Quanto mi ha convinto l’esortazione di Kierkegaard di passare da un’esistenza puramente estetica a un’esistenza etica e tanto mi ha lasciato perplesso il suo successivo invito di passare dall’etica alla fede in Dio con un salto assoluto oltre l’umana razionalità. Invito che in alcuni passaggi rasenta la giustificazione “tecnica” di chi obbedendo al Dio di Abramo schiaccia col furgone i bambini sul marciapiede. Evidentemente afferma tutt’altro ma la sua reattività, forse eccessiva, contro l’idealismo dei suoi tempi potrebbe generare equivoci letta ai nostri giorni.
Il punto è che i suoi scritti non vanno equivocati per un programma ideologico di massa e ancora meno per una dottrina religiosa, perché dire fluttuante e poetico rivolto in presa diretta al suo lettore, fiducioso che lo capirà e elaborerà al volo come accade tra vecchi amici, senza necessità di ripetute pedanti sistematizzazioni.