Bruno Vergani
Radiografie appese a un filo. Condivisione di un percorso artistico, davanti al baratro con angoscia parzialmente controllata.
Apocalypse Now?
Indaghiamo a ritroso la storia del calorifero che abbiamo davanti e lo vedremo, via, via, ghisa fusa, roccia in miniera, svolazzante frammento di cosmo, risaliamo ancora la catena degli eventi e forse lo contempleremo emanato da un sommo ente privo di causa che non ha principio né fine (Aristotele, Scolastica). Però nel risalire scorgendolo pezzo di roccia naturale potremmo anche fermarci lì interpretandolo causa di sé (causa sui, Spinoza). Ecco tutto questo è roba vecchia.
La scienza - in particolare la fisica, teorica e sperimentale - sentenzia che gli enti sono prodotto e nel contempo causa, e chi li osserva soggetto e insieme oggetto. E la filosofia che fa al cospetto di tale sovvertimento? Mostra la corda? E’ già finita?
Domande che appaiono attualissime ma invece già novecentesche e con premesse antecedenti, tutte a cura di filosofi e questo la dice lunga sulla potenza e libertà della materia: esiste un’altra disciplina che contiene e propone ragioni, strumenti e vie, per auto-confutarsi?
Oltre a quei filosofi che hanno invitato ad andare a zappare la terra invece che darsi alla teoretica (cfr. Emil Cioran), già Marx tende a sostituire la filosofia con la scienza, ipotizzandola soppressa nella realizzazione della società comunista. Wittgenstein auspica che i problemi filosofici, specie ontologici e metafisici, siano non risolti ma dissolti, così da evitarci inutili «crampi mentali» e dolorosi «bernoccoli» all’intelletto che sbatte contro i limiti del linguaggio. Neopositivisti e strutturalisti hanno rincarato tale suicidio, Heidegger, Derrida e Rorty talvolta spietati.
Improprio e poco puntuale in questo contesto dire filosofia quando invece sarebbe opportuno dire di filosofie dettagliandole nel merito, ma in ogni caso se la filosofia - e le filosofie - è pensare amando il sapere più la combattiamo con onestà e più la facciamo, per questo permane e permarrà finché l'uomo sarà, perché pensare è filosofare, l'apocalittico «Dio è morto, Marx pure, e anche io non mi sento molto bene» incluso.
Causa sui
L’uomo è artefice d’inedite realtà, tale abilità immaginativa-narrativa è il più grande capitale di cui disponiamo e insieme il più insidioso, perché possiamo produrre costrutti di bellezza o disastrosi deliri.
C’è un qualcosa di reale, di stabile, di non relativo, che precede questo nostro operare creativo o fluttuiamo su una tabula rasa? Ciò che ci precede è la natura. Ma non è che la natura sia anch’essa una narrazione di una qualche entità che la precede?
In fin dei conti la domanda è irrilevante, l’evento della natura permane mozzafiato anche causa sui, per certi versi ancor di più.
Il Tertium
Il rapporto tra oggetti fisici si svolge perlopiù lineare e suppergiù diretto e così la webcam meteo affissa al palo replica né più né meno ciò che riprende, ma appena nella relazione entra una persona irrompono imponenti complessità.
Cartesio vede la nostra conoscenza del mondo filtrata da un tertium; intermediario costituito da idee e rappresentazioni mentali soggettive e collettive che ci consentono di interpretare, giudicare, rappresentare, narrare, ideare, idealizzare, teorizzare, costituire, istituire, simbolizzare, ecc. ecc., fino ad immaginare, punto nel quale l’oggetto esiste e consiste anche senza l’originale.
Pensare è davvero roba dell'altro mondo.
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Immagine: “Uomo che salta”, Paolo Polli. Un click sopra per ingrandirla.
Er Gatto
Ecco un gatto, irrompe come il sopravvenire di una circostanza eccezionale, accade non necessario e a gratis.
Nel considerare alcuni esponenti di certi nichilismi e pessimismi estremi osservo che ne devono avere di fantasia e di fede nelle teorie che hanno architettato per interpretare ‘sto gatto assurdo (átopon: letteralmente “fuori luogo”), senza considerare che fuori posto potrebbero essere le loro teorie invece del gatto.
Educazione 2.0
Ma com’è che i paletti un tempo piantati nei recinti per capre o per reggere l’uva fragola d’un botto sono diventati un imperativo categorico in campo educativo?
Andazzi ipermoderni
Ai nostri giorni la domanda «perché sono ed esisto?» è disusata, inammissibile e considerata un po’ malata. L’ente io è giudicato inconsistente[1] e senza un io definito e reale chi mai potrebbe essere e chi mai potrebbe esistere?
Mi adeguo all’andazzo del mio tempo anche se appare singolare che, stando così le cose, le persone invece di frammentarsi e liquefarsi - non come ipotesi o teoria ma per davvero - permangono ancora un tutt’uno più o meno organico; io seppur talvolta umorale sono io, tu sei tu e lui è lui. Quale sarà mai la forza che ci assembla a oltranza uno ad uno? Plausibilmente la stessa che mantiene l’universo.
Il punto è che ogni esemplare di tale assemblaggio naturale denominato Homo sapiens oltre alla circostanza di permanere suppergiù coeso pensa in proprio e sa pure di farlo pensando il proprio pensiero (coscienza). Quale sarà mai la forza che stimola e permette tale accadere? La stessa che pensa l’universo (?).
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1 Ipermoderno decreto d’inconsistenza dell’io per certi versi ambiguo, in quanto a differenza dell’atarassia conseguente alla rarefazione della persona tipica di certe mistiche o di alcune speculazioni filosofiche orientali, dove il soggetto distaccandosi da stesso si dissolve in Dio o nell’universo così da espandersi, l’io ipermoderno si frantuma implodendo nel niente e siccome la faccenda è scocciante prova a riattaccare i suoi pezzi sparsi non appena contestato personalmente per paura di dissolversi ulteriormente. Invece del distacco da se, tipico del saggio, entra all’istante in isterica reattiva fibrillazione autodifensiva per tenersi insieme. Tanto dissolto quanto cazzuto nell’intento d’apparire.
Immagine: “Smile”, Paolo Polli. Un click sopra per ingrandirla.
Contestualizzazioni
Quanto mi ha convinto l’esortazione di Kierkegaard di passare da un’esistenza puramente estetica a un’esistenza etica e tanto mi ha lasciato perplesso il suo successivo invito di passare dall’etica alla fede in Dio con un salto assoluto oltre l’umana razionalità. Invito che in alcuni passaggi rasenta la giustificazione “tecnica” di chi obbedendo al Dio di Abramo schiaccia col furgone i bambini sul marciapiede. Evidentemente afferma tutt’altro ma la sua reattività, forse eccessiva, contro l’idealismo dei suoi tempi potrebbe generare equivoci letta ai nostri giorni.
Il punto è che i suoi scritti non vanno equivocati per un programma ideologico di massa e ancora meno per una dottrina religiosa, perché dire fluttuante e poetico rivolto in presa diretta al suo lettore, fiducioso che lo capirà e elaborerà al volo come accade tra vecchi amici, senza necessità di ripetute pedanti sistematizzazioni.
Ma non è che?
Alle prove generali il direttore d’orchestra pigia a raffica un tasto nero del pianoforte:
plom! plom! plom! plom! plom! plom! plom! plom! plom! plom! plom! plom! plom! plom! plom! plom! plom! plom! plom! plom! plom! plom! plom! plom! plom!
Interrompe e proclama:
«Questo Mi bemolle irrompe come una stilettata al fegato!» e riprende:
plom! plom! plom! plom! plom! plom! plom! plom! plom! plom! plom! plom! plom! plom! plom! plom! plom! plom! plom! plom! plom! plom! plom! plom! plom!
Ma non è che il direttore si stia facendo una sega? Sublime ma sega. Forse meglio la cassiera del supermercato in centro, quella che pigia i tasti del misuratore fiscale per sbarcare il lunario.
Mida
Sempre evidente la distanza e lapalissiana la differenza della realtà dalla finzione?
Meno di quel che sembra dato che ogni umano ricordo è narrazione e l’atto di ricerca implica un po’ di fiction. Narrazioni le istituzioni, le leggi dello Stato e le confessioni religiose, così le associazioni sportive. Storie di finzione con artefatto lieto fine i prodotti in vendita sugli scaffali del supermercato, invece a finale aperto le relazioni personali sovente ricche di aspettative o pregiudizi. Finanche la natura al solo sguardo umano si trasforma da ciò che è in madre o matrigna, in Dio o in un mix di tutto questo, dipende dalla storia che scegliamo.
Arranca qualsiasi rigoroso double check che possiamo escogitare per ripristinare una definitiva e perfetta distinzione tra i due regni, perché Mida che solo nel pensarla già trasformiamo qualsiasi materia senza neppure sfiorarla.
L’internista
Può esserti padre o madre, fratello, sorella, figlio o amico, ma se ti mette sotto sua stretta osservazione probabilmente è un gastroenterologo.