BLOG DI BRUNO VERGANI

Radiografie appese a un filo, condivisione di un percorso artistico

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Martedì, 24 Settembre 2024 18:02

Mutazioni molecolari

Non so se, e quanto, l’lo esista, però l’altro giorno mi era parso d’averne due. Nel far lezione di erboristeria la prima ora avevo parlato di erbe, la seconda sollecitato dai partecipanti avevo raccontato la mia storia personale. In quel uscire dal ruolo, in quel cambiar registro, avevo fatto l’esperienza plastica che nella prima ora ero uno, nella seconda un altro. Prima uno e poi un altro nella percezione di me, nei pensieri, nella voce, nel respiro, nella postura.

Passa qualche giorno e l’amico Orlando Franceschelli parlandomi delle differenti fasi personali che si susseguono in una esistenza, fa riferimento alle “mutazioni molecolari” formulate da Gramsci. In una lettera dal carcere, in un momento drammatico della sua esistenza, così Gramsci prevedeva ciò che a breve gli sarebbe accaduto:

“L’intera personalità sarà inghiottita da un nuovo ‘individuo’ con impulsi, iniziative, modi di pensare diversi da quelli precedenti”[1].

Che con il passare del tempo, col mutare dell’ambiente e delle circostanze, si presentino nella nostra scena psichica e corporale eteronimi pessoani e personaggi pirandelliani è constatazione che, con un minimo di attenzione, facciamo tutti, non solo perché “Per ogni cosa c'è il suo momento, il suo tempo per ogni faccenda sotto il cielo. C'è un tempo per nascere e un tempo per morire, un tempo per piantare e un tempo per sradicare le piante”, ma anche perché siamo costituiti da “fasci o collezioni di differenti percezioni che si susseguono con una inconcepibile rapidità, in un perpetuo flusso e movimento”, perché “la mente è una specie di teatro, dove le diverse percezioni fanno la loro apparizione, passano e ripassano, scivolano e si mescolano con un’infinita varietà di atteggiamenti”, a dirlo così è Hume.

Ma allora io chi sono, e se sono dei tanti quale sono? In questa strana situazione c’è un nucleo stabile che faccia da regia, da àrbitro, da contenimento? Sia come sia cogliere questo pluralismo interno è un buon modo per viverlo anche fuori, consapevoli che le “nostre” concezioni sono intrinsecamente provvisorie e parziali, e poi ci si stacca da noi stessi con tutti i vantaggi del caso.

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1 Per chi volesse approfondire: Antonio Gramsci quelle mutazioni molecolari.

Pubblicato in Frammenti Autobiografici
Mercoledì, 18 Settembre 2024 11:34

Queer

Oramai è superata la battuta da ranocchia d’acquasantiera, quella che nessuno sa, né in cielo né in terra, quanti ordini di suore ci sono, quanti soldi hanno i salesiani e che cosa pensa veramente un gesuita, soppiantata dal sommo e inestricabile quesito: cosa significa davvero il termine Queer, quello della “Q” nella sigla “LGBTQIA+”. Nessuno, esponenti inclusi, è mai riuscito a spiegare l’identità Queer con poche e semplici parole, più ci si impegna per spiegarlo e più il concetto diventa ingarbugliato e nebuloso.

Penso che il problema derivi da una contraddizione intrinseca che innesca cortocircuiti a raffica. Il nodo strutturale è dato da un nucleo schizofrenico catafatico-apofatico insito nella concezione Queer, che propone una forte e precisa identità con tanto di bandiere per dire al mondo: noi siamo questo mica quell’altro[1], ma nel contempo la cifra e la ragion d’essere di questa identità è abbattere alla radice i concetti stessi di identità e di distinzione. Se le cose stanno così va da sé che risulti intricato rendere ragione di un'identità che nel porsi si elide.

Contraddizione irrisolvibile ma comprensibile, se nel nostro mondo non fossero esistiti luoghi e circostanze discriminatore nei confronti delle minoranze di genere, non ci sarebbe stato alcun bisogno di formulare l’identità Queer e neppure la sigla “LGBTQIA+” da parte dei non etero, che avrebbero condotto la loro libera esistenza senza necessità di definirsi con insidiose modalità tassonomiche.

La tassonomia è scienza necessaria per inventariare le cose, ma ingabbiante e riduttiva per i singoli viventi, elementi unici non raggruppabili in un catalogo. Non è mai esistito coleottero che abbia avuto beneficio dall’essere stato catturato in volo e infilzato in una teca per scrivergli sotto il nome. L’unione fa la forza e che minoranze di genere discriminate definiscano la propria appartenenza ad uno specifico genere, potrebbe rivelarsi a breve termine tattica proficua, ma nel lungo imprigiona di sicuro[2].

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1 Proclamare identità forti è sempre problematico, perché è vero che non siamo uguali agli altri, ma nondimeno senza gli altri non saremmo noi.

2 Michel Foucault già cinquant’anni fa aveva colto queste insidie tassonomiche nelle identità di genere, segnalo a riguardo un articolo interessante di Damiano Fina: Michel Foucault: potere e sessualità. Critica al coming out all’epoca del Pride.

Pubblicato in Attualità
Martedì, 10 Settembre 2024 19:52

Quota fissa

Nel fare l’erborista mi è capitato che qualche naturopata mi abbia tolto il saluto, perché sostenevo che è saggio far riferimento alla comunità scientifica, o per il fatto che non trovavo differenza qualitativa fra due farmaci con molecola identica, una prodotta artificialmente in laboratorio l’altra estratta da una pianta, giacché il naturopata valutava spazzatura quella sintetica e miracolosa la naturale. Ho anche conosciuto persone, e non poche, che sono morte perché, diffidenti verso la scienza, hanno optato per cure alternative. Per arrivare a tanto deve esserci sotto qualcosa di importante. Constatando le tante persone con concezioni ideologiche esaltate su tematiche non cruciali, mi è venuto d'azzardare una teoria:

quando in massa si andava a messa la domenica mattina, certe posizioni erano rare, ma più Dio moriva più si attivavano concezioni moralistiche e manichee su tematiche minori. Verosimile che siamo costituiti da una quota intrinseca e persistente di sacro, che necessita di continuo alimento e espressione. Se lo scenario disponibile non ci offre circostanze congrue allo svolgersi assoluto e totalizzante che il sacro reclama, le si pompa di valenze simboliche, di sovrappiù di significato, dimodoché affermandole e difendendole l'irriducibile quota di sacro che ci abita possa trovare alimento e espressione.

Pubblicato in Frammenti Autobiografici
Venerdì, 06 Settembre 2024 14:41

Nel frattempo

Più sono gli anni che osserviamo ciò che ci accade intorno più abbiamo prova dell’impermanenza di tutte le cose, Buddha aveva ragione.

Visto che questa consapevolezza di complessiva provvisorietà ci preclude qualsiasi meta, demotivandoci e finanche paralizzandoci, tendiamo per legittima difesa a rimuoverla eternando noi e il mondo, dimodoché da quando nasciamo a quando moriamo possiamo, nel frattempo, muoverci combinando qualcosa. Il problema è che questo rimosso, per sua intrinseca natura, torna e tornando ci rode dentro instillando nichilistiche mestizie, che anestetizziamo con distrazioni ad hoc.

Può essere che funzioni meglio vivere appieno il momento presente insieme alla consapevolezza che niente dura, percepita come dimensione di fondo del nostro esistere. Sfondo che ci libera dal mondo e da noi stessi, dalla ventura del mondo pur avendola a cuore; dagli esiti del nostro vivere pur cercando di vivere al meglio.

Forse esiste una giusta misura fra essere e non essere e si ottiene emulsionandoli.

Pubblicato in Frammenti Autobiografici

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