Alla fine del rito funebre cattolico ho concluso tre cose:
che l’empatica sofferenza coi presenti che mi saliva, era prodotta dall’emozione per l’accadimento frammista al latente pensiero che proprio così accadrà pure a me e a tutti noi;
che la teodicea arranca nel tenere il passo con tale realtà che incombe;
che fanno di più e di meglio la vicinanza amichevole dei superstiti e la liturgia (messinscena condivisa di una lenitiva narrazione ad hoc).