Bruno Vergani
Radiografie appese a un filo. Condivisione di un percorso artistico, davanti al baratro con angoscia parzialmente controllata.
Assegnamento fiduciario
Diffidava dei monoteismi ma percepiva inutilmente faticosa e annoiante la credenza che tutto dipendesse da lui, nello spazio concessogli dall’insensato accadere delle condizioni.
Preferiva scorgere nell’accadere delle circostanze quote di un ordine benevolo con le quali allearsi.
Copia originale
Di fronte ad un'opera del naturalismo pittorico che impeccabile riproduce uno scorcio di natura, considerando l’immagine reale da dove è stato attinto si potrebbe cinicamente considerare: «Era meglio l’originale».
Un platonico bello spinto, considerando il mondo perfetto delle idee da dove quello scorcio reale di natura deriva, potrebbe ancora affermare: «Però sarebbe meglio l’originale», giudicando quello scorcio di realtà del nostro mondo un immanente imperfetto albergante nella sua perfezione in un trascendente iperuranio. Stando così le cose giudicherebbe il dipinto espressione ancora più misera, perché copia della copia.
Non possiamo escludere che incaponendoci nel cercare il regno della realtà pura e assoluta indicando un più in là ad oltranza diventiamo, nostro malgrado, un po’ nichilisti. Plausibile che l’iperuranio abiti semplicemente nella testa di Homo sapiens e da nessuna altra parte e che l’artista compia elaborazione lodevole connettendo il quaggiù che vede col lassù che ha in testa.
Iperuranio
Se ci si trova in una stanza senza averlo chiesto, o dimentichi di averlo voluto, è ragionevole chiedersi dove si è e perché ci si trova lì, nascere in questo mondo un po’ assomiglia al trovarsi in quella stanza. I primi filosofi avevano individuato negli elementi naturali, dell’acqua, aria, fuoco…, le cause prime che generavano il mondo, elementi in seguito soppiantati da teoresi che individuano l’origine dell’esistente nei numeri e nell’essere.
Poi Platone e tutto cambiò: la causa del mondo non andava cercata nel mondo perché non era di questo mondo. Regnava indicibilmente oltre la materia e sopra il sensibile in un altro mondo costituito da idee eterne e perfette, che attraverso complicate dinamiche scaturite da un impersonale ingenerato sommo Uno, costituito da assoluto e perfetto Bene, attraverso dualità e ordinamenti attuati da un demiurgo faceva il nostro mondo.
Con Platone entra nella storia del pensiero umano il concetto di Aldilà, che pur intimamente connesso con l’al di qua, in quanto lo genera, è dimensione altra e oltre. Sono passati più di duemila anni ma su questo il pensiero e la vita degli uomini ancora ruota, probabilmente anche per l’effetto anabolizzante del cristianesimo istituzionale, che dalla metafisica platonica ha attinto a piene mani rinvigorendola. Si può contestarla, si può abbracciarla, oppure mantenere un flirt complicato come faccio io (né con te né senza di te), ma è indubbio che con l’irrompere di quella metafisica il mondo non è stato più quello di prima. Il mondo degli uomini, quello della natura della metafisica di Platone sembra se ne impipi.
Filosofia della siepe
Per valorizzare il giardino dei semplici e il contiguo uliveto sto progettando una siepe che li separi. Può sembrare strano ma talora il delimitare è prerequisito necessario per dar forma a ordini concettuali ed estetici senza i quali non si capirebbe e apprezzerebbe più nulla. Più ponte che muro.
Assurdo & Ragionevole S.P.A.
Abitanti dell’antica Grecia per sviluppare i commerci e migliorare la propria condizione migrarono, avanti Cristo, nell’Italia meridionale. Prima di partire non chiedevano, come si usa oggi, dritte ai compari già insediatisi a Taranto, Metaponto o Siracusa, ma interpellavano l'Oracolo del Santuario di Apollo a Delfi. Se quello sentenziava Taranto per Taranto partivano, così, a scatola chiusa. Scelta bizzarra, davvero insensata se vista con occhio moderno, eppure quell’assurdità ha dato vita a colonie gloriose che hanno contribuito in modo determinante alla fondazione dell’Occidente.
Sempre in quel periodo e da quelle parti erano, in origine, i sacerdoti di Asclepio che curavano le malattie, ma con Ippocrate nacque la medicina scientifica e l’eziologia invalidò gli Dei. Gran bella cosa per tutti, a parte la tristezza degli attuali novantenni utenti di Villa Rosa o Bianca col colesterolo a posto e la glicemia perfetta grazie ai ventidue farmaci ingurgitati al giorno, ma soli perché sprovvisti di Dei da raccontare, e se provvisti sprovvisti di ascoltatori interessati.
Forse urge una qualche forma di alleanza tra scienza e narrazione. (Per certi versi dire narrazione è dire metafisica).
Necessario irrazionalismo
Hegel: «Ciò che è razionale è reale, ciò che è reale è razionale»; Giuseppe Rensi afferma l’opposto constatando l’«Irrazionalità del reale [e dunque] l’irrealtà del razionale». Probabile che abbiano ragione entrambi pur esagerando nell’assolutizzare e universalizzare le proprie concezioni.
Visto che nel mondo agiscono anche quote di irrazionalità, un approccio perfettamente razionale (peraltro è tutto da chiarire cosa precisamente significhi "razionale") funzionerà in ambiti e momenti circoscritti, per tutto il resto non ci resta che fluttuare a vista.
Etica del contesto
Chi decide ciò che si deve o non si deve fare?
Sprovvisti di un ordine metafisico, di principi universali e leggi naturali, lo decide l’arbitraria ragione del più capace a persuadere gli altri.
Brav’uomo
S’impegnava ad essere ragionevole nell’analizzare i fatti, le circostanze e le situazioni che incontrava nel suo esistere. Essere ragionevole significava giudicare l’ambiente attraverso le leggi condivise in quella piccola parte di mondo, conformandosi agli usi e ai costumi del suo tempo.
Per essere brave persone è d’obbligo un bel po’ di miopia.
Talea
Ficchi un rametto per terra e se le condizioni sono giuste la pianta radicherà autoperpetuando se stessa, invece se nascerà da seme fecondato sarà una nuova pianta, a volte un po’ diversa dalla pianta madre (ibridazione).
E’ la relazione -non necessariamente sessuale- che genera un inedito altro, il resto è riproduzione.
Scilla e Cariddi
Il bus era in ritardo e avevo passato lo stretto alle tre del mattino, salito in coperta il mare era grosso, manco un’anima, vento, pioggerellina tagliente. Nel buio pesto le luci equidistanti di Messina e Reggio, sopra il cielo, sotto l’abisso e una voce -non so se dentro o fuori di me- che proclamava epifanica: “Qui è iniziato tutto”, (il mondo intendeva).
L'avevo sentita altre volte, poche, nell’attraversare un ghiacciaio in alta montagna e a oriente in un meleto sulla riva del fiume, mai in un museo o in una cattedrale.