Bruno Vergani
Radiografie appese a un filo. Condivisione di un percorso artistico, davanti al baratro con angoscia parzialmente controllata.
Possibilità plausibile
Come e da dove è venuto il pensiero? E’ da un bel po’ che, provando a risalire al mio primo ricordo, tento di indagarne l’inizio. Al momento rispondo che è sorto spontaneo dalla natura e verosimilmente cesserà nello stesso posto e modo.
Se le cose stanno così non possiamo precludere la possibilità che tale processo, che trova inizio alla nascita personale per concludersi alla morte del soggetto pensante, potrebbe ancora spontaneamente attivarsi, come già accaduto, in qualche forma.
Orrido
Ieri sera, dopo mezzo litro di birra in più, nel considerare le meccaniche celesti dell'universo ho visto la geografia del nostro mondo e la sua storia, le religioni al completo, l’umano pensiero dai presocratici a oggi e i miliardi di miei simili ora viventi, tutte fugaci minuzie.
Incapace di permanere al cospetto di tale eterno funzionamento che orbo rispetto al mio umano vedere sentenziava la futura probabile fine dell'umanità intera, avevo lenito la mia impotenza sparando: «Va bene così, tutto sommato Homo sapiens ha rotto i coglioni.»
Oggi, smaltita la birra, ho ricominciato utilizzando i capitali di cui dispongo: personale pensiero, gli amici di questo mondo, il gatto che vive con me, l'albero di tiglio che sta fiorendo in giardino. Una sorta di provincialismo cosmico eppure reale e nel frattempo conveniente mentre le galassie fanno il loro corso.
Discordanza sperimentale
Le agiografie cantano fine vita gloriosi scaturiti dalla illimitata e irremovibile fede nel soprannaturale dei protagonisti.
Com’è che, invece, quelli che ho conosciuto vivere così[1] li ho visti finire tutti male?
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1 Mi riferisco alla variante esaltata e mai autoironica del titanismo, non al rifugiarsi nella divina provvidenza consapevoli del proprio limite; questi ultimi invece di sfracellarsi cadono anche loro, ma quasi sempre in piedi.
Ingenuità
Strana la vita per gli umani: la realtà là fuori è univoca e tutti vediamo la stessa luna, eppure il medesimo bicchiere c’è chi lo vede mezzo vuoto e chi mezzo pieno e nel dialogare con gli altri ci si domanda reciprocamente: «Tu come la vedi?».
Realtà, dunque, oggettiva ma anche risultato della personale costruzione - individuale e/o collettiva, conscia o inconscia - implementata dal soggetto attraverso mente, linguaggio, società e cultura.
Siccome le due concezioni sono vere entrambe, occorre vigile attività di ampio pensiero così da non essere ingenui assolutizzando una concezione escludendo l'altra.
Il Becchino
Probabilmente avvelenata da una qualche bestia umana che abita dalle mie parti, oggi nel veder morire all'improvviso la gatta e poi sotterrarla ho fatto ancora precisa esperienza d’appartenere alla Natura.
Veterinario impotente e becchino navigato presumevo d’essermi assuefatto, invece anche questa volta ha fatto irruzione quella puntuale percezione di ecoappartenenza, come se la gatta mi dicesse: «Non preoccuparti, tutto a posto, va bene così.» Esperienza strana, pacatamente serena, più potente di quella procurata da fiori profumati e cieli stellati. Auguro a chi mi sotterrerà di provarla anche lui.
Apologia della gente di bar
Nell'osservare un vecchio neurologicamente perfetto ma davvero idiota e contraddittorio mi sono chiesto come abbia potuto funzionare in quel modo per così tanto tempo. Ho considerato che nei circa sette miliardi e mezzo di persone viventi in questo momento, me compreso, tutto sommato risulta infrequente un personale pensare-parlare davvero coerente al principio di realtà. Ci riescono a tratti scienziati, filosofi, artisti, contadini, gente di mare e artigiani, per il resto imperversano chiacchiere individuali, concezioni e parole futili, deliri soft di filastrocche di opinioni soggettive, personali film non corrispondenti alla realtà di fatto.
Tale distanza tra soggettivo e oggettivo che assomiglia al pensare di schiacciare il pedale del freno mentre di fatto si preme quello dell'acceleratore, o viceversa, dovrebbe procurare sfaceli di massa a raffica, invece nonostante lo scostamento tra prensiero e realtà quasi tutti, bene o male, funzionano lo stesso. Indizio che la chiacchiera individuale ha il potere di generare una circoscritta realtà efficiente, sorta di soggettivismo universale non del tutto coerente eppure funzionante, perlomeno ad uno specifico livello, dunque a suo modo reale.
Lapsus
A tarda ora avevo studiato sul dizionario di filosofia il lemma Cuore, così da conoscere il significato che gli attribuivano i pensatori arcaici, quelli del medioevo e i moderni, ma giunto a Pascal avevo letto inopinatamente la ricorrente “C.” come C…o invece di Cuore.
Siccome non ci stava poi male avevo provato a riprendere la lettura dall’inizio mettendoci dentro un bel “C…o” al posto di ogni “Cuore” e il testo stava in piedi lo stesso, anzi in quella libido si chiarificava.
Il dilemma
Si comincia con un pensare naïf ma fresco e originale, poi col passare del tempo si cerca giustamente la compagnia dei saggi che ci hanno preceduto così da pensare meglio e di più.
Dai e dai nel visitarli l’erudizione aumenta e quell’operare in presa diretta dell'inizio tende a diminuire sostituito dalle belle risposte degli autori che abbiamo frequentato e frequentiamo. Eccole sistemate e sistematizzate nel nostro scaffale pronte ad attivarsi in automatico per spiegare il mondo, come fa la zampa della rana di Galvani quando prende la scossa.
Mica è facile tornare bambini.
Breve invito al protagonismo
L’altro giorno ho partecipato a un incontro pubblico tra un consulente filosofico e uno psicoterapeuta, il dialogo affrontava gli specifici campi d’intervento, le eventuali sinergie come i possibili antagonismi dei rispettivi approcci. Al termine dell’incontro avevo avvertito una certa insoddisfazione per qualcosa d’irrisolto che non riuscivo a focalizzare.
Nel ripensarci individuo - tra le possibili cause, mie incompresioni incluse - l’intervento del consulente filosofico che puntuale nel definire quello che non fa - terapeutica in primis - ha sì illustrato quello che fa, ma glissando sul perché può farlo e su cosa poggi di preciso nel farlo. Cosa buona e giusta che non esista, chessò, il consulente filosofico nietzschiano che nell’operare con un suo ospite confuso a seguito di ripetute conformazioni passive agli eventi della vita lo rimetta in sesto ripetendogli schemi di pensiero acquisiti, così da latrargli lo schifo che gli fanno quelli come lui, gentaglia che evita di schiacciare sotto la suola per lo schifo che gli procurerebbe la poltiglia prodotta (Zarathustra), nondimeno è cosa buona e giusta che il consulente filosofico spieghi la disciplina e il correlato statuto epistemologico che autorizza e giustifica il suo operare.
Il punto è che, per quanto ho osservato nell’incontro, tale disciplina e statuto coincidono col soggetto medesimo del consulente filosofico che ti trovi davanti, soggetto formato sicuramente dal pensiero dei filosofi che ha frequentato, ma in ultima analisi tutto poggiato e autorizzato da sé medesimo, sovranità che non contempla radiazioni dall'Albo e non produce eretici e neppure apostati. Non dovrebbe avere timidezze nel proclamarlo in piazza invece di teorizzare una sorta di filosofare corretto perché logico e impersonale - quale logica, quella della filosofia scolastica? Quella della fisica quantistica? - Non rischierebbe nulla nell’ergersi all'altro come protagonista poggiato sul personale pensiero - circolo ermeneutico del relazionarsi tra soggetti attraverso reciproche pre-comprensioni: anche la maieutica opera necessariamente partendo da un punto di vista -, a maggior ragione nel caso di specie visto che governare, educare, curare, sono tre mestieri impossibili (Freud), anche se non di rado gli psicoterapeuti se lo dimenticano più dei filosofi.
La Ginestra
E il profumo del suo fiore nell’irrompere ridimensiona la gloria dell’inorganico. Da dove sarà mai arrivata ‘sta ginestra? Chi l’avrà attivata? Forse un qualche pensiero? Una qualche intenzione ne è la causa prima? E di chi?
Non lo so ma non mi preoccupo, in fin dei conti il dato portante è la realtà del suo accadere.