BLOG DI BRUNO VERGANI

Radiografie appese a un filo, condivisione di un percorso artistico

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Bruno Vergani

Bruno Vergani

Radiografie appese a un filo. Condivisione di un percorso artistico, davanti al baratro con angoscia parzialmente controllata.

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Mercoledì, 08 Marzo 2017 10:50

Superstizioni

Alcuni stoici meditavano immaginando e simulando gli eventi più terribili che potevano capitargli, una sorta di allenamento per permanere imperturbabili se fossero accaduti per davvero, in fin dei conti un tentativo di controllo assoluto della realtà.
In Casi clinici Freud dettaglia storie di soggetti che, inconsapevolmente, facevano lo stesso. A differenza degli stoici erano mossi da fatti dolorosi realmente accaduti che rimossi erano proiettati nel futuro come eventi incombenti. In tale dinamica la meditazione stoica era sostituita e surrogata da riti superstiziosi, ossessivi e compulsivi, al fine di esorcizzare quei presupposti pericoli imminenti. Tentativo di immaginare-controllare un futuro irreale che produce una personale corrosione tempestiva e reale.

In ogni caso, stoici o scompensati, forse più sano quel «A ciascun giorno basta la sua pena.»

Martedì, 07 Marzo 2017 17:15

Esopo 2.0

Nel prato dietro casa scorgo due cuccioli randagi metà maremmani e metà volpini, uno è morto l’altro lo veglia, quello cadavere appare ben messo e quello vivo mal ridotto. Da un po' si aggiravano nottetempo sul piazzale per divorare i croccantini avanzati dai gatti, di recente facevano qualche incursione diurna, ma diffidenti mangiavano solo se gli stavo lontano. Ingurgitava quasi tutto il dominante, quello pezzato e ben messo, a scapito del fratello, quello tutto bianco e denutrito; anche se offrivo cibo sufficiente per entrambi il più grosso aggrediva il fratello impedendogli di mangiare.

Gira di qua, gira di là, abbaia di qua, abbaia di là, oggi vagabondando nella contrada probabilmente hanno incontrato una bestia che gli ha propinato polpette avvelenate approntate col veleno per i ratti, pratica rurale diffusa dalle mie parti. Plausibile che, secondo copione, il dominante le abbia divorate tutte impedendo al fratello anche solo di assaggiarle, e fu così che: talvolta i perdenti vincono.

Domenica, 05 Marzo 2017 09:56

in hora mortis nostrae

Il cattolico invocare la Madonna implorandola che preghi Dio nel momento della nostra morte (et in hora mortis nostrae), dimodoché in quel determinato istante tutto volga al meglio, come anche l’esercitarsi preparandosi con appropriate tecniche e mirate strategie per affrontare con vantaggio tale certo quanto imprevedibile momento, tipico di alcuni filoni del buddismo e dell’induismo, assomigliano all’allenarsi dell’atleta per la gara olimpica e alla prova di evacuazione in zona sismica; tensione finalizzata ad un supremo istante dove si deciderebbe tutto di noi.

La vita della natura, per quanto osservo, non funziona così e neppure gli uomini, probabilmente manco Dio.

Martedì, 28 Febbraio 2017 11:45

Il non detto

Dall’allungamento del naso di Pinocchio a La voce del silenzio di Ranieri, da The sound of silence di Simon & Garfunkel alle osservazioni di Freud[1] fino al codice penale[2] e alle omertà mafiose, sappiamo che il non detto non è evento neutro ma, nel bene (consapevoli che il nostro sapere potrebbe essere parziale o errato, talora meglio tacere) e nel male (dissimulazione), un atto semiotico efficiente quanto il dire, capace di determinare uno stato di cose specifico.

Il non detto tace eppure esprime, comunica e fa. Percepibile, oltre che mediante il linguaggio corporeo del dissimulatore, forse anche grazie a una sorta di percezione sensoriale - perlopiù spiacevole - avvertibile in sua presenza, come i cani e i gatti sentono il terremoto prima che arrivi. Niente di paranormale ma possibile reminiscenza ancestrale, quando nella preistoria la nostra specie percepiva, pur sprovvista di linguaggio articolato, potenziali pericoli. Sensibilità oggi perduta, ma non completamente; permane qualche residuo, quel giusto per individuare il ballista.

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1 «Chi tace con le labbra chiacchiera con la punta delle dita, si tradisce attraverso tutti i pori.» (S. Freud, Frammento di un'analisi di isteria, in Casi clinici, Einaudi 1952, p. 95).
2 che giudica reato oltre all’affermazione del falso o la negazione del vero, anche il tacere, in tutto o in parte, ciò che si sa intorno ai fatti (art. 372 reato di falsa testimonianza).

Sabato, 25 Febbraio 2017 14:39

Anima

In ballo da qualche giorno con la lettura di Jung, sui due archetipi del maschile Animus e femminile Anima che ci costituiscono  - e maschi e femmine - fatico a districarmi nella complessità della sua teoria. Quando affermo: «Ah è così che intende» un paio di pagine dopo vedo che, invece, intende cosà; anzi un tutt’uno di così e cosà contrapposti ma polarmente simultaneamente unificati e unificanti.

In tanta mia confusione nel dormiveglia del mattino irrompe preciso un remoto ricordo: avevo più o meno cinque anni e mia cugina, poco più che adolescente, mi truccava da donna. Ricordo le mie unghie laccate e nello specchio le labbra col rossetto, le ciglia col mascara e i capelli fatti a ricciolo, mentre l’artefice dell’opera mi osservava soddisfatta.

Il ricordo mi procura una sensazione di piacevole appagamento. Non escludo che sia stato tra gli atti più sani che qualcuno mi abbia elargito.

Sabato, 25 Febbraio 2017 13:29

Il ritorno

Di fronte ad una sgradita o complicata realtà effettiva attivarsi per sostituire tale vero oggettivo con una più semplice e accettabile invenzione soggettiva, come anche il dissimularla fino a rimuoverla, si riveleranno tra i modi più sicuri ed efficaci affinché ritorni più imbrogliata e potente.

Ci mette un po' ma torna sempre.

Giovedì, 23 Febbraio 2017 19:12

Ciao

Poco prima di morire mio padre m'aveva confidato che da qualche notte gli appariva nella stanza una bambina; arrivava e diceva: “Ciao” e lui rispondeva: “Ciao” e quella spariva da dove era venuta. Tra me avevo considerato che, a causa dei reni malconci, papà avesse il cervello traboccante di cataboliti azotati e con tutto quell’ammonio in testa era il minimo sindacale pure l'apparizione di un drago. Rifugiarmi in quei tecnicismi era un modo per razionalizzare quelle stranezze e non stare troppo male nel vederlo così, ma trascorsi una decina d’anni mi ero casualmente imbattuto in una precisa nota di Jung che confermava e spiegava puntualmente quella confidenza di papà:

«Una forma dell’anima chiaramente individuabile appare al bambino nella madre […] L’Uomo infantile ha in genere un’Anima materna; L’uomo maturo ha la figura di una donna più giovane. L’uomo senile trova compensazione in una fanciulla, o addirittura in una bambina.»[1]

Quella visione era archetipo di Anima, più precisamente la proiezione figurata della sua Anima.

 

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1 C.G. Jung, The Collected Works, Opere, IX, 1, p.194

Martedì, 21 Febbraio 2017 09:47

Prima Nota

«Una persona stupida è chi causa un danno ad un altra persona o gruppo di persone senza nel contempo realizzare alcun vantaggio per sé o addirittura subendo una perdita.» (Carlo M. Cipolla).

Data dell’operazione, descrizione, importo, entrate, uscite e saldo di ciò che rimane in cassa. Tutti eseguiamo la prima nota, anche se non siamo imprenditori o professionisti. Pratica primigenia - dai bambini agli uomini preistorici - oltreché planetaria.

In fin dei conti la prima pulsione di ogni individuo è conservare il suo esserci, eppure i più arguti aggiungono anche il calcolo di quanto, grazie al personale operare, incrementano la comune cassa universale: sanno che più si riempie e più guadagnano anche loro.

Prima nota che si aggiorna e monìtora quotidianamente, oltre che con i movimenti in denaro con quelli di pensiero e azione. Errori nella gestione producono danni severi, la filosofia dovrebbe servire a individuarli, la psicologia a risistemarli e il diritto a sintetizzare tale operato.

La noia, il sentirsi schiacciati dal tedio, forse non è una malattia dell’anima e neppure problematica filosofica o psicologica. Non possiamo escludere che sia dinamica fisica, proprio come la fatica nel sollevare una lavatrice, la fitta nel pestarsi il gomito, o lo scottarsi col ferro da stiro: fa male sempre, fa male a tutti.

Non è ancora chiaro “che cosa sia” il tempo, ma l’osservazione empirica universale indica che nel farne esperienza ravvicinata e prolungata procura dolore e sofferenza. I carcerati - la limitazione della libertà è costrizione al contatto diretto e ravvicinato con la forza tempo - confermano che procura più dolore del pestarsi l’indice col martello; i sofferenti d’insonnia severa confermano.

Tempo, forza fisica come la gravitazionale e l’elettromagnetica? Forza, come la nucleare, necessaria ma nociva se oltrepassiamo la distanza minima di sicurezza e superiamo il giusto tempo di esposizione?

Domenica, 19 Febbraio 2017 16:31

Banalizzazione cronicizzata

Basta un colpo di cannone del fanatico per disintegrare la statua millenaria e secondi di motosega dell’idiota per abbattere la quercia centenaria.

Segnale d’intelligenza la capacità di sottile umorismo e indice di sereno distacco la pacata autoironia, ma quando grossolane, impensate, smisurate ed esercitate sistematicamente a oltranza, producono macerie.

Forma di difesa e rimozione deleteria di chi per incapacità o paura di stare sul pezzo lo banalizza rompendolo. Atto orbo, celerissimo ed efficace nel distruggere. Innanzitutto chi lo mette in atto mentre ride a fior di labbra.

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