Bruno Vergani
Radiografie appese a un filo. Condivisione di un percorso artistico, davanti al baratro con angoscia parzialmente controllata.
Il Maestro
In questa esistenza ho realizzato due orti botanici, ci ho messo trent’anni di pensiero, lavoro e cura, pagati pronto cassa dal piacere nel farli e dalla soddisfazione nell’ammirarli. Il primo con piante di ogni latitudine, il secondo invece effige della biodiversità pugliese con mirti, cisti, elicrisi, pistacchi, corbezzoli, viburni, ginestre, ginepri, orniellli, salvie, rosmarini, valeriane rosse, cipressi e la presenza di altre centinaia di piante mediterranee, aromatiche, officinali e medicinali, di rare e numerose specie. Il primo l’avevo venduto per sistemare delle onerose beghe di un divorzio e il secondo lo sto vendendo per integrare la pensione di artigiano.
Ricordo che nel lasciare il primo avevo un po’ sofferto invece per il secondo sono sereno, ho imparato da quel rusco che avevo piantato vicino al ginepro strisciante che continuerà a fruttificare le sue bacche perfette, seguiterà indifferente al numero di particella catastale dove vegeta e del succedersi dei suoi proprietari.
Costante iniziativa e massima cura nel totale distacco, vale per l’orto botanico e per tutto il resto, visto che prima o poi lasceremo tutto meglio esercitarsi.
Criptoaccattonaggio
Leciti e sani il piacere e la soddisfazione per ciò che siamo, diciamo o facciamo, procurate dal consenso degli altri, specialmente quando la stima è espressa da persone che consideriamo valorose ed esperte[1], a patto che l'approvazione accada come mero effetto collaterale del nostro libero movimento,
perché non appena il plauso è desiderato e perseguito viene certificata la personale condizione di subalterno in attesa di autorizzazione, o di accattone in attesa di obolo.
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1 terreno insidioso quello delle competenze, esperienze, titoli e correlate gerarchie. Insidioso per la laicità.
Colpo in canna
Come una parola si attiva nella frase ciò che conta non è la forma della cosa e neppure la sostanza ma l’utilizzo e la destinazione che gli imprimiamo.
Certificato di esistenza in vita
I nostri predecessori di cento, duecento, o di tremila anni fa, avvertivano densa e intensa la loro situazione presente, ovviamente tanto quanto la percepiamo noi nel nostro ambiente in questo preciso momento. Meno ovvio che tutti i miliardi e miliardi di quei loro pregnanti pensieri, delle personali inderogabili urgenze, delle soggettive remote emozioni vissute in presa diretta siano oggi dissolte, proprio come spariranno tutte le nostre.
Eppure se nulla si distrugge e tutto si trasforma quei passati movimenti di pensiero e emozione dovranno necessariamente persistere da una qualche parte, oltre quanto siamo capaci, al momento, di vedere e misurare.
Appurata la relatività di questa nostra esistenza in vita meglio trascorrerla senza preoccuparci più del giusto necessario, ma nel considerare la possibile potenza persistente del nostro operare è altrettanto opportuno che la viviamo appieno.
Tra un cisto e un terebinto
Me lo ricordo bene il caro amico morto sotto all'ulivo millenario, aveva la pressione alta ma le pillole prescritte dal dottore non le prendeva, non so perché. Avevo accarezzato e osservato bene quel corpo sulla terra arata tra un cisto e un terebinto e qualcosa non mi tornava: la faccia sorrideva.
Avevo almanaccato che dopo un coccolone devastante i nervi potevano fare cose strane, anche far ridere i morti, ma insieme non avevo escluso che forse quel corpo era sereno perché aveva vissuto e concluso in intimità con la natura. Anni dopo ero venuto a sapere di un conoscente che prima di morire aveva voluto scendere dal letto per sentire con la pianta dei piedi il pavimento, in seguito avevo da più parti conferma che il fenomeno è diffuso; se permane un barlume di forza non è raro che la si voglia utilizzare per sentire il pavimento, surrogato della terra, sotto i piedi.
Il resoconto biografico della morte di san Francesco conferma, aveva chiesto che si compisse «adagiato sulla nuda terra». L’agiografia lo interpreta come gesto di umiltà, ma forse era tutt’altro: proclamazione di un’appartenenza, di un’alleanza fruttuosa che nel terminare iniziava.
Cuore di sasso
Stoici, epicurei, scettici e asceti d’Oriente rimangono giù dal podio al traguardo della pace perfetta battuti da manzi terzi classificati, da batteri al secondo posto e surclassati dai sassi di fiume vincitori indiscussi di tutte le edizioni.
Forse meglio quanto suggeriva l’Ecclesiaste che senza sforzo e noncurante di traguardi prendeva atto che «per ogni cosa c'è il suo momento, il suo tempo per ogni faccenda sotto il cielo […] un tempo per piangere e un tempo per ridere, un tempo per gemere e un tempo per ballare».
Aggiungerei: sì una cosa per volta ma senza esagerarla perché tali momenti se visti universalmente non sussistono allo stato puro bensì in emulsione, dove ogni ingrediente è un po’ disperso nell’altro e viceversa.
Appunti post funerale
Alla fine del rito funebre cattolico ho concluso tre cose:
che l’empatica sofferenza coi presenti che mi saliva, era prodotta dall’emozione per l’accadimento frammista al latente pensiero che proprio così accadrà pure a me e a tutti noi;
che la teodicea arranca nel tenere il passo con tale realtà che incombe;
che fanno di più e di meglio la vicinanza amichevole dei superstiti e la liturgia (messinscena condivisa di una lenitiva narrazione ad hoc).
Sora nostra morte corporale
Eccolo seduto all’ultimo tavolo del caffè in centro che pigia i tasti della calcolatrice sul suo smartphone, ormai anziano come lui. Siccome la pensione non gli basta per campare e di forze non ne ha più deve attingere dai pochi risparmi rimasti. Calcola quell’irreversibile erosione mensile moltiplicandola per l’aspettativa di vita dei maschi italiani della sua età, come fanno quelli delle assicurazioni.
D’improvviso lo vedo soddisfatto, la provvidenza esiste per davvero! : se per un qualche scherzo del destino non gli capiterà la disgrazia di campare di più schiatterà, giusto, giusto, a risparmi azzerati.
Dio laico
Per nulla laiche le dogmatiche confessioni religiose nondimeno gli ateismi irreligiosi che le combattono.
Siccome il clericalismo è come il vischio - più ti opponi combattendolo e più ti si appiccica addosso - non ci rimane che una laicità “debole” che pluralista affermi la legittimità di tutte le culture, ma a ben vedere anche gli esponenti di tale posizione giudicano, implicitamente e inevitabilmente, “inferiore” chi non è fedele alla propria linea; non a caso tale laicità predica la tolleranza, ovvero la sopportazione degli "infedeli" oscurantisti.
Tolleranza di essere illuminati e superiori che con presupposta infinita sapienza e misericordia si caricano sulle spalle quelli che non la pensano come loro?
Può mai esistere, dunque, un qualche luogo, circostanza, dimensione o sfera dove sussista una laicità davvero assoluta e perfetta? Forse uno sì, la Natura. Dio laico.
Paganesimo 2.0
Mentre il pizzaiolo mi friggeva i panzerotti da portare a casa fuori dalla vetrina osservavo dei bambini che giocavano sul marciapiede.
Strillavano e correvano appagati senza motivo o scopo, déi di un Altro Regno in un presente di piacere.