BLOG DI BRUNO VERGANI

Radiografie appese a un filo, condivisione di un percorso artistico

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Bruno Vergani

Bruno Vergani

Radiografie appese a un filo. Condivisione di un percorso artistico, davanti al baratro con angoscia parzialmente controllata.

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Martedì, 26 Novembre 2013 12:52

Sacro asteggiare

All’asilo facevano asteggiare su un foglio a quadrettoni, più le asticelle erano equidistanti e ritte - ben conformi alle indicazioni dell’educatore - più eri giudicato bravo.  

Vero che - per sua intrinseca sistematizzazione - lo scrivere può favorire, più del parlare, ordinamento di pensiero, quindi della persona, ma tutto sommato la scrittura e anche la parola sono meri strumenti: omesso il soggetto non esistono più.

Per le faccende sacre, talvolta per le accademiche, tale gerarchia si ribalta. Brutta storia.

Sabato, 23 Novembre 2013 13:41

Itinerari serpottiani

Palermo, ora di pranzo, varco la soglia dell’Oratorio: tutto è bianco, centinaia di angioletti, puttini e amorini in plastici avviluppamenti fanno capolino fra ghirlande di fiori e io considero l'Artista che li ha pensati e fatti. Mi aiuto ricordando annotazioni di teologi e critici d’arte che lo esaltano, ma un misterioso suggeritore interno irrompe, chissà da dove, e mi dice preciso:

«L’Autore è un pedofilo.»

Faccio finta di non sentire e in mezzo a centinaia di culetti nivei cerco qualche faccia. Ne scorgo numerose, ce ne sono tante anche se meno dei culi.

Lì il misterioso suggeritore interno si rimanifesta impetuoso:

«Non hai scampo! Hanno la faccia come il culo. Si sa, puttini, angioletti e amorini hanno sempre chiappe invece di gote.»

Faccio ancora finta di non sentirlo. Ma chi è? Esprime mie inconsapevoli proiezioni assolutamente estranee all’Autore o invece è pensiero lucido che fa centro?

 

Giovedì, 21 Novembre 2013 09:24

Vita di un commesso viaggiatore

A14, Foggia nord. Il rappresentante di biscotti guarda fisso il motore della sua auto in panne, nulla sa di meccanica e l’auto non procede.

Da dove viene tutto? Lui chi è? Perché c’è? Nulla sa eppur funziona. Davvero strano.

Lunedì, 18 Novembre 2013 14:52

San Giorgio e il Drago

Innanzi a mali estremi individuare, catturare e sanzionare i responsabili talvolta circoscrive la sofferenza delle vittime. Anche individuare le cause della tragedia e annotarne misura lenisce talvolta la sofferenza, ma che fare quando il reo della devastazione è inafferrabile?

Evadono la punizione i rei giudicati incapaci di intendere e di volere; evadono qualsivoglia sanzione anche i morti per suicidio, pur colpevoli diretti della sofferenza procurata ai prossimi. Uomini che come uragani o tumori colpiscono a caso con motivazioni non agilmente attingibili.

Di fronte all’inaccessibile rimane la narrazione a circoscrivere e consolare: territori fantastici dove la vita continua dopo la morte, Far West celesti dove, in qualche maniera, si pareggiano i conti. La fiaba inizia già in questa vita, quando i mali diventano “il Male”, cosicché un qualche Dio benevolo possa perlomeno affrontarlo.

Percorsi da rispettare: non accada di contestarli proponendo, inconsapevolmente, altre fiabe meno belle.

Giovedì, 14 Novembre 2013 10:32

Tecniche consolatorie

Shoah, Gulag, genocidio del popolo armeno, dei pellerossa. Vittime dell’Apartheid in Sud Africa, Hiroshima e Nagasaki, Afghanistan, Cambogia. Desaparecidos sudamericani, massacri in Ruanda, Etiopia, Congo. Il sacrificio umano della religione azteca che continua nella guerra dei cartelli messicani della droga…

Per sciogliere l’ "agghiacciamento" un po’ aiuta relativizzare gli eventi circoscrivendoli, pensando la Terra - con tutto quello che gli succede sopra - giacere in uno dei bracci periferici della Via Lattea, dove le distanze sono espresse in migliaia di anni luce. Talvolta stempera l’orrore pensare vittima e carnefice entrambi neonati. Anche diventare vegetariani, emancipandosi da subdoli nazismi personali, aiuta.

A ben vedere il miglior rimedio sta nel considerare sorella morte, quella che fa cessare all’istante la sofferenza della vittima raggiungendo, indi, anche il carnefice per regalarci parvenza di equità.

Eppure il male continua come se fosse immortale. Roba da scriverlo con la maiuscola riconoscendogli entità autonoma, potente e misteriosa. I cattolici lo fanno e a me viene la tentazione di imitarli.

Martedì, 12 Novembre 2013 11:00

Vittima

Clinica milanese Santa Rita, quella dove eseguivano inutili e dannosi interventi chirurgici per profitto economico, quella dove una donna affetta da tubercolosi ha accettato di essere inutilmente operata una, due e tre volte. Dopo il  progressivo peggioramento mica ha sentito un’altra campana - riprova che sarai più fortunato - e si è fatta ancora operare, nella medesima clinica e dallo stesso chirurgo, la quarta, quinta e sesta volta. Non guarendo ha accettato di farsi rioperare per la settima, ottava e nona volta. Ogni intervento per asportargli senza motivo un pezzetto di pleura. L’hanno chiamata “clinica degli orrori”, francamente un po’ di orrore lo effonde anche la zelante “vittima”.

Paradigma universale la clinica Santa Rita per le sue vicende così contigue a alcuni “femminicidi”; a governanti che mal governano per potere conferitogli dalle “vittime”; a giochi d’azzardo imperversanti e connesse vittime che lo permettono.

Sabato, 09 Novembre 2013 17:52

Spirito di adattamento

Alcune malattie rare e non rare che colpiscono Tizio invece di Caio; l’autotreno che salta la corsia mentre dall’altra parte sta transitando in quell'istante proprio quello lì e non un altro; nascere invece del non nascere; nascere in Svizzera invece che in Liberia; il successo smodato di Checco Zalone. Quante cose succedono senza motivo, davvero troppe.
E’ anche per questo che ritengo puntuale la seguente annotazione di Mario Trombino:

«Meritocrazia. Sarebbe come dire che vince il migliore. Ma non è così nei fatti: vince il più adatto. Rileggere Darwin.»

E’ anche per questo che tra le grandi narrazioni culturali non vincono quelle più valorose ma quelle mitiche che, nell’implementare senso e significato all’assurdo, si rivelano più adatte a consolare. 

Domenica, 03 Novembre 2013 19:13

Selvaggio ma non incolto (tris)

Rimando a "selvaggio ma non incolto", però qui c'è una variante imprevista: la realtà naturale esagera a tal punto nell'ostentarsi in affascinanti macro metastasi che da apatica diventa contigua alla subcultura "New Age".

 

 

 

 

Venerdì, 01 Novembre 2013 18:23

Nicea-Palermo

Serata di autunno, Palermo. Ingurgito una polpetta al pesce spada affumicato e l’amico filosofo e teologo mi chiede:

«Quante nature in Cristo secondo la dottrina cattolica?”  
E io - considerando la natura divina e nel contempo umana di Gesù Cristo -  rispondo: «Due» e bevo un sorso di vino per inghiottire un pezzo di polpetta rimasta a metà esofago.

L’amico a raffica: « E quante persone? Non per te e neanche per me, ma secondo la cristologia cattolica».
In difficoltà pensavo cosa si dovesse mai intendere per “persona”. L’amico perplesso dall’impasse (visti i miei trascorsi cattolici) chiarisce: «Persona come ipostasi, insomma l’Io.»
E io equivocando natura e persona rispondo ancora: «Due! » al pari di un ibrido Toyota. Errore!

Pensando alla Trinità mi correggo rapido: «Tre». Errore!

Per esclusione affermo: «Una». Risposta esatta. Per la dottrina cristologia cattolica l’Io di Cristo è proprio e solo divino.

A Taranto quando una ragazza apprezza il neomelodico napoletano dicono che è cozza dentro; la dottrina Cattolica che Gesù è Dio dentro. Se l’avessi saputo prima non mi sarei attardato più dello stretto necessario (qualche minuto) in ambienti cattolici: mica mi piace essere amico di uno che ha Dio invece dell'Io.
Inaspettatamente utile la teologia.

Sabato, 19 Ottobre 2013 12:02

Dicono

Dicono che sono nato e morirò. Non mi ricordo di essere nato e a morire non ho mai provato. Ho visto amici farlo e al momento mi è dispiaciuto, poi me li sono ritrovati operanti in me. Faccio piacevole esperienza dell’addormentarmi per poi sognare, non sempre ricordo cosa eppure al risveglio ho la percezione di aver compiuto un discreto lavoro, talvolta eccellente.

Dispongo di un corpo, mi piace. Penso, mi piace. Lavoro, mi piace. Ho amici, mi piace, con loro si raccolgono più frutti. Ogni tanto incontro dei rompiballe, non mi piace. Nei giorni di scirocco mi fa male la testa, non mi piace. A momenti nel guardarmi intorno mi addolora tanta inutile sofferenza, in altri considero che il mondo, così com’è, è esattamente come deve essere, mi piace lavorare per realizzare, in questo alternarsi di giudizio, una sintesi congrua e se riesco valorosa.

Non mi sono fatto da me, perché, dunque, tutto questo?

Nell’indagare ho realizzato che chi dice risposte racconta storie, è la domanda stessa che le scrive, mi piace neutralizzarla vivendo per rispondere preciso: «Non lo so».

Mi piace l’aroma del tabacco speziato, da un paio di mesi alterno al toscano la pipa.

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