpante e integro.

Però che leggerezza staccarsi in un picco di consapevolezza dalla propria storia, vivere senza memoria, senza giudizio. Vivere senza me stesso. Mica male, il picco, niente male. Il problema era che se mi si sforzavo il picco non arrivava. Capitava invece da solo, a capocchia, non dovevo fare assolutamente nulla, ci voleva uno stato mentale come quello che viene spontaneo quando defechiamo. Una mente serena, un po’ assente, staccata e indifferente, allora il picco poteva anche arrivare.

Pubblicato in Pensieri Improvvisi
Sabato, 06 Agosto 2011 11:28

Palloni aerostatici

Quando l’Io sorge e appare il mondo le cose si complicano. Cosa significa cosciente? La sensazione d’essere vivo e' un pensiero? Cos’è il pensiero? Chi sperimenta la coscienza di essere?

L'anestesia che precede un intervento chirurgico un po’ risponde; fa comprendere il vivere e il morire: la coscienza inizia a ritirarsi; il nome che porti e il ruolo che svolgi li avverti rarefatti; ti abbandonano rapidi tutti gli affetti ed ogni amore. Per ultimo, quando stai per addormentarti, forse per sempre, ogni idea sparisce prima fra tutte quella di Dio. Un momento prima di non esserci più, ti viene perfettamente chiaro che la questione essere-divenire nulla c’entra con palloni aerostatici che traghettano alle alte sfere, tutto si semplifica in pensare/non pensare permesso dal  "sono"  e spento dal "non sono". Quando il  pensiero di essere si attiva tutto esiste, quando si ritrae nulla esiste. Tutto qui.

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Lunedì, 01 Agosto 2011 20:50

Il Capro

 

 Il capro prima di accoppiarsi odora la femmina poi, invece di coprirla, resta fermo con gli occhi vitrei. Tira all’infuori il labbro superiore, alza la testa, fissa il cielo e rimane pietrificato nella postura mentre la femmina agita la coda. Sembra uscito da sé stesso, in estasi. Non si comprende se, in quel suo guardare immobile lassù, adori o sfidi il Dio del catechismo cattolico, oppure si senta parte dell’Uno neoplatonico. Forse nel suo trascendere pietrificato riesce ad adorare, sfidare e percepirsi nell’Uno in una sola mossa, consapevole che «La vera vita è solo lassù: la vita di adesso, in quanto vita senza Dio, non è che un’ombra di vita» (Enneadi, VI, 9,9).Intanto la capra non curante dei sistemi metafisici del compagno rimane per un po’ in attesa, indifferente a Dio, all’ ineffabile, all’ inesprimibile, alle alte sfere, al Tutto e anche all’Uno; poi, esausta della con-fusione del partner, se ne prende un altro.  

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Giovedì, 28 Luglio 2011 17:59

Virtude e conoscenza

 

Dante ammoniva: “Fatti non foste per vivere come bruti ma per seguir virtude e conoscenza”, invito ad avvalorare quel desiderio indefinito d’infinito insito negli uomini. Dividere l’alto dal basso e mischiare la virtù alla conoscenza può però confondere. La virtù tende ad uniformarsi, mentre la conoscenza necessita di spregiudicatezza; il conoscere chiede il pensiero originale del singolo, la virtù conformazione.  Le Chiese delle religioni e anche quelle ideologiche sono corporazioni dove sovente il singolo individuo viene disconosciuto: elemento insignificante in sé  considerato solo in quanto cellula della corporazione, anima collettiva, di gruppo, come le api e le formiche. Omessa la persona vengono monitorati i suoi comportamenti, in quanto quelli classificati bruti apportano danno e quelli virtuosi meriti alla corporazione.  Freud invece attento al singolo, sospettoso dell’infinito e allergico all’indefinito, dopo aver analizzato nella fattispecie, caso per caso, quel desiderio nebuloso e “alto” di infinito ci ha informati che le alte sfere, dei più da lui osservati, erano palloni gonfi di merda.  Forse quello che chiamiamo superficialità contiene qualcosa di molto vicino alla verità. Profondità e altezze sono invece ingredienti per fiction, materia prima per commedia divina. 

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Domenica, 10 Luglio 2011 00:07

L'Ufficio

 

Nel diritto civile e penale sono catalogati i reati; nella dottrina della Chiesa i peccati.Reati gravi e meno gravi; peccati mortali e veniali. Sistemi giuridici che definiscono e misurano cos'è male e cos'è bene, cos'è buono e cos'è cattivo.Nella vita psichica le cose si complicano, bene e male sono confusi e difficilmente misurabili. Come identificare e quantificare l’amore e l'odio? Come misurare la codardia e il coraggio, la timidezza e il narcisismo? Come sentenziare che l'egotismo sia sempre un male o sempre un bene? Come determinare il punto preciso dove l'egotismo vira in egocentrismo o in egoismo? E nel caso egotismo, egocentrismo ed egoismo sia frullati e condensati insieme, quale scala scala di riferimento permette di quantificare la percentuale per ingrediente? Eppure da qualche parte c’è uno strano luogo dove la vita psichica è anche giuridica. La chiamano coscienza personale. La definizione non mi convince: le coscienze obbediscono alla morale suggerita dagli usi e costumi del tempo e le persone, per loro natura, seguono una  giurisdizione fluida, confusa,  autoreferenziale.Quello è invece un posto dove un ordinamento oggettivo opera di continuo: osserva, poi -senza misurare e neppure giudicare- emette sentenze e sanzioni. Non so dove sia quel posto, ignoro chi diriga quell'uffico e perché lo faccia e non mi è chiaro come riesca ad assolvere il compito senza ricorrere al giudizio di valore, eppure nell’osservare me e chi mi sta intorno constato che prima o poi il conto lo manda a tutti. Se la sanzione è ritenuta ingiusta non accetta ricorsi e neppure scrive la motivazione della sentenza, nella sanzione indica che l'imputato se la scriva, precisa e congrua, da sé.

Pubblicato in Pensieri Improvvisi
Giovedì, 30 Giugno 2011 19:50

Gatte e capre

 

Da giovane accudivo una capra. Per sperimentare che tipo di relazione potesse avere con i felini, avevo buttato dentro al suo recinto una gatta incinta e la capra l’aveva incornata. La gatta sanguinava dal collo, avevo procurato una inutile sofferenza, ma la vittima non mi portava rancore e questo aumentava il senso di colpa. Trascorsa qualche ora la ferita si era cicatrizzata e la gatta si comportava come se nulla fosse accaduto, la capra pure. Quanti episodi in una esistenza che nessuno saprà e ricorderà. Milioni di cadaveri nei cimiteri italiani, milioni di esistenze, miliardi di episodi sepolti con loro e a capre e gatti va bene così. Chi non mi concede d’essere come loro e perché? Io chi sono? 

Pubblicato in Frammenti Autobiografici

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