Bruno Vergani
Radiografie appese a un filo. Condivisione di un percorso artistico, davanti al baratro con angoscia parzialmente controllata.
Il fronte interno
Alla notizia che un ex membro di un gruppo tradizionalista cattolico aveva intentato causa giudiziaria, per supposta subita perdita dovuta ad assoggettamento, contro i responsabili della comunità religiosa alla quale apparteneva, avevo avvertito una stonatura.
Vero che quando un’esperienza viene valutata, a priori, giusta e utile, ma poi, vivendola, si riveli errata e severamente dannosa, è cosa buona, giusta e legittima, esprimere la personale motivata critica, anche pubblica, dimodoché se un qualche sprovveduto si trovasse all’ascolto non vada, per equivoco - sbagliare significa scambiare una cosa per un’altra - a infognarsi da quelle parti. La dinamica assomiglia al modello matematico validato con una fase di verifica attraverso un numero adeguato di dati sperimentali pubblicati.
Nondimeno alla larga da cause giudiziarie contigue al “soddisfatti o rimborsati”, è cosa altrettanto buona, giusta e sana, l’imputabilità[1] di chi si era infognato, beninteso se soggetto libero, capace di intendere e volere[2].
Onorare ossessivamente il primo fronte glissando completamente sul secondo[3] è ostentare al mondo la propria imperdonabile sciocchezza, e passata, e presente.
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1 Lacan nei colloqui preliminari all’analisi, dava cruciale importanza a ciò che definiva “rettificazione soggettiva": se un soggetto non riconosce preliminarmente che c’è una sua possibile responsabilità nella sofferenza che lo affligge, riconoscendosi, dunque, soggetto invece che oggetto, sarà precluso un percorso di guarigione. Così spiega Massimo Recalcati: « Occorre, dunque, il riconoscimento che nella sofferenza di cui si lamenta, che egli non è solo la vittima di qualcosa che lo affligge o che lo opprime, ma che in questo essere afflitto e oppresso egli riconosce una qualche sua implicazione, una sua qualche responsabilità ».
2 Spero di essermi spiegato, ma a scanso di equivoci ricordo che nel caso di specie d’innocenti minorenni è cosa buona, giusta, oltreché sana, che si auto-imputino i genitori. Nel caso di palese costrizione e violenza, di minori o di adulti, è evidentemente imputabile sempre e solo il carnefice.
3 Quando una relazione termina, il dire peste e corna dell’ex partner è in fin dei conti affermare la propria sprovvedutezza, se si insiste feroci e a oltranza è sottolineare la propria totale deficienza: legge direttamente proporzionale dato che, proprio quello, o quella, si era scelto tra mille.
Aggio fatto na pensata
Quando stando sul pezzo sorge sul momento un pensiero congruo e preciso preferibile non gasarsi così da universalizzarlo - ossia passaggio da pensiero a teoria - :
trascorso manco un minuto o spostandosi anche solo d’un metro tanta precisione potrebbe collassare di brutto.
Mistica levantina de Noantri
Per emanciparsi dall’antropocentrismo e risolvere il suo dolore e quello del mondo aveva imboccato una strada verso Est, percorso il primo tratto s’era tanto scentrato da ritrovarsi fuori uso e fatto il secondo non esisteva più. Obiettivi raggiunti.
E' come far passare ogni dolore e qualsiasi sofferenza con un colpo di pistola alla tempia. Funzionamento istantaneo, risultato completo, successo garantito.
Corpus Domini 2.0
Scelta ortodossa che il centro commerciale stia solennemente aperto a Pasqua e Natale, Epifania e pure Assunzione della Madonna, sarebbe un palese controsenso se la novella cattedrale chiudesse proprio nelle feste di precetto.
I vecchi Ministri soppiantati dal nuovo culto non tengano il broncio nelle loro cattedrali vuote, in fin dei conti è il minimo sindacale che si meritano.
Bufala orientale
Se corrispondesse al vero che l’atto dell’umano pensare fosse nient’altro che proiezione di memoria, come qualcuno sostiene a Oriente, i computer ci avrebbero già completamente surclassato da un po'.
Nel frattempo, in attesa di verifica, forse meglio diffidare di tale teoria.
L’indagine
Manco un esponente della New Age che abbia paura di morire, davvero nessuno!
Urge che ‘sta baldante nonchalance sia investigata: inverosimile che da quelle parti siano tutti perfetti deficienti di certo avranno scoperto un compiuto quid risolutivo...
La fattispecie smarrita
Quando citando Kierkegaard si afferma che l’essenza del cristianesimo consiste nell’inserzione salvifica dell'eternità nel tempo operata da Cristo e riferendosi a Guardini si rincara proclamando che non è la comprensione di Dio l’estremo del cristianesimo bensì l'Incarnazione, si dice in apparenza molto ma di fatto niente se ci si ferma lì, in quanto tale concezione può produrre di tutto, da san Francesco a l’Inquisizione.
Breve invito a infrangere il tabù
Il titolo del prossimo Meeting di Rimini «Quello che tu erediti dai tuoi padri, riguadagnatelo, per possederlo» - estrapolato dal Faust di Goethe - apre e stimola articolate riflessioni e il correlato scritto di presentazione esprime una variazione di prospettiva dal passato di Comunione e Liberazione, svolta semioticamente testimoniata da una ventina di punti interrogativi vergati nello stringato documento. Nell’affrontare le sfide dell’oggi si propongono domande invece che risposte in un aperto «dialogo reale dove condividere la ricchezza e la bellezza di cui ognuno è portatore con la sua storia e la sua esperienza, perché si possano intravvedere insieme percorsi possibili di costruzione condivisa».
Netto, dunque, lo scostamento dall’esaltata ecclesiologia giussaniana che invece di domandare al mondo per rispondere insieme entrava a gamba tesa con paradigma medievale nel post moderno proclamando: «La gioia più grande della vita dell’uomo è quella di sentire Gesù Cristo vivo e palpitante nelle carni del proprio pensiero e del proprio cuore. Il resto è veloce illusione o sterco». Concezione identitaria che nel porsi si oppone alla stragrande parte dell’intera umanità e di tutta la sua storia.
Svolta all’interno di CL tutta da chiarire ed elaborare visto che da una parte si prende obliqua distanza dalle esaltate concezioni di Giussani e nel contempo lo si vuole fare santo[1]. Alla larga da criptici parricidi e pirotecnici proclami di santificazione forse opportuna una rispettosa quanto pubblica e puntuale pars destruens del pensiero del fondatore. Senza una parresia che infranga il tabù della sacralità del padre si erediterà, riguadagnerà e possederà ben poco.
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1 Non possiamo escludere che le due posizioni, in apparenza opposte, siano generate da una medesima matrice, visto che sublimazione e rimozione sono processi limitrofi che nascondono “spostando”.
La patata bollente
Disse loro: «Voi chi dite che io sia?» (Matteo 16,15).
Si potrebbe interpretare quell' “io”, sul quale poggia il quesito, metafora del nostro io, dell’altro, dell’accadimento dell’universo con tutto ciò che contiene, della natura, della storia, dell’umano pensiero, di un possibile Dio.
Siccome non so chi io sono e manco tutto il resto, avrei replicato: «E tu chi dici che io sia?»
Bang Bang!
All’inizio dell’autostrada un ragazzo faceva autostop, mi pareva di conoscerlo, sì era proprio il figlio di quei pacifisti che avevano abbandonato la città per la campagna, quelli che aravano la terra coi buoi al posto del trattore per non ferirla con movimenti meccanici violenti e inquinanti.
Dopo trecento km ci fermavamo all’Autogrill e quello nell'uscire prendeva dallo scaffale una pistola giocattolo, quattro ore di sofferenza senza rimedio: abbassato il finestrino simulava di sparare a tutte le auto che gli venivano a tiro, con voce nasale faceva anche il rumore di quel suo far fuori il mondo: «Bang Bang!» Forse legittima difesa da quelli dov’era nato.