Poco prima di morire mio padre m'aveva confidato che da qualche notte gli appariva nella stanza una bambina; arrivava e diceva: “Ciao” e lui rispondeva: “Ciao” e quella spariva da dove era venuta. Tra me avevo considerato che, a causa dei reni malconci, papà avesse il cervello traboccante di cataboliti azotati e con tutto quell’ammonio in testa era il minimo sindacale pure l'apparizione di un drago. Rifugiarmi in quei tecnicismi era un modo per razionalizzare quelle stranezze e non stare troppo male nel vederlo così, ma trascorsi una decina d’anni mi ero casualmente imbattuto in una precisa nota di Jung che confermava e spiegava puntualmente quella confidenza di papà:
«Una forma dell’anima chiaramente individuabile appare al bambino nella madre […] L’Uomo infantile ha in genere un’Anima materna; L’uomo maturo ha la figura di una donna più giovane. L’uomo senile trova compensazione in una fanciulla, o addirittura in una bambina.»[1]
Quella visione era archetipo di Anima, più precisamente la proiezione figurata della sua Anima.
______________________________________________
1 C.G. Jung, The Collected Works, Opere, IX, 1, p.194